LA CRISI C’È O È UN PRETESTO?!

(Pietro Manzella)

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L’appartenenza al “Lions Club International” deve potere significare per ciascun affiliato una capacità ultronea di comprensione delle vastissime potenzialità che l’Associazione Internazionale possiede nell’aiutare coloro che nel mondo hanno bisogno, spesso anche del minimo vitale, nel rispetto della dignità di “essere umano”. Dopo avere preso atto di questa “consapevolezza” si potrà, a mio avviso, parlare di “orgoglio di appartenenza”. Quando ciascuno di noi avrà ben chiaro che cosa è, cosa può fare e cosa offre il “Lions Club International”, allora potrà e dovrà essere orgoglioso di farne parte e lavorare per realizzarne gli scopi centenari ma mai tramontati, né obsoleti o diminuiti nella loro concretezza.

 

Ma per fare ciò, a mio avviso, occorre conoscere bene l’ambito in cui ci si muove, la struttura, le regole di vita comportamentali e quelle istituzionali, gli scopi e la missione, la visione, il codice dell’etica: in una parola ciascun lion deve essere formato in una scuola di “conoscenza”, non tanto culturale nel senso tecnico, ma informativo di mera informazione sionistica, in senso specifico. Si parla, ormai troppo, di crisi e cambiamento, ma crediamo veramente che il L.C.I. sia in crisi di valori o abbia bisogno di cambiare la sua struttura, i suoi principi? Oppure la crisi è dentro ciascuno di noi stessi? Sono convinto che la crisi numerica in alcuni paesi del mondo esiste perché è l’uomo stesso in crisi; è l’uomo che non trova più quello stimolo, quella forza e quell’orgoglio interiore di lavorare, insieme ai suoi simili, per altri esseri umani dislocati in tutto il mondo. La crisi, quindi, è dentro ciascuno di noi, dentro le proprie coscienze! Se manca nell’uomo, così come dice E. Bocchini, quella “dimensione metafisica” che lo trasforma in soggetto consapevole di possedere una dimensione che va oltre la sua fisicità e quella delle sue conoscenze fisiche, allora non si potrà parlare di cambiamento. Il primo cambiamento deve avvenire all’interno di noi stessi, nella consapevolezza di ciò che siamo e dell’obiettivo che vogliamo raggiungere, inseriti nella nostra Associazione Internazionale. Dice ancora E. Bocchini “l’Italia è fatta di tanti milioni di esseri umani, ma tanti milioni di esseri umani non fanno l’Italia”, per cui ogni lion è deputato, sin dal suo ingresso nel Lions Club International, a conoscere gli scopi ed a lavorare per attuarli “sic et simpliciter” con spirito di servizio incondizionato. Condivido il pensiero di Sirio Marcianò nell’affermare che bisogna “motivare i lions ad un più elevato livello di servizio”, ma proprio se riusciamo a fare comprendere le potenzialità a “donare” della nostra Associazione, potremo rafforzare l’orgoglio di farne parte attiva. Quindi, la prima cosa da fare, a mio avviso, è la conoscenza di ciò che si prefigge di raggiungere l’Associazione e poi, l’apprendimento di una metodologia di lavoro per il raggiungimento degli scopi (questa si che potrebbe essere innovata o adeguata alla società che è cambiata, come i nuovi mezzi di comunicazione, C.E.P., per esempio, ed altri). Occorre, altresì, comprendere la ragionevole consapevolezza della dignità dell’uomo, mediante quell’umiltà che lo rende propenso a comprendere gli altri, pur mantenendo la forza dirompente di donare senza secondi fini. Dobbiamo imparare a volare come le aquile, lasciando alle numerosissime altre organizzazioni e/o strutture associative specialistiche (Caritas, etc.), finalità più ristrette e limitate, per rivolgere le nostre attenzioni ai bisogni del mondo intero. Se il morbillo debella ancora milioni di bambini, saranno questi gli uomini e le donne che domani non potranno scrivere il futuro delle loro nazioni né del mondo intero, e noi non possiamo restare a guardare inermi o indifferenti. Ciò non significa che dobbiamo tralasciare i bisogni della comunità che ci circonda, che ci sta direttamente vicina nel territorio, ma occorre, a mio avviso, coordinare le proprie forze operative attraverso un programma di lavoro lionistico all’interno dei propri club, che consenta una scelta operativa, consapevole e ben strutturata nella ricerca del campo d’azione dell’aiuto umanitario. Ecco che una oculata indagine sul territorio e sulle potenzialità operative del proprio club, potrà consentire di operare al meglio per il bene degli altri. Solo se riusciremo a comprendere, solo se riusciremo ad ascoltare, solo se riusciremo a trasmettere tutto ciò agli altri, credo che la crisi dell’associazione finirà e non si parlerà più di mutamento, avendo ben compreso la vera essenza della nostra appartenenza, la vera essenza di essere Lions e l’orgoglio di farne parte, non può mutare e non può andare in crisi, poiché ci deve tenere sempre svegli ed all’erta, come, affacciati alla finestra, diventiamo attenti osservatori di quello che succede nel mondo. Ciascun lion, appartenente ad ogni club, deve essere il “grillo parlante” nei confronti delle istituzioni, che non svolgono il loro dovere verso i soggetti e cittadini più deboli, né il concetto di “sussidiarietà” deve significare sostituzione ai compiti istituzionali degli Enti pubblici all’uopo preposti. L’amministratore deve amministrare bene la “res pubblica” e quando non lo fa, è compito Lion ricordarglielo in tutti i modi, con i quali la legge dello Stato ce lo consente. Allora non lasciamo che la “crisi” diventi il paravento dietro il quale qualcuno che non è propenso a lavorare lionisticamente, vi si trinceri dietro e si trasformi in pretesto per seminare zizzanie o discordie che minano la gioia che deve, invece, aleggiare dentro ogni club, tra i suoi affiliati, per costruire e non distruggere il lavoro di tanti per beghe intestine create a volte per mero arrivismo o carrierismo, spinto non da spirito di “servire” per i veri bisogni dell’umanità ma per becero e meschino egoismo personale. Pensiamo, anche per un attimo, al senso di responsabilità di ciascun lion, al suo ruolo ed al compito che egli svolge o al quale è chiamato, al momento dell’ingresso nel club con la cooptazione, per riflettere, con maggiore vigore, alla bellezza e grandiosità nell’affermare di essere Lion della più grande Associazione umanitaria del mondo.

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