Il Signor Protonotaro

(Renata De Simone)

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Via del Protonotaro – Palermo

La domanda è giunta inaspettata nel corso di una visita guidata ad una mostra documentaria ancora aperta ai visitatori nei locali dell’Archivio di Stato di Palermo. Mentre illustravo le firme dei protagonisti del Parlamento straordinario siciliano del 1812, citando per la sua costante presenza in quella sede il principe di Valdina , Protonotaro del Regno, qualcuno mi ha bisbigliato all’ orecchio:-Ma chi è questo «Protonotaro»?- Curiosità legittima, ma per me sorprendente, come se provenisse da un altro pianeta e non dalla bocca di un palermitano, abituato al termine «protonotaro» almeno per la toponomastica cittadina, in quanto l’alto funzionario regio ha dato il nome ad una strada del centro città e ad una scuola media statale che da recente ha ceduto l’onore all’indimenticabile don Pino Puglisi, per non parlare del cognome Protonotaro ancora diffuso in Sicilia ma già noto in epoca fridericiana tra i letterati della scuola poetica siciliana che operavano alla corte di Federico II. Ma è soprattutto impossibile ignorare le competenze e il prestigio dell’alta carica in questione per i cultori di storia siciliana, essendo il Protonotaro titolare di un ricchissimo archivio di circa 2000 unità, nelle cui carte è scritta la nostra storia dalla metà del ‘300 al 1819.

Personaggio potentissimo in epoca normanna e sveva con incarichi di consulente del Re, petizioni-ere, incaricato della redazione ed emanazione di atti regi dei quali aveva altresì la responsabilità politica, era anche maestro cerimoniere, segretario del Sacro Regio Consiglio, addetto alla fase istruttoria dei processi di investitura feudale, di cui curava l’iter dall’accoglimento della richiesta all’espletamento della pratica che si concludeva con la cerimonia ufficiale del giuramento effettuato in sua presenza e registrato, come ogni atto pubblico, nei suoi registri secondo le norme previste dalle leggi del Regnum Sicilie.

Scemato il peso politico dell’illustre personaggio, da quando la carica venne resa vendibile, la figura del Protonotaro non cessò tuttavia di avere un ruolo di grande prestigio in Sicilia, tanto che una nobile e facoltosa famiglia originaria del messinese (l’attuale Roccavaldina) fece di tutto per impossessarsi del lucroso ufficio. Un rappresentante della famiglia Papè, principi di Valdina, nel 1624, lo acquistò dalla Regia Corte per 27.000 scudi e i suoi successori lo mantennero grazie a periodiche conferme nel possesso della carica con ulteriori esborsi di denaro, cosicchè in Sicilia il nome Papè equivaleva da solo a quello di Protonotaro e spesso gli atti venivano vistati senza necessità di indicare il titolo dell’ufficiale che firmava. «Visto Papè» era come dire : il Protonotaro del Regno, ossia il primo tra i Notai che con la sua sigla dotava di publica fides i documenti da lui redatti. Intanto la Sicilia passava prima alla casa Savoia, e poi all’Austria, fino alla casa Borbone di Napoli, che richiese al principe Valdina l’ultimo pagamento, di 4.052 scudi. Poi giunse il 1812 e la nuova Costituzione, come si sa di brevissima durata, in quanto soggetta alla «rettifica» che di fatto ne svuotò i contenuti innovativi già nelle successive sedute parlamentari del 1813, del 14 e del 15, nell’onda del nuovo assetto istituzionale stabilito con il Congresso di Vienna. Vennero tuttavia mantenute non poche disposizioni deliberate da quel Parlamento in ambito amministrativo: tra queste la perdita di gran parte delle funzioni del Protonotaro del Regno, ufficio definitivamente abolito con regio decreto 20 luglio 1819.

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Il Princ.di Valdina, Pietro Papè convoca il ParlamentoGenerale di Sicilia (a.1814)

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