I labirinti nel mito e nella cultura

(Carmelo Fucarino)

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Su iniziativa del Centro Internazionale di Studi sul Mito – Delegazione Siciliana, presieduta da Sua Ecc. il prefetto Gianfranco Romagnoli, la socia Gabriella Maggio, titolare di italiano e latino al Liceo classico Garibaldi di Palermo e direttore del Magazine on line "Vesprino", nell’ambito degli eventi culturali del Centro, è stata protagonista assoluta dell’incontro che ha avuto come tema di ricerca e relazione Il labirinto. Si tratta del mito più intrigante ed affascinante della tradizione classica che affonda le radici nelle forme più arcaiche e misteriose della religiosità occidentale. Il grande merito della relatrice è stato quello di averlo scelto e proposto come tema di dibattito in una istituzione che si fonda e ha la sua ragion di essere sull’essenza stessa del mito. Oltre alla scelta tematica apprezzabile è stato anche l’indirizzo che ha voluto dare alla ricerca, seguire cioè lo sviluppo e le trasformazioni del complesso mito dalle sue origini nell’area culturale del Mediterraneo fino alle recenti assunzioni del mitologema nelle creazioni fantastiche della letteratura mondiale.

La particolare angolazione “generalista” e globale permette di dare una lettura complessiva del fenomeno ad un pubblico più vasto di non addetti ai lavori, che avrà così la spinta ad approfondire gli spunti e le riflessioni, permette in ultima istanza di provocare stimoli ed interesse riguardo ad un tema poco noto. Naturalmente in questa particolare prospettiva si può facilmente comprendere la difficoltà di una sintesi, se si tiene conto del periodo così vasto, diciamo immenso, che abbraccia circa tre millenni, e si consideri il fenomeno di una rappresentazione cultuale e in seguito mitologica così complessa, la cui origine affonda nel mistero. Essa si è prestata per di più ad una ri-utilizzazione metastorica ed esistenziale, sempre adattata e riletta nei secoli. Gabriella Maggio ha avuto l’accortezza di focalizzare e puntualizzare i momenti salienti del processo che dai primi evanescenti ed insignificanti cenni omerici si è a poco a poco strutturato in un complesso intricato di risonanze misteriose, fino ad assumere paradigmi archetipici. A supporto dell’analisi per la fase più antica e fondante del mito si è perciò servita da una parte degli studiosi più validi della moderna ricerca, da Károly Kerényi e le sue indagini sugli dei e gli eroi a Mircea Eliade con quelle sulla fenomenologia delle religioni, indirizzando la lettura del Labirinto ad una interpretazione della simbologia femminile attraverso la circolarità, dall’altra alla lettura dei segni più vistosi scoperti ed indagati dall’archeologia sopra tutti quelli di Cnossos e, imprescindibile la tradizione letteraria greca arcaica. Obbligato il passaggio attraverso la rielaborazione della cultura greca affrontata dai Romani e i segni del mito, primo fra tutti da Ovidio con la citazione metaletteraria delle Metamorfosi. La sua presenza nel mondo moderno non poteva che partire da Dante e dalla sua interpretazione del simbolo mitico e seguirne lo sviluppo attraverso tutti i passaggi e i processi interpretativi. Pertanto paradigma arcano le immense cattedrali gotiche, ma anche le realizzazioni ecclesiali più moderne e contemporanee, la strutturazione quadrata o circolare dei giardini labirinto, divenuti luoghi misteriosi dello spirito, forme mistiche ed iniziatiche. E infine l’insistenza del mito nella cultura contemporanea e soprattutto nella letteratura che ha fatto del labirinto la misura del mistero dell’animo umano. Perciò dal primo Ottocento Gabriella Maggio ne ha indagato simbologia e rimandi letterari per giungere attraverso le più disparate assunzioni metaletterarie a Joyce, a Kafka, a Gabriel García Márquez con lo stupendo Il generale nel suo labirinto.fino al delirio insistente dell’immagine in tanti luoghi di Jorge Luis Borges. Lo scavo nelle implicazioni del mito ha giustificato la vivacità e il numero degli interventi degli ascoltatori. Un grazie alla lucida e puntuale lettura di Gabriella Maggio e un invito al presidente perché ci offra altre serate di grande cultura.

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