IN RICORDO DI JOSE SARAMAGO

(Gabriella Maggio)

JOSE SARAMAGO è morto  venerdì 18 giugno a Lanzarote nelle Canarie a 87 anni. La prima parte della sua vita è modesta fatta di lavoro operaio  e di studio serale nella Biblioteca comunale di Lisbona. Partecipa alla “Rivoluzione dei garofani” nel 1974 e da allora ha mantenuto  per tutta la vita  un atteggiamento critico e vigile sul Portogallo e sul mondo . Ha recentemente detto: “ Non separo la condizione di scrittore da quella di cittadino….Lo scrittore, se è uomo del suo tempo, se non è rimasto ancorato nel passato, deve conoscere i problemi del tempo che gli è capitato di vivere”  ( Queste parole sono riportate da “Rebubblica “ del 19 -6-10). Letteratura militante, quindi, che spesso gli ha suscitato critiche ed opposizioni, ma non gli ha impedito, primo fra i Portoghesi, di avere assegnato il Nobel della Letteratura nel 1998. Nelle sue opere s’intrecciano tragedia e commedia come in “Memoriale del convento” del 1982 , che gli dette un successo internazionale. Storia e cultura portoghese come in “L’anno della morte di Riccardo Reis”,  rievocazione del mondo e del modo di interpretare il Portogallo  di F. Pessoa, grande autore portoghese di cui “Riccardo Reis” è stato uno degli eteronimi. In questo romanzo l’invenzione letteraria si salda con la storia portoghese del 1936, quando le ” camicie verdi “ di Salazar conquistano il potere. Fantasia e politica  come in “La zattera di pietra” ,romanzo fantapolitico, in cui si lotta per l’unione di Portogallo e Spagna. Nel 1995  ha pubblicato  “Cecità” romanzo allegorico in cui la cecità fisica è allegoria della cecità sociale. Recentemente aveva fondato un suo blog con traduzione italiana ( http://quadernodisaramago.wordpress.com) in cui si legge l’ultimo post : “ Penso che nella società attuale ci manchi la filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo determinato, come la scienza che invece procede per soddisfare  i sui obiettivi. Ci manca la riflessione, pensare, necessitiamo del lavoro di pensare e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte”.

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