Storia di due soldati- Prima parte

( Eleonora Salvaggio)

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La campanella squillò e qualche istante dopo la porta del bar si richiuse, sospinta dal vento. L’anziano signore si sfilò la giacca bagnata e l’appese ad un gancio, insieme al cappello. La pioggia scrosciava forte e lampi sinistri solcavano il cielo blu.

-Un caffè, per favore.-

Beh, sarebbe potuta andare peggio. Il locale era poco affollato e uno sgabello era ancora libero.

-Questo tempo è proprio strano, vero?-

Si era avvicinato un altro uomo, coetaneo del primo, e adesso i due stavano appoggiati al bancone aspettando le bevande calde.

-Non me lo dica. Dannazione a me, mi ostino sempre a non portare l’ombrello.-

-Già, speriamo che smetta presto. La mia macchina è qui di fronte…-

-Sono sicuro che con una bella corsa la può raggiungere.-

Una risata scosse le spalle dell’uomo.

-Ho preso così tanta acqua durante la Grande Guerra! La macchina potrà aspettare.-

-Anche lei ha partecipato alla Grande Guerra?!-

Il soldato pensò che nella vita avrebbe potuto fare qualsiasi altro mestiere, poi impugnò il fucile e uscì. Il nemico uccise anche lui.

Il corpo inerme cadde a terra sollevando una nuvola di polvere. Il compagno inveì sottovoce contro chi l’aveva privato di un caro amico e si buttò al suolo, cercando di sottrarsi come meglio poteva alla vista del cecchino, appostato dall’altra parte del campo. Un fulmine illuminò per un istante la scena e confermò le paure dell’uomo: erano rimasti solo lui e il nemico. L’attimo passò e tutto ripiombò nell’oscurità. Il tempo riprese a scorrere come la pioggia che scrosciava violenta quella notte. Da quanto erano lì? Sapeva di essere spacciato. Non poteva uscire allo scoperto e una brutta ferita alla gamba non gli dava la possibilità di correre. Un altro lampo squarciò il cielo nero, e i muri di una vecchia baracca vicina tremarono. L’uomo si appiattì sul terreno coperto di foglie bagnate e guardò nel mirino. L’uniforme verde si distingueva appena nel buio della notte. Tutto sommato non erano poi tanto diversi, lui e quel tale: entrambi avevano lasciato amici e famiglia per andare a combattere in nome della patria, ed entrambi erano bloccati lì. Si concesse un attimo per inquadrare la testa del suo bersaglio, quando con sgomento si accorse di essere preso di mira a sua volta. Uno scatto velocissimo, e già si trovava accasciato poco lontano dal riparo, ansimante. Il proiettile lo aveva sfiorato e l’uniforme all’altezza del braccio sinistro era stata ridotta in brandelli. Ci voleva un buon piano per riuscire a scappare, ma non era bravo in questo. Finchè si trattava di sparare se la cavava, ma quando veniva il momento di usare il cervello non era un granchè. L’ennesimo tuono lo fece trasalire. L’unica luce rimasta, che proveniva da una lampadina appesa al soffitto di una baracca vicina, tremolava quando si abbattevano fulmini di quella potenza. Era evidente che senza quella fonte di luce il cecchino non sarebbe riuscito e colpirlo, e così un piano modesto e dall’esito incerto si fece strada nella sua mente.

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