CAPITALI BRUCIATI

(Attilio Carioti)

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L’Europa del sud è declassata, le agenzie di rating sembrano aiutare l’avventurismo finanziario, come mai lo avremmo creduto anche in questi tempi che non sono certamente facili e prevedibili. Privatizzare, potenziare, stabilizzare, rendere operativi, colmare il debito son stati slogan a cui tutti ci siamo affidati con la speranza di esorcizzare l’ignoto. Tutti ci chiediamo il perché di questa situazione che ad occhio, sia pure non esperto, dice che i giudizi assolutamente negativi delle agenzie di rating non dipingono in maniera veritiera i vari paesi pur nella complessità e gravità della loro crisi. Il Sole 24 Ore di oggi, 15 gennaio 2012, riporta in prima pagina l’articolo “ La speculazione finanziaria brucia il capitalismo” di Guido Rossi, che mi sembra particolarmente interessate perché ha il merito di additare una causa dell’attuale sfacelo economico. Il giornalista si richiama a sua volta al Financial Times, che da tempo ritorna nelle rassegne stampa di varia tendenza con autorevolezza ed attendibilità. In particolare sul numero di ieri , riferisce Guido Rossi, la scrittrice indiana Arundhati Roy ritiene responsabile dell’attuale situazione la “deriva istituzionale” che ha colpito le grandi società d’azioni, che stanno alla base del capitalismo dalla sua nascita ad oggi.

E’ stata la società per azioni che ha assicurato per lungo tempo il benessere degli Stati. Ma questo rapporto benefico col tempo si è trasformato in un danno. Perché non sono più gli Stati che guidano le società per azioni, ma il contrario sono queste ultime che condizionano gli Stati, “speculando sui titoli del loro debito e provocandone l’insolvenza”. Arundhati Roy individua due cause del fenomeno che tanto ci angustia. La prima sta proprio nella democrazia degli Stati che ha messo in atto una deregolamentazione progressiva che ha allentato il controllo nei confronti delle grandi Società. La seconda sta nelle idee che condizionano l’attività umana. Cioè si è diffusa la convinzione che il mercato si regola da sé e non ha bisogno di controlli. Messa da parte ogni norma, nel mercato comincia a prevalere una sorta di anarchia che ignora qualsiasi conoscenza della situazione reale di un paese, perché è guidata soltanto dal profitto a tutti i costi. Questa ricerca del profitto per il profitto descrive bene l’atteggiamento delle agenzie di rating, che hanno assunto così un ruolo inquisitorio che favorisce la speculazione selvaggia. Questo processo però sta travolgendo il capitalismo. Quindi una via d’uscita dalla situazione attuale deve essere cercata al di fuori dagli schemi a cui noi siamo abituati sin dal ‘700, età dell’Illuminismo. Abbiamo bisogno di un nuovo progetto di organizzazione socio-economica.

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