L’INTERVISTA

( Aurora D’Amico)

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Scusi, mi può ripetere la domanda? Cosa intende per “si descriva”? Vuole sapere chi sono anagraficamente, il mio carattere, il mio passato o semplicemente vuole che parli a ruota libera? Ah, okay. Ho capito.Beh, io mi chiamo Maria Rosaria Polisano e sono originaria di un piccolo paesino in Sicilia, chiamato Montevago. Cosa faccio nella mia vita? Questo è semplice: sono un’operatrice scolastica. Una bidella, ecco. Lavoro alla scuola media che c’è subito dopo l’edicola del signor Giovanni, ma prima del panificio. Ha capito, no?Che altro? Vediamo. Sono stata una mamma a tempo pieno per molti anni e a breve diverrò anche nonna. Penso non ci possa essere soddisfazione più grande di vedere i propri figli crescere e diventare genitori a loro volta. No, non mi lamento del mio aspetto.

Lei dovrebbe saperlo: le donne in carne sono sempre piaciute agli uomini. E io mi piaccio così come sono: prosperosa! Non mi piacciono quelle signorine della televisione, tutte pelle e ossa. Mio marito ha un lavoro fisso alla posta e si occupa di fare le consegne: è un lavoro abbastanza faticoso, sa ? Ogni sera torna a casa stanco ma soddisfatto, e sempre con qualche pettegolezzo di ciò che succede in paese. Scusi, ma mi può ripetere perché mi sta facendo questa intervista? No, non conosco Youtube.  Beh, se mi avesse avvisata prima mi sarei messa un po’ di trucco. Comunque, tornando a me: no, da bambina non ho mai sognato di andare via da questo paese. Non potevo desiderare qualcosa migliore di una famiglia, un lavoro stabile e qualche amico qui. Oggi, invece, tutti vogliono andare via e spostarsi nelle grandi città. I miei figli dicono che sono arretrata e che non capisco tutte queste cose moderne.   Loro vivono lontano da qui: mio figlio sta a Milano e mia figlia in Germania. Per Natale ci hanno regalato un computer con una telecamera, per poterli chiamare e vedere allo stesso tempo. Non male come idea, vero? Ma questo non è abbastanza ora che mio figlio sta per avere una bambina. Non potrò mai tenerla in braccio o vederla da vicino, a meno che io e mio marito non decidiamo di andare a Milano. Ma di prendere l’aereo non se ne parla assolutamente. Perché? Perché ho paura, signor giornalista! Le mie gambe tremano al solo pensiero. E mio figlio non può scendere in Sicilia per via del lavoro. Bella domanda: come sarà avere una nipote con un accento diverso? Ci avevo pensato, in effetti, ma mai riflettuto a fondo. Da una parte penso che potrebbe essere bello; avremmo una famiglia più colorita. Ma dall’altra parte sarà, come dire, strano. E poi mi rattrista anche pensare che non conoscerà niente del suo luogo d’origine. Della Sicilia intendo. Certo, si potrà documentare; ma le pagine dei libri non ti possono dare una vita vissuta in questa terra. E la mia devo dire che è stata abbastanza piacevole; con qualche dolore, si, ma dopo la pioggia torna sempre il sole, giusto? Se potessi cambiare qualcosa della mia vita cosa sarebbe?Beh, non saprei. Forse desidererei che i miei figli fossero rimasti qui.

Un pensiero riguardo “L’INTERVISTA

  • 3 aprile 2013 in 21:41
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    Bellissimo pezzo!

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