Immigrazione tra ombre e luci (parte seconda)

(Tommaso Aiello)

La scarsa conoscenza della lingua italiana, la mobilità lavorativa dei genitori, la frequenza dell’anno scolastico a corsi inoltrati sono tra le cause che determinano la dispersione scolastica degli alunni immigrati in Sicilia. Ma qual è l’atteggiamento generale degli italiani verso il fenomeno immigratorio? Qualche anno fa Renato Mannheimer fece un sondaggio sull’immigrazione dal quale si evince che gli italiani pensano che gli immigrati costituiscono un mondo a sé, e che il processo di integrazione non funziona e crea pericoli. Questa è la percezione sociale diffusa, la quale però dà un elemento di preoccupazione perché il nostro atteggiamento verso il fenomeno migratorio è di sospetto. Il 31% ritiene che sia un fenomeno inevitabile e ben il 35% sostiene che è un fenomeno che va fermato. Però poi lasciamo che tutto vada come va. C’è chi agita bandiere di solidarietà e pietismo vuote,-accogliamo tutti ma poi ci disinteressiamo della dignità degli arrivati -,chi bandiere rassegnate di allarme e di paura.

Manifestazione di protesta degli immigrati

Molti hanno la sensazione che questo sia un paese dove tutto è possibile, e perfino le espulsioni sono virtuali. Tutto possibile , tranne la vera integrazione; chi nel Terzo mondo,voglia davvero farsi strada, chi ha i numeri, per studio, qualificazione, desiderio di fare, non punta all’Italia, come meta dei suoi sogni. Dietro queste constatazioni c’è lo scenario della cronaca quotidiana, con la maggioranza silenziosa degli immigrati per bene che stenta ad inserirsi, e una consistente minoranza che riempie le cronache dell’insicurezza: il 36% degli omicidi viene commesso da stranieri. E la confusione in fatto di libertà religiose: ci inquietiamo davanti ad ogni nuova moschea,ma fatichiamo a renderci conto che, in termini assoluti, la comunità musulmana in Italia è la quarta in Europa. Dovremmo auspicare la costruzione di luoghi di culto, non solo tollerarla, come un segno distintivo delle nostre libertà.
Ma dovremmo anche promuovere un’educazione alle libertà,un dialogo non melenso sulla reciprocità delle libertà, sulla laicità della legge, sui diritti individuali, a cominciare da quelli della donna.

L’integrazione è possibile? Si,se lo vogliamo.

Non facciamo nulla di tutto questo, e siamo costretti a sperare nel potere fisiologico della società di autoregolarsi. Ormai i figli degli immigrati in Italia hanno superato il milione e nonostante la nostra scuola disastrata, nonostante le pastoie burocratiche che rendono difficile il riconoscimento di cittadinanza, a speranza è che tra loro non ci sia solo qualche atleta di successo (Amauri, Balotelli, Howe ), ma un gran numero di cittadini nuovi.

Tommaso Aiello
Vice-Direttore della rivista
Distrettuale Lions Sicilia

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