Confraternita di Sant’Eligio degli Argentieri a.d. 1447

(Gianluca Pipitò)

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I resti della Chiesa di S. Eligio

Il fenomeno confraternale a Palermo ha origini molto antiche: sin dai tempi del Re Aragonese Federico III ( Barcellona 13 dicembre 1273 /74 – Paternò 25 giugno 1337) l’associazionismo laico ebbe un grande sviluppo anche grazie alla presenza dei Francescani, i quali proposero un modo “alternativo”, rispetto alla vita monastica, per poter vivere la propria spiritualità. Che la nascita delle confraternite sia stata favorita dall’opera francescana lo si può constatare dalla tavola dipinta da Antonino Veneziano “Ruolo dei confrati defunti della confraternita di San Nicolò di San Francesco” detta “Lo Reale”. Di questa prima confraternita, ubicata dietro la chiesa di S. Francesco, fece parte lo stesso Federico III che con decreto del 1306 volle elevarla al grado di Arciconfraternita. Le confraternite sorsero con finalità di tipo corporativo – religioso per l’assistenza agli associati facenti parte dello stesso ramo lavorativo e/o di rami affini. La confraternita di Sant’Eligio è la più antica associazione laica tuttora operativa nella città di Palermo, nata nel 1447 ad opera della corporazione degli argentieri, orafi ed ambrai, unitisi sotto il patronato di Sant’Eligio per tutelarsi da eventuali “attacchi” esterni.

 

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Gli stessi confrati nel 1594 costituirono un Monte Aurificum per assolvere alle opere di assistenza ai poveri ed ai legati delle figlie dei confrati, per riscattare dalle carceri o dai Turchi un proprio associato dando vita così alla simbiosi perfetta corporazione – confraternita (fratellanza religiosa e fratellanza economica), tanto è vero che, per la maggior parte delle confraternite, compagnie e congregazioni di mestiere, i “Consoli della Maestranza” corrispondevano al “seggio” della confraternita cherappresentavano, mentre i “Capitoli” che regolamentavano la vita “associativa” delle Maestranze combaciavano con i “Capitoli” della confraternita. Il passo successivo fu la costruzione della chiesa nel 1650 su un suolo già ottenuto in enfiteusi dalla confraternita nel 1534 ed in cui esisteva già una cappella dedicata al santo, da cui prendeva il nome il piano. Le spese di costruzione e manutenzione vennero garantite da una tassa versata dagli associati in cambio del “bollo” del Console sugli oggetti prodotti. La chiesa di Sant’Eligio possedeva diverse opere d’arte in argento e quadri di una certa importanza tra cui la pala d’altare raffigurante Sant’Eligio eseguita dallo Zoppo di Gangi. Sino alla costruzione della Chiesa, la Confraternita ebbe ospitalità presso la Chiesa di Santa Maria del Piliere detta degli Angelini.

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I resti della Chiesa di S. Eligio

Oggi la chiesa di S. Eligio è in uno stato di grave abbandono, ne restano i ruderi, ma sia la Confraternita che l’Associazione degli Argentieri hanno espresso il desiderio di riconsegnare alla città questo gioiello, cosa che tutti noi vivamente auspichiamo affinché non ne vada perduta la memoria storica.  L’ associazionismo corporativo ebbe grande sviluppo nel ‘500 non solo per il retaggio della dominazione musulmana che aveva favorito le corporazioni di mestiere, ma anche per le finalità controriformistiche che favorivano il sorgere dell’associazionismo laico per meglio promuovere il controllo della popolazione attraverso il suo l’inserimento nelle varie organizzazioni sociali della Città. Nel corso del 1700 le confraternite cominciano a decadere da un lato per la diffusione delle nuove idee di libertà della Rivoluzione Francese dall’altro per i sospetti che tali associazioni suscitano nei Sovrani che le considerano focolai di sovversivi. Nel 1821 un Regio Decreto Borbonico di fatto abolisce le maestranze e confraternite, aprendone l’accesso a tutti coloro che versavano una contribuzione volontaria, inoltre l’ istituzione del Consiglio Generale degli Ospizi porta ad un impoverimento delle strutture amministrative ed economiche delle confraternite che non avevano più la sicurezza degli introiti necessari alla sopravvivenza.

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