EUROPA, EUROPA

( Pino Morcesi)

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Si torna a parlare d’Europa, ma con toni polemici, a pochi giorni dalle elezioni del Parlamento della U.E. Mi torna in mente quello che diceva Edmund Husserl, quasi cento anni fa, che si può compendiare così : Il pericolo più grave che minaccia l’Europa è la sua stanchezza. La stanchezza si coglie facilmente nella mancanza di un politica capace di dare risposte alle domande sempre più pressanti di cittadini ed immigrati. Mentre ci sembra indebolito lo stato nazionale, non vediamo profilarsi all’orizzonte uno stato europeo. Questa condizione di limbo, di assenza, pesa di più a causa della forte e persistente crisi economica, che getta una luce impietosa anche sulla politica nazionale e sovranazionale. Appare difficile credere tanto ai politici eletti, che agli esperti. L’europeismo è perciò minacciato da vari punti non ultimi i movimenti contrari, presenti un po’ in tutti i Paesi dell’Unione.

Il processo di rafforzamento dell’idea europea, pur messo in moto dalla crisi, è troppo lento, rispetto ad un elettorato rabbioso. La protesta però, a ben guardare, più che contro l’Europa è contro la politica interna, che per inefficienza e per non prendere decisioni impopolari ha delegato le responsabilità di governo ad esperti non eletti. Così sembra che l’Europa viva soltanto nella mente dei pensatori. Secondo lo storico francese L. Febvre il progetto europeo potrà svilupparsi solo quando si avrà consapevolezza del proprio passato e quando apparirà un rimedio disperato. Proprio guardando al passato ci si rende conto che l’Europa è una civiltà che affonda le sue radici nel Medioevo; i suoi confini sono stati delimitati dall’espansione della Chiesa verso est fino alla Russia. E quando nel ‘500 il fronte della cristianità si frammenta si trovano altri elementi di civiltà comune, negli studia humanitatis o nei confronti della nuove scoperte geografiche, nella rivendicazione dei diritti naturali e delle libertà costituzionali. Ma il passato da solo non basta, se non difendiamo la coesione della civiltà europea attraverso riforme radicali in ambito legislativo e monetario, in grado da operare il passaggio dalle alte idealità dei Padri Fondatori, che oggi la maggioranza dei cittadini europei sente astratte, al concreto sentire popolare .

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