L’Heure espagnole e L’Enfant et les Sortiléges

(Salvatore Aiello)

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Maurice  Ravel

In un clima di tensione, movimentato e agitato da scioperi a singhiozzo dei lavoratori della Fondazione Teatro Massimo denuncianti il fallimento gestionale del sovrintendente Antonio Cognata, del direttore artistico Lorenzo Mariani e del coreografo Luciano Cannito, è andato in scena, per la prima volta insieme,uno dei capolavori della letteratura musicale del Novecento, il dittico di Maurice Ravel : L’Heure spagnole e L’Enfant et les Sortilegès.

Ben un quindicennio distanzia le due creazioni. Ravel esordì nel teatro lirico nel 1911, si dovette attendere il 1925 per darci la sigla conclusiva della sua genialità ma anche della sottentrata crisi che ormai pervadeva il mondo dell’opera tradizionale. E’ nuovo il ruolo che assegna alla Musica; per il geniale compositore francese essa non ha più limiti nelle capacità di rappresentazioni donde la presenza di assunti descrittivi ed immaginifici. Le due opere sono il documento più alto della poetica raveliana secondo la quale la creazione artistica vive del rispetto delle forme tradizionali da una parte ma nello stesso tempo si sostanzia dell’’ansia di innovazioni sottili con l’impegno di rinnovare il linguaggio musicale. Nell’Heure spagnole, opera-bouffe, le serenate e le cavatine appaiono volutamente esagerate, in altri momenti il canto è fatto di parola (il libretto è adottato con l’uso del recitativo spoglio) anche se pullulano nella partitura rimandi di ritmi spagnoli nell’uso ironico di jotas, habaneras e malaguenas. Ne L’Enfant et les Sortilegès, novello musical,c’è quel sorridente aristocratico distacco, sigla della sua personalità che gli consente leggerezze e libertà nel racconto fantastico ravvivando il tenero e stupito mondo dell’infanzia animato ancora da esiti di belcanto e in seconda linea, da virtuosismo strumentale. Metterle in scena non è un’impresa facile anche perché corrispondono a due momenti ispirativi e creativi diversi. A Palermo lo spettacolo è risultato assai gradevole e curato in tutti i particolari perché si è riusciti a valorizzare il mondo espressivo del compositore fatto di introspezione,fantasia accesa, malinconia, onirismo, surrealismo. Un valido contributo è stato l’apporto del nuovo allestimento con le appropriate, belle scene (per L’Heure ambientazione rococò ravvivata da tanti orologi che battevano il tempo erotico di Concepcion) e dei colorati, smaglianti costumi di Altan collaborato dal brillante e chiaro apporto registico di Luciano Cannito autore pure di notevoli momenti coreografici risolti anche con la presenza dei campioni olimpici della Polisportiva Diavoli Rossi di Marsala impegnati, come libellule, a saltare sul tappeto elastico dell’intrigante bosco; in perfetta sintonia le luci di Vinicio Cheli. Yves Abel a capo dell’orchestra ha offerto una gradevole ed ben articolata concertazione riuscendo a puntualizzare sia le rarefatte atmosfere sonore sia i momenti pregevoli del gioco da lui tenuti sempre presenti in dialogo continuo col palcoscenico dove agiva la compagnia il cast ben assortito mettendo a punto non solo capacità ragguardevoli di canto ma anche attorali. Si sono fatti apprezzare: Marina Comparato nel doppio ruolo di Conception e dell’Enfant, Sonia Prina in Marnan, in La Tasse chinoise, in La Libellule; Cristina Melis in La Bergère, La Chatte, L’Ecureuil,Un Patre; Maria Grazia Schiavo in Le Feu,La Princesse, Le Rossignol; Maria Chiara Pavone in La Chauve-Souris, La Chouette e Une Pastorelle; Andrea Concetti in Don Inigo, Le Fauteuil e Un Arbre; Aldo Orsolini come Torquemade; Alessandro Luongo in Ramiro, L’Horloge Comtoise e Le Chat;Filippo Adami in Gonsalve, La Thèière, Le Petit Vieillard,La Rainette. Partecipe il coro istruito da Andrea Faidutti. Pieno consenso del non numeroso pubblico.

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