BIANCO ROSSO E VERDI SAGA TRICOLORE DI UNA NAZIONE IN CORSO

( Carmelo Fucarino)

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Avviato nell’autunno del 2009 per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia (1861-2011), nell’ambito delle celebrazioni ufficiali promosse dal Comitato interministeriale con il supporto dell’Unità Tecnica di Missione della Presidenza del Consiglio e uso del logo ufficiale (tre bandiere tricolore simbolo dei giubilei nazionali 1911, 1961 e 2011), l’iniziativa è iscritta nel più ampio disegno di grande valore pedagogico e didattico denominato “La scuola va al Massimo”. Per questa funzione è stato vincitore del prestigioso Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali italiani quale miglior iniziativa del 2009. «Attraverso la vita di Verdi e le sue opere, così come sono narrate nello spettacolo di Francesco Micheli e Giovanni D’Aquila – sottolinea il sovrintendente Antonio Cognata – gli studenti possono scoprire le più note melodie del melodramma italiano dell’Ottocento e i tanti “slogan” morali e ideologici che hanno segnato gli anni intensi del nostro Risorgimento. Dal 1861 gli italiani hanno una Nazione in cui riconoscersi e in cui affermare una rinnovata identità politica ed etica che trova perfetta corrispondenza nelle opere verdiane. Anche per questo noi ribadiamo con convinzione l’importanza dell’ascolto musicale a sostegno dell’educazione scolastica».

 

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Bianco Rosso e Verdi è uno spettacolo che fa vivere il teatro in una dimensione totalmente diversa dal solito: l’azione nasce al centro della sala (il celebre esperimento ariostesco di Luca Ronconi), in cui è costruito un inedito palcoscenico/pedana sul quale si muovono gli artisti che rimangono vicini agli spettatori, sistemati non in platea ma nei palchi del Teatro che si trasforma così in uno spazio rappresentativo nella sua totalità e il pubblico, inserito in questo spazio, agisce da protagonista insieme agli artisti. Ecco come lo stesso Micheli, ideatore e autore della drammaturgia, racconta lo spettacolo in cui le musiche di Giovanni D’Aquila si configurano come un collage di celebri pagine verdiane: «c’è un bimbo molto fortunato: la mamma lo salva salendo in cima al campanile mentre i soldati uccidono e saccheggiano; da ragazzo quel bambino vuole studiare musica ma la sua domanda di ammissione al Conservatorio viene respinta (quell’istituzione oggi è intitolata a lui). Le sue prime opere vengono fischiate. Ma Verdi non si dà per vinto, si butta nella mischia; altrettanto si fa nell’Italia attorno a lui, terra oppressa ma non vinta. Entrambi lottano: l’uno per diventare compositore, l’altra per diventare nazione. Liberi. Ma non appena questo accade, tra i due iniziano i problemi e il nostro amico per trent’anni lavorerà lontano da lei. Solo molto tardi, quando il grande maestro è ormai un vecchietto adorato dal mondo intero, tornerà a scrivere per la sua terra, poco prima di morire. È la storia di Giuseppe Verdi; e anche dell’Italia».

 

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