IL NOBEL DELLA LETTERATURA A MARIO VARGAS LLOSA

(Gabriella Maggio)


A settantaquattro anni lo scrittore peruviano, nato ad Arequipe, inaspettatamente ha avuto assegnato il Nobel. La motivazione del riconoscimento individua il tema ricorrente della narrativa di Vargas Llosa nell’interesse per la : “cartografia delle strutture del potere e per le sue immagini affilate dalla resistenza dell’individuo, della sua rivolta, e del suo scacco». Infatti lo scrittore ha alternato l’impegno politico con quello letterario. Tra le sue opere particolarmente interessante mi è sembrato “La guerra della fine del mondo ” del 1981, che racconta con intensità, ma con distacco flaubertiano un episodio della storia brasiliana, il passaggio dalla monarchia alla repubblica. I repubblicani liberali con l’appoggio dell’esercito volevano realizzare il progresso tecnologico del Brasile cui restavano del tutto estranei i nobili antichi e recenti, legati alla proprietà terriera e messi in crisi dall’abolizione della schiavitù. Il centro della narrazione è la cittadina di Canudos dove si svolge un “conflitto terribile, che finì col massacro di quarantamila vittime ….prima guerra ideologica dell’America Latina…” Il massacro non ebbe origine da maneggi politici ” si trattava solo della fame, dell’ignoranza, della povertà. Un equivoco che ha fatto scuola”. Compito dello scrittore latinoamericano è secondo Vargas Llosa riprendere il passato, tradurre in parole chiare i silenzi cui è stata costretta la realtà vera dell’America Latina.

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