QUANDO L’UOMO E LA DONNA ANDAVANO IN TANDEM

( Carlo Barbieri)

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C’era una volta il tandem, e gli uomini e le donne ogni tanto ne compravano uno e cominciavano a pedalare insieme. Era bello, andare in tandem. Due sellini, quattro pedali, e qualche cestino davanti e dietro dove sistemare i bambini che, pedalando pedalando, venivano fuori. Era bello, andare in tandem, ma non era facile. Bisognava imparare a starci in due, e già questo impegnava un pò. Poi bisognava mettersi continuamente d’accordo sulla direzione da prendere, e anche questo non era facile. E darsi da fare di più quando l’altro dava segni di stanchezza, sforzarsi sui pedali quando c’erano le salite, magari senza farlo vedere. Tanto dopo c’era la discesa e allora vaiii… lu, lei e i bambini, se c’erano, tutti a ridere felici. Lui ogni tanto fermava il tandem dicendo che doveva sbrigare cose urgenti.

Oppure smetteva di pedalare quando c’erano le salite, oppure lasciava lei parcheggiata "a guardare il tandem" e andava a farsi gite con altri. Con altre bici, e forse con altri tandem. Le donne erano state allevate con l’idea che sul tandem le cose andassero così per legge naturale, e che ribellarsi era stupido perché pedalare era una cosa pesante, roba da maschi. Passò molto, molto tempo e a un certo punto le donne cominciarono a chiedersi se questa legge fosse veramente sacra e inviolabile, o se l’erano inventata gli uomini. Fu così che, sempre più spesso, uomini che tornavano ai parcheggi scoprivano che le loro donne se n’erano andate con tutto il tandem. Avevano cominciato  a pedalare da sole. Le donne  si organizzarono sempre meglio e da quel momento per i tandem cominciarono tempi duri. Se ne vendevano sempre meno, e sempre più spesso se ne trovavano abbandonati per strada. Le donne si fecero progettare bici più piccole ma complete di tutto, inclusi i cestini per trasportare i rari bambini e i sempre più frequenti cagnolini e gatti di compagnia. Si fecero mettere anche un sellino d’emergenza, di quelli ripiegabili, dove sistemare un eventuale compagno di viaggio destinato il più delle volte ad essere temporaneo. Sì, destinato ad essere temporaneo, perché stare in due su una bicicletta piccola, scomoda e sbilanciata non è facile e, si sa, è meglio fare scendere il nuovo arrivato che rimettere in discussione tutto. Oggi la donna va avanti pedalando caparbiamente per la sua strada, stressatissima dalla fatica  disumana di tenere in piedi una bici carica su cui lei è la sola a pedalare e la sola a scegliere la direzione. Una bici su cui è sola. E l’uomo? L’uomo è tornato al triciclo.

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