HIROSHIMA 6 AGOSTO 1945

(Gabriella Maggio)

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Subito dopo essere stato insignito del Premio Nobel per la Fisica nel 1938, Enrico Fermi da Stoccolma si dirige direttamente negli U.S.A. per sfuggire alle leggi razziali, promulgate in quell’anno dal Fascismo, che sicuramente l’avrebbero colpito perché sposato con una donna ebrea. Negli States continua le sue ricerche e la riuscita dell’esperimento eseguito a Chicago di bombardare nuclei di atomi di uranio con neutroni provocando una reazione a catena che produce grandi quantità di energia è annunciato in codice dall’ Ufficio statunitense per la Ricerca e lo Sviluppo: ” Il navigatore italiano è arrivato poco fa nel nuovo mondo”. Nel 1939 Fermi ed Einstein scrivono a Roosevelt per chiedere il finanziamento degli studi sull’energia nucleare a scopi militari, perché temono che la Germania sia avanti nelle ricerche e che possa minacciare il mondo con armi atomiche. Ottenuto il finanziamento di 140.00 dollari, Fermi si concentra esclusivamente sulla realizzazione del suo progetto e non sui possibili ed immediati usi bellici.

Il 14 luglio 1945 in New Mexico, vicino a Santa Fé , gli scienziati realizzano la prima esplosione nucleare . Gli effetti appaiono subito tremendi. Ricorda E. Segré che pur a 14 chilometri di distanza dall’esplosione attraverso gli occhiali scuri si percepì una luce tanto intensa da far temere che tutta l’atmosfera s’incendiasse provocando la fine del mondo. L’esito dell’esperimento viene comunicato col messaggio in codice :” i bambini sono nati felicemente” al presidente Truman che si trova alla Conferenza di Postdam, da dove nei giorni seguenti lancia l’ultimatum al Giappone : “ L’alternativa alla resa incondizionata sarà l’immediata distruzione del Giappone”. Naturalmente il Giappone lo respinge. W. Churchill commenta così :” Resta il fatto storico, e sarà giudicato dai tempi venturi, che la scelta dell’uso o del non uso della bomba atomica per costringere il Giappone alla resa non fu posta nemmeno. Attorno al nostro tavolo l’accordo fu unanime , né mai sentii soltanto accennare che si sarebbe potuto agire in modo diverso”. Questo ricordo ci dice come non sia prevedibile la conclusione di un’azione iniziata per motivi di pura ricerca. In seguito E. Fermi si rifiutò di costruire altre bombe atomiche e A. Einstein si schierò apertamente per l’uso pacifico dell’energia nucleare. Ma più di ogni ricostruzione storica nel ricordo del 6 agosto ha forza la parola dei sopravvissuti. I documenti storici perdono col tempo intensità, via via che tacciono le voci ed i volti dei testimoni oculari che ci parlano direttamente. Naturalmente restano le registrazioni.

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