Sotto secoli di polvere sulle orme dei Beati Paoli

(Carmelo Fucarino)

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Il Lions Club Palermo dei Vespri, sotto l’impulso del Presidente Giovanni Ammirata e in concorso con l’impegno di patronato per il restauro del “Cristo liberatore” di Vito D’Anna nella Chiesa di S. Matteo al Cassaro, in continuità con quanto già avviato dal past presidente Attilio Carioti , che ha firmato il protocollo d’intesa con mons. Renna, rettore di S. Matteo, continuato poi  da Salvatore Pensabene con una serie di concerti in sinergia con altri club service e con l’Associazione VOLO e proseguito dal past Giuseppe Maccarone, ha eseguito una poderosa opera di intervento all’interno della Sacrestia di questa Chiesa. L’esecuzione è stata affidata all’Istituto Statale d’Arte “Alfonso Frangipane” di Reggio Calabria che da oltre un ventennio, inizialmente con la maxisperimentazione “Operatore nel Restauro e nella Conservazione dell’Arredo Ligneo e dei Dipinti” e con le successive sperimentazioni del progetto “Michelangelo II” “Arte e Restauro delle Opere Lignee” ed “Arte e Restauro delle Opere Pittoriche”, ha eseguito, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza dei Beni Culturali della Calabria, numerosi interventi conservativi. All’interno del progetto P.O.N (Obiettivo C azione C5, Stage in Italia. anno scolastico 2010/2011), tra le altre attività programmate diciotto alunni selezionati dalle Terze alle Quinte classi dell’Istituto (indirizzi “Arte e restauro delle opere lignee” ed “Arte e restauro delle opere pittoriche”, ad esaurimento, secondo la geniale intuizione della Gelmini), hanno partecipato ad uno Stage Aziendale, realizzato in convenzione con la società “L’Isola Laboratori di Restauro” e svoltosi all’interno della Sacrestia dal 18 al 29 luglio, per un complesso di 1728 ore – lavoro. Purtroppo è un danno incalcolabile la cancellazione di tali indirizzi, che avrebbero richiesto invece un’espansione, se si considera l’immenso patrimonio artistico italiano, mai toccato da interventi e che va cadendo letteralmente a pezzi. Proprio oggi la stampa dà notizia dell’ulteriore perdita di pezzi del ponte di Rialto.

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L’attività è stata di grande rilievo per il recupero di un ambiente così prezioso e ricco di opere architettoniche e pittoriche e per gli originali manufatti. Essa si è svolta secondo protocolli di ricerca e di intervento e in funzione delle diverse tipologie di opere, sotto la guida dei docenti Antonio Barbera e Salvatore Palmeri. Propedeutica e necessaria è stata la completa ricognizione dello stato conservativo degli arredi lignei, del Crocifisso ligneo, del Tabernacolo ligneo e delle decorazioni murali eseguite su tela, risalenti alla seconda metà del XVIII secolo, gli affreschi dei muri e quelli della volta attribuita a Filippo Randazzo (1742).  Data l’ampiezza del locale e degli spazi pittorici, la quantità dei manufatti e il loro stato assai precario di conservazione, che da una superficiale indagine non presenta pulizie da almeno un secolo, in considerazione dei ristretti tempi cronologici del cantiere, in questa fase, gli insegnanti hanno ritenuto necessario ed urgente un intervento di carattere conservativo e perciò hanno mirato prevalentemente all’obiettivo della manutenzione ordinaria. Dopo una preliminare inventariazione di tutti gli elementi costitutivi dell’ambiente si è eseguita un’accurata macro e micro aspirazione dei depositi superficiali poco coerenti. Per quanto riguarda i manufatti in legno, fra gli altri gli ampi armadi in noce intagliato dallo scultore Pietro Marino nel 1738 con statuette di santi e busti di papi e vescovi, attraverso l’impiego di una specifica strumentazione scientifica, il DAS, dispositivo per il monitoraggio degli infestanti del legno, in dotazione all’Istituto Statale d’Arte, è stato possibile individuare alcuni focolai di insetti xilofagi, le centinaia di specie di volgari tarme. È stata di conseguenza predisposto un immediato trattamento antitarlo.  Tutte le fasi dell’attività sono state corredate e completate da un’ampia documentazione, che nella parte grafica è stata eseguita attraverso il rilievo delle opere e la mappatura dello stato conservativo. Sussidio indispensabile è stata la ripresa fotografica, eseguita in macro foto, sia a luce radente sia a luce ultravioletta, attraverso le quali si sono resi evidenti diversi e gravi fattori di degrado presenti nell’habitat. In questa fase di ricognizione di estremo interesse è stato il rilevamento di un’antecedente pavimentazione in ceramica, che meriterebbe ulteriori accertamenti. È sicuro che un’analisi più approfondita delle strutture architettoniche e del prezioso materiale pittorico potrebbe riservare altre sorprese in una chiesa dell’antichissima e prestigiosa via del Cassaro, secolare centro abitativo e propulsore della frenetica vita nobiliare palermitana.

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Una curiosità per incentivare la visita del sontuoso monumento. In questa sacrestia, sollevando il piano di un sedile in legno, si apre una botola che conduceva, secondo Natoli, alla sala di riunione dei misteriosi e terribili Beati Paoli.

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Un pensiero riguardo “Sotto secoli di polvere sulle orme dei Beati Paoli

  • 5 agosto 2011 in 20:52
    Permalink

    Il sottoscritto e gli alunni tutti ringraziano i Lions, l’Arch. F. Mannuccia e Mons. Renna per l’opportunità data, sicuri che i lavori saranno portati a temine con competenza, valorizzando sempre di più il grande patrimonio artistico di Palermo.

    Cordialmente prof. Salvatore Palmeri

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