TERRA DI PANE E DI VINO – PARTE SECONDA

( Tommaso Aiello *)

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Lasciata alle spalle Valguarnera e la sua fontana,si procede diritto lungo la strada che ancora trent’anni fa era il collegamento principale fra Palermo e la Provincia di Trapani.Passando il fondovalle dello Jato che alimenta il lago Poma e risalendo l’altra sponda,si va incontro al bivio Sant’Anna.Una strada ancora più stretta attraversa una valle dolce e serpeggiante,attorniata da basse colline che racchiudono un microcosmo di agricoltura siciliana arcaica.

 

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                                           Paesaggio del fondo valle dello Jato

Un regime fondiario tradizionalmente molto frazionato in piccole proprietà rende variegato il paesaggio,con campi piccoli segnati da siepi e da macchie di pioppo e di mandorlo. Le canne che crescono lungo la strada testimoniano la presenza di acqua,e la vallata è ricca di frutta:oliveti e pescheti si alternano ai vigneti che qui sono ancora a misura di “zappa e di mulo”,suddivisi in piccoli appezzamenti piantati a filari troppo stretti per far passare le moderne macchine agricole.

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Filari di vigne coltivate all’antica.(Foto Aiello)

Vigne così,ancora potate secondo gli schemi tradizionali,basse e ristrette ad “alberello” oppure leggermente più alte e legate “all’alcamese” ad un fascio di canne,producono pochi grappoli di uva dolcissima,quella che darà il vino siciliano di una volta,forte ed ambrato,che sa subito di invecchiato.Salendo le colline in cima alla valle i vigneti si alternano con piccoli campi di grano,addirittura ricavati dai pendii più ripidi con un faticoso lavoro di terrazzamento.Superate queste colline il paesaggio muta improvvisamente. I primi scorci della Valle del Belice si aprono su vaste distese ondulate,tagliate su ampia scala con l’irregolare geometria delle vaste proprietà feudali. In primavera i grandi campi di grano cambiano colore secondo la data e la direzione della semina:cambiamenti di gradazione e tinta che resistono man mano che le messi maturano e s’ingialliscono. Superato il paesino di Grisì segue un’ampia vallata,con campi vasti che solo le macchine possono arare. Siamo nella terra d’espansione della cultura viticola.La nuova domanda per un vino da tavola più leggero e le nuove tecniche di coltura hanno permesso agli agricoltori di impiantare vigneti da secoli destinati solo al grano e al pascolo. Ed infatti la terra del grano è contesa da migliaia di vigne alte,sorrette da sottili fili di ferro dei tendoni,che salgono e scendono per i terreni ondulati. Qua e là rettangoli d’acqua risplendono al sole,laghetti artificiali che raccolgono le piogge per le

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                                               Il vigneto si espande(Foto Aiello)

image Vigneto a tendone(Foto Aiello)

 

irrigazioni estive(dove non arriva l’impianto di irrigazione del lago Poma).Con le prime piogge autunnali tutto si ricopre di verde,i germogli di grano,le erbacce nel vigneto che poi fiorisce di bianco e giallo.Le arature primaverili restituiscono il contrasto smorzato subito dopo quando le vigne stesse cominciano a mettere foglie,ed allungano rigogliosi tralci ad assorbire quel colore che il grano maturandosi al sole,cede. D’estate,nella scia delle gigantesche mieti-trebbiatrici,la stoppia sbiadisce,mentre il vigneto resta verde,si carica d’uva. Con l’autunno le foglie ingiallite della vigna cadono e si disperdono tra i germogli d’erba che ancora una volta stanno nascendo. Il ciclo si compie,con l’aiuto del sole e della Provvidenza le botti e i granai si sono riempiti. ( continua)

*(Consulente del Distretto Lions per la cultura)

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