OSSIMORO:IL SIMBOLO DI PACE, D’AMORE E FRATERNITA’DIVIDE LE COSCIENZE

(Patrizia Lipani)


Dell’argomento se n’è parlato nei mesi scorsi, ma mai abbastanza, ed io mi permetto d’intervenire quando la scuola è parte in causa. Una rapida sintesi . La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per l’esposizione nelle aule scolastiche del Crocifisso, raffigurante un uomo innocente, condannato a morte per aver predicato il bene, l’amore, la fratellanza. La Corte ha accolto il ricorso da parte di una madre  la quale sosteneva che “tale presenza nelle aule scolastiche viola il diritto dei genitori ad educare i figli secondo coscienza e costituisce un limite inaccettabile alla libertà di coscienza degli studenti”. Il governo italiano insieme a solo 8 paesi dell’unione, aveva presentato ricorso contro la sentenza sostenendo che il Crocifisso nelle aule fa parte della tradizione culturale del paese , che non lede il principio della laicità dell’insegnamento, e che rappresenta il simbolo della nazione. Il crocifisso con il messaggio che promana travalica qualsiasi religiosità, sintetizza l’insegnamento morale, l’etica  di ogni uomo, di ogni essere a prescindere dalla fede che professa, per questo averlo nelle aule  ricorda i principi su cui si base la nostra morale, la nostra cultura pluralista. Facciamo un passo indietro nella storia. Il crocifisso è un simbolo antico, è il simbolo della morte, della punizione dei malfattori. La “Croce” intesa come strumento di esecuzione capitale dei Romani, era formata da due elementi. Il primo era lo “Stipes” , il palo verticale che, generalmente, rimaneva sempre piantato sul luogo destinato alle esecuzioni, nel caso di Cristo, il Golgota o Monte Calvario, l’altro elemento era il “Patibulum“, ovvero il braccio orizzontale che fu legato sopra la schiena, agli omeri, alle braccia e ai polsi del Nazareno e portato faticosamente lungo la “Via Dolorosa”. Pertanto, il condannato veniva issato sul palo verticale assieme al “patibulum“, in questo modo la “croce” assumeva la forma di una gigantesca e terribile lettera “T”. La croce quindi di per sé parla di sofferenza, una sofferenza che sa accogliere in sé tutte la sofferenze e in qualche modo redimerle. Il filosofo Cacciari  in difesa della funzione del crocifisso nei luoghi pubblici, affermò alcuni mesi fa in un articolo riportato su “La Repubblica”che di fronte a tale immagine” il credente penserà in un modo lo storico delle religioni in un altro. Ma non cambia. In ogni caso è un segno di straordinaria accoglienza, di straordinaria donazione di sé”. La croce quindi che raffigura il dolore appartiene al patrimonio culturale collettivo, davanti alla croce è inutile parlare di ateo, credente, laico, la croce è un messaggio solo d’amore verso gli uomini, il messaggio di un uomo che ha sacrificato se stesso per l’eccessivo amore nei confronti degli altri, tradito da un discepolo, è stato venduto poi ingiustamente punito, massacrato sino a morire. Morire, sacrificarsi  per il troppo amore. Il Crocifisso porta in sè questo significato credente o ateo, questa è la lettura che ognuno di noi dovrebbe fare. Se poi si vuole imbastire intorno a questo simbolo una sequela di accuse perché ognuno di noi  teme quasi di guardare in faccia una realtà spirituale, dalla quale molti volutamente prendono le distanze, allora è altro discorso. Chiara Saraceno  è una ferma sostenitrice della necessità di eliminare il simbolo della croce in una società multiculturale come la nostra, dove le religioni sono più d’una,  nel rispetto del prossimo sia degli atei che dei credenti, perché è necessario a suo avviso, salvaguardare lo spazio pubblico da “marcature religiose”, e quindi in un certo qual modo è come chiedere ai cristiani di fare un” passo indietro”, di nascondere i segni della propria fede,in nome dell’integrazione, del rispetto delle altre professioni religiose. E siccome l’Europa sta per essere invasa inesorabilmente dall’Africa, mostrando una debole parvenza di religiosità, noi Europei, apriamo le porte alle altre religioni e permettiamo ai leader politici di altri paesi di dichiarare che è giunto il tempo che l’Europa si converta all’islamismo. Anche il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste  come in una sorta di reazione a catena, ha proposto nei giorni scorsi, in nome della libertà religiosa e di pensiero la soppressione del crocifisso. In una società democratica fondata sul rispetto della libertà e della dignità individuale, si deve garantire, a tutti, la possibilità di “professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma” ma questo non significa  impedire, non dico al cristiano ma al cittadino italiano, europeo in genere , di esporre, il simbolo d’amore riconosciuto. Il fatto che nella nostra società circolino altri popoli non mi autorizza certamente a rinnegare la mia storia, la mia identità perché devo temere di ledere l’identità religiosa degli altri popoli!L’amore, la fratellanza,non sono forse riconosciute dalle altre religioni? Perché nella croce non dovremmo riconoscere il simbolo laico di un messaggio di pace valido per tutti i popoli ? Bisogna tutelare la nostra storia, il nostro passato, la nostra fede. Il far parte dell’unione europea non deve essere per noi italiani motivo di disunione, di rinnegamento della nostra cultura , della nostra religione, della nostra bandiera, della nostra lingua. L’immagine di  Cristo sulla croce nelle aule scolastiche deve essere non solo un richiamo all’amore ma un elemento riunificante nei confronti di chi è di religione diversa. Questa è la nostra cultura, questo dovremmo insegnare ai nostri alunni e con questo simbolo e con il messaggio che promana dovremmo costruire la nostra società. Certo storicamente del simbolo gli uomini non hanno fatto il giusto uso, la Chiesa spesso si è fatta promotrice di un errato messaggio, in nome di questo simbolo ha combattuto battaglie, ha commesso i più efferati crimini, ne ha insomma strumentalizzato l’uso. Ed è quest’uso che forse oggi si condanna, ma l’uomo della croce predicava tutt’altro!   Allora quando parliamo della Croce riconosciamone il  giusto  valore. Cristo è stato un laico, il suo regno non era di questo mondo, Cristo ha proposto l’integrazione,”amatevi l’uno con l’altro”, ha recuperato “gli ultimi”, i reietti, gli abbandonati, i malati, gli emarginati e noi ancora una volta, come sempre,in questo modo preferiamo eliminarlo dallo nostra vista, lo cacciamo dai nostri ambienti di lavoro, lo rimuoviamo dalla nostra vista, perché la Sua è una presenza scomoda,troppo forte il suo messaggio e troppo difficile per noi oggi comprenderne il significato e metterlo in pratica nelle azioni quotidiane.

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