LA VECCHIA DELL’ACETO

(Gabriella Notarbartolo)

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 Palazzo Steri sede dell’Inquisizione a Palermo

 

Il 30 luglio del789, esattamente 222 anni fa, moriva a Palermo giustiziata sulla forca una diabolica vecchietta, Giovanna Bonanno, meglio conosciuta come la vecchia dell’aceto. Fu l’ultimo processo di stregoneria svoltosi a Palermo, anche se proprio di stregoneria non si trattò e anche perché il tribunale dell’Inquisizione era stato abolito dal vicerè Caracciolo nel 1782. Giovanna Bonanno era una vecchia megera che si guadagnava da vivere vendendo intrugli per pochi spiccioli a povera gente che credeva nelle proprietà di queste pozioni da cui di solito ricavava un miserevole beneficio. Una pozione, l’aceto per i pidocchi, invece era molto efficace e quindi molto richiesta. Delle proprietà venefiche di questa pozione la vecchia si accorse solo per caso quando una bambina bevutone qualche sorso per poco non morì. La diabolica megera pensò di trarre profitto da queste straordinarie proprietà dell’intruglio che lei, tra l’altro, comprava regolarmente da un farmacista che lo vendeva come cura per i pidocchi.

Al composto a base di arsenico e piombo del farmacista la vecchia aggiungeva o del vino bianco o dell’aceto che messo in un brodo o una minestra era totalmente insapore. L’arsenico, infatti, molto simile al fosforo e altamente tossico anche nei suoi composti è di solito inodore e ha una proprietà particolare, sublima, cioè passa direttamente dallo stato solido allo stato aeriforme. Un veleno perfetto! L’avvelenamento da arsenico inoltre è molto difficile da diagnosticare perché causa molteplici sintomi colpendo sia il sistema digerente sia nervoso. Molte donne stanche di matrimoni sbagliati e di mariti violenti o traditori si rivolsero a lei chiedendo il rimedio alle loro sofferenze. Chi se ne andava soffrendo però era il povero marito che tra atroci dolori si consumava in poco tempo. Quando il numero delle vittime nel quartiere della Zisa, dove operava la diabolica megera, cominciava a essere già un po’ eccessivo accadde un fatto che portò poi al processo e quindi alla condanna di Giovanna Bonanno. Una donna commissionò una dose di veleno che doveva essere destinato al marito. La Bonanno consegnò la pozione e solo dopo seppe che il marito della donna era il figlio di una sua cara amica. Cercando di salvarle il figlio confidò all’amica le intenzioni della nuora, ma inutilmente, l’uomo morì poco dopo. L’amica della vecchia megera si vendicò accusandola di stregoneria e consegnandola alla giustizia. Tragico epilogo di una misera esistenza. L’ignoranza e la superstizione sono due streghe davvero paurose. Curiosamente in quello stesso anno, 1789, Antoine Lavoiser il chimico francese pubblicò “ le Traitè Elémentaire de Chimie” il trattato di chimica elementare.

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