Il dialetto siciliano a Castelmola

(Giovanna Sciacchitano)

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Terrazza sul magico mare di Taormina, caratterizzata da panorami mozzafiato, ricca di vestigia delle civiltà greca, romana, araba e normanna, Castelmola è uno dei borghi più belli d’Italia. Nella cornice incantata di questo paesino, il 30 Agosto u. s. presso l’Auditorium Comunale, in piazza S. Antonino, si è svolta l’edizione estiva della Rassegna di letteratura e musica siciliana «Il siciliano un linguaggio da salvare?». Lo spettacolo culturale, già rappresentato con successo a Poggioreale (TP), si prefigge l’obiettivo di risvegliare l’interesse dei siciliani per una letteratura dialettale che sta cadendo nell’oblio anche a causa del progressivo indebolimento che ha sofferto negli anni il dialetto in cui essa è scritta.

Il progetto di recupero dell’interesse verso i dialetti e la letteratura di Sicilia è stato ideato e proposto da Giuseppe Pappalardo, attento studioso del dialetto siciliano e autore di versi che testimoniano una sua personale ricerca lessicale. La manifestazione si è potuta realizzare grazie anche all’entusiasta partecipazione di poeti e attori che condividono gli stessi interessi culturali di Pappalardo, ma soprattutto la sua stessa passione per il dialetto siciliano: Calogero Cangelosi, Elisa Moschella, Alba Pagano, Maria Grazia Proietto, chi scrive. A Castelmola hanno fatto gli onori di casa il Sindaco Antonino Orlando Russo e l’Assessore al Turismo Eleonora Cacopardo. La Rassegna è stata condotta dalla brillante e poliedrica Angela Maria Vecchio, docente prestata alla presentazione di eventi culturali. La Rassegna ha avuto inizio con un’interessante relazione in cui Giuseppe Pappalardo ha fatto un excursus storico sulle dominazioni che si sono susseguite nell’isola e sull’evoluzione dei dialetti di Sicilia, dando testimonianza delle influenze linguistiche nei secoli (greco, latino, arabo, francese antico, catalano, etc.) e spiegando perché il dialetto è «un linguaggio da salvare». Lo studioso ha parlato delle cause che hanno portato al disuso del dialetto, individuando tra queste la persistenza di remore da parte della Scuola, l’uso anomalo fatto da certa cinematografia e da certa televisione, la scarsa attenzione degli stessi siciliani. Pappalardo ha concluso dicendo che nel mondo attuale, informatizzato e globalizzato, i siciliani hanno ancora motivi per conoscere e salvaguardare il dialetto di un’Isola in cui ognuna delle civiltà che vi ha dimorato ha lasciato la sua impronta linguistica. La conoscenza del dialetto è infatti necessaria per comprendere la storia stessa della Sicilia, oltre che la sua letteratura.Si sono poi alternati momenti di poesia dialettale e intermezzi musicali a cura del fisarmonicista Antonio Cundari, che ha regalato al pubblico tre antiche e rappresentative canzoni siciliane: Mi votu e mi rivotu, E vui durmiti ancora, Vitti na crozza. La lettura di sei poesie di grandi autori dialettali siciliani è stata affidata ai suddetti poeti e attori, provenienti dalla Sicilia orientale e occidentale. Elisa Moschella, poetessa e soprano, e Maria Grazia Proietto, attrice di prosa, hanno recitato due ottave del monrealese Antonio Veneziano (un grande ma poco noto poeta del Cinquecento), oltre che un sonetto del catanese Nino Martoglio e un sonetto dell’agrigentino Alessio Di Giovanni; Alba Pagano, poetessa, ha recitato un’ode dell’illustre letterato palermitano Giovanni Meli; Calogero Cangelosi, affermato poeta e scrittore, ha recitato una famosa lirica del bagherese Ignazio Buttitta legata al tema della Rassegna; Giovanna Sciacchitano, poetessa e giornalista, ha recitato un delicato componimento del poeta Santo Calì di Linguaglossa. Nel prossimo futuro il progetto-rassegna «Il siciliano: un dialetto da salvare?» andrà a Gibellina, Cefalù e Palermo. E c’è la volontà e il desiderio dei suoi promotori che questa «Rassegna di letteratura e musica siciliana» diventi itinerante e raggiunga ogni località in cui è apprezzata la letteratura della nostra Sicilia.

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