PER IL CENTOCINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA

(Gabriella Maggio)

Il 15 maggio le truppe garibaldine si scontrano con le truppe borboniche nel territorio di Calatafimi. in località Pianto Romano, posta a circa 4 km dall’abitato di Calatafimi e a poca distanza dalle rovine di Segesta.

Remigio Legat “ Battaglia di Calatafimi” 1860

G.C. Abba così scrive in “Da  Quarto al Volturno”:

“Eccolo là il nemico. La montagna rimpetto a noi ne è gremita; saranno circa 5000 uomini. Noi siamo scaglionati per compagnie. Il Generale da quella punta osserva le mosse dei nemici. Fra le nostre posizioni e le loro, è una pianura non vasta ed incolta. La bandiera sventola sul poggio più alto…………..- Non rispondete, non rispondete al fuoco! – gridavano i Capitani; ma le palle dei cacciatori passavano sopra di noi con un gnaulìo così provocante, che non si poteva star fermi. Si udì un colpo, un altro, un altro; poi fu suonata la diana, poi il passo di corsa: era il trombetta del Generale……. Ci levammo, ci serrammo, e precipitammo in un lampo al piano. Là ci copersero di piombo. Piovevano le palle come gragnuola, e due cannoni dal monte già tutto fumo, cominciarono a trarci addosso furiosamente. La pianura fu presto attraversata, la prima linea di nemici rotta; ma alle falde del colle …….Là vidi Garibaldi a piedi, colla spada inguainata sulla spalla destra, andare innanzi lento e tenendo d’occhio tutta l’azione……In quel momento, uno dei nostri cannoni tuonò dalla strada. Un grido di gioia da tutti salutò quel colpo, perché ci parve di ricevere l’aiuto di mille braccia. “Avanti, avanti, avanti!” non si udiva più che un urlo; e quella tromba che non aveva più cessato di suonare il passo di corsa, squillava con angoscia come la voce della patria pericolante……  Il primo, il secondo, il terzo terrazzo, su pel colle, furono investiti alla baionetta e superati: ma i morti e i feriti, che raccapriccio! Man mano che cedevano, i battaglioni regi si tiravano più in alto, si raccoglievano, crescevano di forza. All’ultimo parve impossibile affrontarli più. Erano tutti sulla vetta, e noi intorno al ciglio, stanchi, affranti, scemati. Vi fu un istante di sosta; non ci vedevamo quasi tra le due parti: essi raccolti là sopra, noi tutti a terra. S’udiva qua e là qualche schioppettata: i regi rotolavano massi, scagliavano sassate, e si disse che persino il Generale ne abbia toccata una. Quando questi cominciarono a ritirarsi protetti dai loro cacciatori, rividi il Generale che li guardava e gioiva. Gli inseguimmo un tratto; disparvero in una fondura! riapparvero fuori di tiro, nella montagna, in faccia, seguiti da un centinaio di loro cavalli, che stati in agguato sino a quel momento, li raggiunsero a briglia sciolta. Dal campo, stemmo a vedere la lunga colonna salire a Calatafimi, grigia lassù a mezza costa del morite grigio, e perdersi nella città. Ci pareva miracolo aver vinto. Si mise un vento freddo gelato. Ci coricammo. Era un silenzio mestissimo. Si fece notte in un momento…..”

Il colle di Pianto Romano dove si svolse lo scontro
Il Monumento Ossario eretto nel 1892 in memoria dei caduti garibaldini durante la guerra contro i Borboni, su progetto di Ernesto Basile ( 1857-1932)

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