Il Lions Palermo dei Vespri promotore di cultura

(Carmelo Fucarino)

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Da sx Antonino Piazza, Gaetano Basile, Vincenzo Ajovalasit, Gabriella Maggio ed Attilio Carioti

 

Venerdì 5 aprile 2013 l’esemplare esperienza dei Caminetti culturali del Lions Club Palermo dei Vespri, dal titolo “Le molte stagioni di Palermo”, si è conclusa nella sala del Caminetto del Grand Hotel et des Palmes di Palermo, luogo che non poteva essere meglio emblematico ed appropriato. La ha ritmato a cadenze mensili dal dicembre scorso il Presidente, dott. Vincenzo Ajovalasit, che vi ha fortemente creduto e li ha sostenuti e incentivati come fiore all’occhiello del suo incarico. Si è trattato di una lunghissima passeggiata attraverso l’intera storia della cultura siciliana dalle sue origini ad oggi. Non poteva scegliersi tema più consono ed utile, data la ricchezza della nostra storia, delle sue rivoluzioni socio-politiche, economiche e culturali che hanno segnato i vari passaggi della vita della nazione Sicilia, e che sono in genere da noi stessi misconosciuti e colposamente trascurati.

Le molteplici e complesse angolazioni di questo straordinario iter sono state indagate e sviluppate da esperti del nostro Club che ha voluto mettere a frutto anche queste altre professionalità che presenti sicuramente negli altri club rimangono inerti come presenze di stanchi e inutili riti conviviali. Perciò l’analisi fatta dalla dott. ssa Lucina Gandolfo, esperta e dirigente nel Museo Archeologico Salinas che ha analizzato le vicende dei coni monetali della città dall’età classica fino al periodo arabo-normanno, accompagnata dalla delucidante serie fotografica delle ricerche sul campo nell’area palermitana di età greca dell’archeologo prof. Amedeo Tullio, che ha illustrato anche gli sviluppi archeologici successivi in aree catacombali ecclesiali. Sono seguite le analisi degli sviluppi e delle prospezioni delle emergenze architettoniche fino agli inizi dell’Ottocento con un ricco e prezioso corredo di fotografie antiche da parte della prof.ssa Adriana Chirco. Il lunghissimo periodo storico che va dalla conquista araba fino all’età aragonese è stata esaminato dal punto di vista storico e culturale, con i grossi e imprescindibili limiti che ha comportato l’eccessiva estensione cronologica, dalla prof.ssa Renata De Simone, esperta dirigente nel nostro Archivio storico, e da me Carmelo Fucarino. Infine in questa ultima serata l’ing. Attilio Carioti si è cimentato nell’arduo e immane compito di seguire lo sviluppo delle aree urbane dai primi insediamenti fino ad anni quasi recenti. Un tocco di originalità è stato dato a conclusione del ciclo dalla storia dei siti architettonici con postazioni di orologi da parte del dott. Antonino Piazza. La serata e tutto il ciclo sono stati coronati da una riflessione critica e da un’analisi, purtroppo limitata dall’ora e dallo spazio temporale, sulle tendenze culturali della “Palermo oggi”, viste e inquadrate in un contesto più ampio e generale, e sui temi e sugli scrittori, con un taglio volutamente esclusivamente “al femminile”, in omaggio alla nuova narrativa di Leda Melluso, Egle Palazzolo, Rosa Maria Ponte e Evelina Santangelo, presentate nelle loro personalità e peculiarità narrative. Tutte le serate sono state rallegrate e alleggerite dagli aneddoti, curiosità e facezie del popolare affabulatore Gaetano Basile, ultima serata con le gustose spigolature sulle vie palermitane, la cui analisi sono un pezzo di estrema importanza documentaria della nostra storia, come mirabilmente ha dimostrato Mario Di Liberto con i suoi due ponderosi volumi di ben oltre 4.500 voci del Dizionario storico toponomastico della città di Palermo, appena edito e che sarà presentato all’auditorium Rai giovedì prossimo.Questo posso dire in estrema sintesi sull’affascinante esperienza vissuta dal Club e verificata dalla presenza qualificata anche da parte dei numerosi invitati che hanno sempre riempito la sala. Sarebbe occorsa un’altra serata di verifica e di analisi dei risultati e della validità o meno dell’esperienza maturata, che come prima ha avuto le sue pecche. Una osservazione: sarebbe consigliabile restringere e meglio circoscrivere gli argomenti dei convegni per dare un taglio più snello e scientifico. Il mio naturalmente vuol essere un input a nuove esperienze, che, so, stanno a cuore anche al prossimo presidente. Perciò un umile consiglio: l’uscita dal limitato e ristretto ambito associativo e l’apertura di queste iniziative alla società tutta, palermitana e, attraverso un’adeguata promozione e una costante informativa mediatica. Mi spiego meglio. So di parlare a vuoto, per un certo clima che ho respirato in diverse occasioni in riunioni societarie. Già in altre occasioni ho fatto sentire la mia opinione sul tema e vi ritorno senza perdermi d’animo. Può un club di service occuparsi anche del service dell’acculturazione in una società de-alfabetizzata e volta soltanto ai cinguettii e ai visini? Un tempo il fenomeno si chiamava analfabetismo di ritorno. Oggi la formula sta anche troppo stretta. Può un professionista cancellare la sua formazione culturale e votarsi ad essere solo medico, ingegnere, architetto, geometra o ragioniere,in una parola tecnico esperto e qualificato nella sua professione, senza essere in prima istanza “uomo” nella sua completezza e complessità, detentore di tutti gli attributi della Humanitas, cioè dell’essere uomo? Abbiamo sotto gli occhi le rovine e le stragi quotidiane in una società retta dai cosiddetti tecnici che sono passati sulle anime. So che da una parte dei Lions questo aspetto dell’attività sociale è ritenuto un’indebita intrusione. Ma io continuo a insistere: può una associazione di service isterilirsi in esclusive pratiche di assistenza materiale, trascurando completamente lo spirito? L’ultimo presidente generale aveva avanzato nel suo appello una timida proposta di cultura, quasi giustificandola timidamente con la sua esperienza di vita, ma poi il tutto è rimasto un elegiaco spunto di buonismo culturale e basta. Questa nostra esperienza, sono certo, è valsa a qualcosa per i soci che vi hanno partecipato e per coloro che si sono associati dall’esterno all’iniziativa. Forse è mancato qualcosa: il concetto e lo slancio propulsore del service. Per questo forse molti del nostro stesso club lo hanno snobbato indirizzati soltanto ai grandiosi progetti tecnici messi in atto dagli organi regionali. Si può con poca spesa fare in piccolo qualcosa di utile e necessario. Perché, mi dispiace ribadire una cosa ovvia e da tutti ammessa ormai, anche da quelli che pensano alle semplici brutali leggi dell’economia: la cultura non si vende e non produce mercato. Quanto di più falso possa esserci in una società mercantilistica che misura la produzione a metri cubi e a pil e pertanto uccide l’uomo, qualsiasi uomo che fuori dal proprio lavoro ha estremo bisogno di gustare l’arte, ha sete di conoscenza, se non vuol essere puro automa.  Perciò il mio appello al nuovo imminente presidente e a tutti i club di Italia che leggono per fortuna questo blog. Se volete salvare questa Nazione di pecore e di sudditi, spendete in cultura per farne “uomini liberi”. Perciò insisto che le attività culturali abbiano pieno titolo e rispetto come service e pertanto siano aperte come tali a tutta la città, siano promosse come opere di formazione sociale, alla pari degli altri nostri grandiosi interventi settoriali. Perché questo progetto coinvolge tutta la società nel suo complesso, ricchi e poveri, professionisti e operai, giovani e anziani, senza discriminazioni razzistiche di età, di orrida fama spartiata. Se non esiste più l’uomo avete voglia di cercare il professionista, avete voglia di sperare in una società equa e solidale. Può questa prosperare fra volgarità ed improperi, fra oscene aggressioni verbali? La violenza è delle bestie, la salvezza in questo becerume imperante può venire solo della cultura, dal service della cultura. E anche i Lions saranno responsabili dello sfacelo, non solo i soliti colpevoli, le famiglie e l’immancabile scuola.

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