SCOMPARSA DI UN GRANDE OSSERVATORE

(Gabriella Maggio)

La scomparsa di Mario Monicelli arriva improvvisa durante lo svolgimento dei programmi televisivi e colpisce per la sua cruda essenzialità. Appena la settimana scorsa l’avevamo visto  sullo schermo durante una manifestazione di protesta per i tagli  alla cultura. Magrissimo, ma energico anche per i suoi novantacinque anni. I suoi numerosi film rappresentano i vizi  dell’italiano colti con sguardo acuto e ironico. Nella sua vastissima produzione rappresenta una svolta “Un borghese piccolo piccolo” , 1977,  dal racconto di Vincenzo  Cerami. I vizi di Giovanni Vivaldi, modesto impiegato, descritti con sguardo implacabile sfociano nell’atrocità di  due delitti. E’ il momento di svolta nella società italiana, gli anni di piombo incombono . Anche la commedia all’italiana perde l’umanità che pure ha caratterizzato la descrizione dei vizi dei personaggi. Lo sguardo di Monicelli s’incupisce. Un apparente recupero della commedia potrebbe essere rappresentato nel 1986 da “ Speriamo che sia femmina” . Monicelli si rivolge al mondo femminile, alla sua umanità semplice e concreta, per ricostruire il senso della vita. Ma la commedia non è del tutto recuperata se consideriamo le figure maschili inaffidabili, ciascuno per un suo motivo, che velano di tristezza la trama. La morte volontaria che Monicelli  ha scelto lo conferma uomo libero, fuori dai luoghi comuni e dalle facili consolazioni.

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