A proposito di immigrazione

(di Mirella Pace)

‘Multiculturalismo e arte sono concetti chiave per sviluppare un’etica dell’integrazione?’

Ho letto da qualche parte questa frase e il senso credo sia il seguente:
l’arte può unire individuo e società grazie al comune desiderio di scoprire dei valori universali dell’esistenza?
Il multiculturalismo, inteso come fusione delle differenze , può fare approdare all’integrazione di una società che deve, sempre più , far fronte ad una notevole e rapida spinta di movimenti migratori?
Forse mi sono sensibilizzata di più a questo problema perchè vivo a Reggio Emilia, una città dove la presenza di stranieri è molto elevata.
Ma riallacciandomi a quanto detto prima, mi è venuto in mente un artista che rappresenta una vera e propria guida per il suo popolo: Gilles Vigneault. Poeta e cantautore  folk, Vigneault riflette l’evoluzione e lo sviluppo dell’identità culturale del popolo quebecchese.
Nelle sue canzoni,infatti, l’artista canta le vicende di  ‘liberazione’ della sua terra (antica colonia francese), intesa come piena consapevolezza della propria identità culturale.
Essa viene espressa in tutte le sue fasi di risveglio, turbamento,gioia, delusione.
Fedele alle sue origini e fiero del suo ‘heritage’, Vigneault esprime e nello stesso tempo realizza l’integrazione delle diverse componenti culturali del suo paese.
L’artista è nato nel 1928 a Natashquau, un villaggio sperduto sull’estrema costa nord del Québec.
E’ un posto lontano da tutto, dove per sei mesi l’anno la neve e il ghiaccio lo assediano, eppure, questo piccolo villaggio, grazie ai versi ed alle parole del poeta , diventa un simbolo del Québec, un luogo dove il pubblico d’ogni paese si riconosce.

‘Origines’,  è una poesia che appartiene ad una raccolta intitolata
‘Balises’ (segnali).
In questi versi è presente l’idea di ‘paese’ così come si presenta nella poesia franco-canadese.
Da una parte elemento storico / geografico e dall’altra tema legato alla poesia , dunque luogo da creare , storia da mettere in movimento.
Il poeta  vuole conoscere le origini dell’altro e dunque il nome della sua patria e della sua famiglia.Ed è da una semplice stretta di mano e da uno sguardo malinconico che capisce da dove egli
proviene.
A sua volta lo stesso poeta racconta delle sue origini, con chiari riferimenti al suo piccolo paese natale caratterizzato da lastre di ghiaccio, burrasche,freddo ma anche da bellezza e candore.Il ghiaccio presto si scioglierà portandoci via in altri luoghi che calpesteremo e che diverranno la nostra terra.

Origines

A celui qui me dit:
je suis de tel pays…
je réponds: de quel arbre?
Et de quelle fontaine.
Près de quelle colline,
Au bout de quel chemin ?
Etes-vous de la Terre
Sous son nom de planète ?
Etes-vous de la Mer
Sous son nom de terrain ?

Et s’il me tend la main,
je la prends dans la mienne
Et j’apprends par la  paume
Et la gerce des doigts
Et le cal et la corne
Ou par tout le contraire
Le nom de sa patrie
Et le nom de son père.

Et s’il me dit un nom
C’est celui  d’un coteau
C’est celui d’une fille
Et celui d’un bateau
C’est celui d’une ville
Et celui d’un chateau.

Et s’il regarde loin
Dans l’éternel ennui
Des horizons, j’y vois
Les octobres de blés
Et les voiles du large
Qui reviennent chargées:
Greniers et cargaisons…

Et parfois c’est l’ennui
Simple… de sa maison
Ici, je parle enfin
A mon tour, en mon nom,
Au nom de mon pays,
Au nom de ma saison,
Je lui dis ma patrie
Et que c’est la rafale…
Verglas et poudrerie
Et bourrasque et froidure
Et blancheur et beauté.
C’est un grand banc de neige
A trois coteaux d’ici
Dans le Boisé de l’est
Et que parfois l’été
Y pose un papillon.

Et voici que la glace
Nous cède sous les pieds…
Nous sommes emportés
Nous sommes de la Terre
Sous son nom de soulier.

Gilles Vigneault,Balises,Nouvelles éditios de l’Arc, 1964

ORIGINI

A colui che mi dice:
Sono di tal paese…..
Rispondo : Di quale albero ?
E di quale fontana.
Vicino quale collina.
In fondo a quale via?
Sei della Terra
che chiamano  pianeta?
Sei del mare di questa distesa ?
E se mi tende la mano,
Io la stringo alla mia
e capisco dal palmo
e dalle dita ruvide e callose  e dal bastone
o da tutto il contrario
il nome della sua patria
e il nome di suo padre
e se mi dice un nome
è quello di una costa
è quello di una ragazza
o quello di un battello
è quello di una città
o di un castello.
E se dà uno sguardo malinconico  all’orizzonte
io vi immagino gli ottobri di grano
e le vele al largo
che ritornano cariche
di grano e mercanzie
e persino la semplice nostalgia…
per la sua casa.
Parlo io infine
a mia volta e a nome mio,
e del mio paese ,
e della mia stagione,
gli racconto della mia patria
fatta di burrasca….
lastre di ghiaccio e polvere
freddo, candore e bellezza.
E’ una grande distesa di neve
a tre colline da qui
nella boscosa zona dell’est
dove d’estate vi si posano perfino le farfalle .
Ed ecco che il ghiaccio
cede sotto i piedi…..
Siamo trascinati via
siamo della terra che calpestiamo.

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