Come eravamo

Gli omaggi sono solo per il Re

Seconda Parte

(Renata De Simone)

Accurato lavoro, dunque, quello dell’Intendente, compiuto tra l’altro, come egli stesso afferma nel rapporto al Luogotenente, in poco tempo e con un minimo dispendio di denaro.
Ma qualcosa innervosisce il Ministro Segretario di Stato, tanto da disporre un’indagine alla Direzione Generale di Polizia: sotto accusa il trattamento riservato al funzionario regio nel corso della visita ai comuni e le somme sborsate dai relativi organi comunali. Il 4 gennaio 1827 il Direttore Generale Santi Migliore invia al Luogotenente una riservatissiva descrivendo, in dettaglio, sulla base delle informazioni ricevute, l’accoglienza data all’Intendente nel corso della visita ai comuni del distretto di Termini. In particolare: l’Intendente visita per tre volte il comune di Termini, accolto la prima volta alla porta da un mazziere e da un servente comunale che lo accompagnano alla casa del canonico dove è previsto il suo alloggio. Là lo accolgono il Sindaco e gli Eletti, offrendogli un rinfresco. Entrando nel comune di Trabia, viene accolto a suon di campane e sparo di mortaretti, a spese delle giunte comunali di Termini e di Trabia e accompagnato alla Chiesa Madre, dove il Parroco e il Clero lo scortano in processione fino all’altare. Tornato a Termini per visitare gli stabilimenti di beneficenza, riceve ancora l’accoglienza della Chiesa locale e rinfreschi, anche se rimane a cavallo. Poi ancora: il corpo municipale di Caccamo va a Termini ad accoglierlo e lo scorta fino al proprio comune con gli stessi onori descritti prima e l’ufficio della Cancelleria si trova addobbata con drappi; alla fine della visita le autorità di Caccamo lo accompagnano a Sciara dove il duca è accolto con suoni di campane e gratificato con rinfreschi. A Castronovo è ricevuto con applausi, suono di campane e sparo di mortaretti, a Villafrati i festeggiamenti all’Intendente rientrano nelle spese per la festa del Crocifisso. Onori e suoni di campane anche nei vicini comuni di Cefalà, Godrano e Baucina. Il trattenimento preparato a Ventimiglia risulta invece inutile, perché l’Intendente rimane lì solo pochi minuti. A Ciminna al suono di campane si aggiunge quello di strumenti musicali. A Baucina viene celebrato un solenne Te Deum e c’è una festa da ballo in casa del barone Schirò che ospita l’illustre personaggio. A Vicari l’Intendente assiste ad uno spettacolo teatrale organizzato in suo onore, con luci e festa lungo le strade che deve percorrere. Stessa accoglienza il duca di Sammartino riceve a Roccapalumba, Alia, Lercara e Valledolmo, ma soprattutto è festeggiato a Montemaggiore, dove un corteo con quattordici armigeri lo scorta in Cattedrale dove lo aspetta l’arciprete in cappa magna. Grandi accoglienze anche a Cerda, Aliminusa e Altavilla. Le informazioni prese nei comuni del distretto di Corleone sono le stesse, tranne per il comune di Misilmeri, dove, secondo gli informatori del dirigente di Polizia, l’Intendente venne semplicemente scortato fino alla casa dell’Arciprete, scelta per sua dimora. Ma, a quanto pare, non rimanendo il duca soddisfatto di tale accoglienza,  si  rimediò con suoni e luminarie alla sua partenza.
Troppi onori per un funzionario regio, pur se insignito di un alto incarico.
Alla contestazione espressa dal Luogotenente con Ministeriale del 7 dicembre 1826 l’accusato risponde difendendo il suo operato affermando che gli omaggi e gli attestati di subordinazione che sono riservati esclusivamente alla sacra persona di S.M. il Re o a chi abbia l’onore di rappresentarlo non vennero nel caso specifico né pretesi né sollecitati. Si trattò di semplici attenzioni che funzionari dipendenti si sono creduti in dovere di usare verso un funzionario superiore. Quanto alle spese sostenute dai comuni, il duca esibisce una circolare emanata prima di iniziare il viaggio e diretta ai Sindaci, con la quale si raccomanda di predisporre unicamente un alloggio per la persona dell’Intendente e il personale che lo accompagna, limitandosi alle spese strettamente necessarie e, concluso il viaggio, un’altra circolare con cui chiede conto ai comuni delle spese sostenute, affermando che qualunque spesa che si fosse fatta a di più del ristretto bisogno dell’alloggio non sarebbe fatta buona e ricadrebbe a danno de’ Sindaci.
Imperterrito il Luogotenente insiste nel criticare i lussuosi trattamenti, le pubbliche feste e gli atti di subordinazione e chiede al funzionario,per l’avvenire, una condotta più cauta nell’esporre le sue asserzioni al Governo . La nota è datata  Gennaio 1827[1].


[1] L’episodio può essere letto in un fascicolo in Aspa Ministero Luogotenenziale, Rip. Interno, b.200

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