DONNE E VINO NELL’ANTICA ROMA

( Irina Tuzzolino)

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Nell’antica Roma un marito, assistito dai parenti, poteva mettere a morte la moglie in due casi : se era adultera e se beveva vino. La tradizione attestava che la legge era stata formulata da Romolo o da Numa Pompilio. Quindi risaliva a tempi remoti, agli “antiqui mores “ della fondazione della città. Le fonti ci confermano che la legge venne osservata per lungo tempo se Valerio Massimo nel I sec. a. C. dice che “ la donna avida di vino chiude la porta alla virtù e la apre ai vizi ”.

Ma perché bere vino è considerato un reato così grave ? Al riguardo sono state formulate diverse ipotesi, tra le quali la più attendibile è quella che il bere vino allenta il controllo di sé e rende facile commettere atti disdicevoli e persino adulterio. Un particolare che conferma quanto i Romani temevano che le donne bevessero il vino è lo “ius osculi” , cioè “il diritto di bacio” , riservato ai parenti più stretti e proibito agli estranei. In questo modo gli uomini della famiglia potevano controllare se le donne avevano bevuto. I parenti che avevano tale diritto erano gli stessi che affiancavano il marito nel momento del giudizio della moglie. Pertanto gli studiosi ritengono che la legge che condannava a morte la donna che beveva vino era veramente reale.

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