Zio Nino

(di Mimmo Caruso)

Mio zio Nino faceva il ragioniere.
Per carità ancora lo farebbe se non fosse stato per quel brutto colpo in testa due anni fa.
Il dottore dice che ormai i numeri lo zio Nino non li capisce più.
Quello che mio zio Nino invece ancora capisce sono le donne.
Quando conosco una ragazza, lui è consulente.
Quando con la suddetta ragazza va male, lui è consolante.
Ogni volta che racconto qualcosa a zio Nino, lui segue ogni mia parola con attenzione.
Io parlo e lui, muovendo le labbra, si ripete in testa ogni cosa che dico.
Io a volte penso che lui non mi capisca, ma ogni volta, alla fine del discorso, mi dimostra che ne capisce più di me.
Zio Nino ha settantasette anni.
Quando ero piccolo e lo guardavo mentre lavorava, lui a volte metteva da parte moduli e conti ed, indicandomi il mento, iniziava con:

Varvaruttieddu
Vuccuzza d’aneddu
Naso nasiddu
Occhi a pirtusiddu
Fronte balata
Beccati sta timpulata.

Durante la filastrocca la mano dello zio Nino passeggiava sulla mia faccia come uno di quei ragni con le zampe lunghe lunghe.
Quando finiva la cantilena, la timpulata di mio zio Nino era sempre una carezza.
“Carezze devi dare alle femmine” mi ha detto una volta, “carezze e poesie”.
Ed io, che in questo momento vorrei accarezzarti, ti scrivo una poesia:

Il mio amore p’a me’ zita
assumigghia ad un luci.
’Ncapu ‘na pentola di crita
vugghie l’ingredienti cchiu duci.

Ogni tanto si ci suscia
accussì iddu sbampa
ma a pietanza ‘un s’abbruscia
è cchiu bona anche se abbampa.

Ogni ora è appropriata
Per calare ’sta pignata.
Non l’astuto manco per poco
ché ammia mi piace, ’stu ioco ‘i foco.

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