La cultura piange a Palermo. In ricordo di Nino Aquila

(Carmelo Fucarino)

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Molti addetti culturali dei salotti di Palermo, molti opinion makers e operatori lo chiamavano per nome e lo invitavano sempre ed immancabilmente. Era il punto di riferimento di tutte le associazioni e di tutti i momenti di aggregazione e di confronto culturale della nostra città, presente come illustre invitato, spesso come attivo partecipante con i suoi interventi moderati ed illuminanti. La sua voce ferma e sicura, il suo eloquio scorrevole e chiaro, ma anche profondo nelle considerazioni e nelle riflessioni, sorretto e confermato dal suo portamento possente ed austero, illuminato però da un sorriso, reso avvincente dal suo umorismo, dall’ironia che nel complesso richiamava un non so che di English style. Per questo incuteva in me un profondo reverenziale riserbo, una sensazione di rispetto e di distanza, pur nella differenza di opinioni. Era la presenza e l’essenza della Palermo della cultura attiva e partecipata, ogni qualvolta c’era da discutere su questioni storiche o letterarie, su libri e opere d’arte. Oggi so per certo che mancherà qualcosa di unico negli incontri culturali di Palermo, una presenza insostituibile, ci sarà un vuoto incolmabile.

Nino Aquila, che nomen omen, altisonante e nobile, il volo alto e superbo del re dei cieli!  L’incredibile e l’eccezione nel panorama palermitano era la sua professione espletata con serietà e competenza, uno specialista in Radiologia e Fisioterapia, quanto di più tecnico possa esserci nella professione medica. Un rapporto umano verificato attraverso una scansione complicatissima di raggi x e di parametri di lettura. È stata per lui la “professione”. Poi in una dimensione “altra” la cultura, due mondi lontanissimi che si incrociavano in una personalità forte ed austera. Se ci rifletto bene anche a Palermo la cultura non è stata e non è appannaggio dei letterati e dei “professori”, ma, apripista Meli abbate Giovanni, Arcade, ma medico condotto di Cinisi e poi professore di chimica, ha una serie di uomini provenienti dalla scienza medica e da quelle tecniche (alcuni ingegneri ed architetti, un botanico, addirittura un istologo ed embriologo, assai attivo nelle patrie lettere e nell’arte). Ma c’era anche fra le due vite, un amore inesausto e perenne, l’amore che assorbe l’intera esistenza, la filatelia. Era la ristrutturazione della Storia attraverso quel quadratino, oggi piccolo rettangolo, che dal momento della creazione stabile della lettera e cartolina postale aveva segnato tutte le tappe del progresso umano. All’inizio semplici contrassegni, poi teste coronate, poi la vita intera delle società attraverso quei disegnini d’arte, semplici simboli statuali o artistici disegni commemorativi. Peccato, peccato mortale gravissimo della Posta italiana quello di avere eliminato i francobolli storici e artistici e averli sostituito con freddi ed inutili talloncini. Il dottor Aquila è stato per una vita lo storico appassionato, la guida instancabile della filatelia siciliana, titolo che è stato riconosciuto da tutte le associazioni internazionali che lo avevano cooptato come membro. Apprendo di un’altra a me ignota sua passione, quella dei motori, con la sua scrittura sportiva e soprattutto con la sua partecipazione alla Targa Florio e al Giro automobilistico di Sicilia. Un’altra dimensione dell’uomo, alto e possente nel ruggito dei motori futuristi e marinettiani, l’uomo che io ho conosciuto come direttore del Museo del Risorgimento, nel recupero della bandiera garibaldina e nella nuova organica sistemazione della sala dopo il restauro, ma soprattutto l’organizzatore di eventi e la voce di una cultura che ha trovato dal momento dell’annessione della Sicilia il centro propulsore, per più di un secolo e mezzo, nella illustre Società Siciliana per la Storia Patria, che ha chiuso la sua attività ingloriosamente, appena in tempo almeno per la lectio magistralis di Lucio Villari e l’alto discorso del Presidente Giorgio Napolitano sui fini e sul valore dell’autonomia siciliana. Negli ultimi colloqui avuti il suo, il nostro cruccio, questo rovinoso fallimento della cultura palermitana, lo sbaraccamento di quella sede gloriosa di piazza S. Domenico, la chiusura sine die della ricchissima biblioteca, suo fine istituzionale assieme alla promozione della cultura anche attraverso il suo prestigioso Archivio storico, quella sala di lettura che tanti studiosi ha accolto per i suoi testi unici e rari, l’uso improprio della nobile sala che ci ha visti tanto tempo riuniti sotto quelle mitiche figure a parlare di storia e di letteratura. Una fitta al cuore che ha dovuto provare ultimamente, come me e tanti innamorati della cultura e di Palermo, quando la finta, commerciale ed esclusiva “marea di libri” ha visto davanti agli antichissimi scaffali polverosi la mostra e vendita di profumi e pelletterie.

Un pensiero riguardo “La cultura piange a Palermo. In ricordo di Nino Aquila

  • 22 settembre 2013 in 10:05
    Permalink

    Di Nino Aquila ricordo il tratto signorile, la sensibilità poetica e la profonda cultura. Ho avuto il privilegio di
    ricevere alcuni suoi consigli e ne ho fatto tesoro nel
    prosieguo della mia attività letteraria. E’ vero: lascia
    in ognuno di noi un vuoto incolmabile!
    Pippo Pappalardo

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