CLASSICO ANCORA OGGI

(Irina Tuzzolino)

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Classico deriva da classe ed è un termine ricorrente in contesti comunicativi diversi. Come tante altre parole classe viene dall’antichità romana dove classis indicava ciascuna delle cinque categorie in cui Servio Tullio divise il popolo romano in base al patrimonio fondiario. Classico da classicus indicava chi apparteneva alla prima classe dei cittadini, riferito a scrittori quelli di prim’ordine. Aulo Gellio, dotto autore del II secolo d.C., per primo usa in senso traslato la parola classico per indicare poeti e scrittori di elevata qualità. Nel Medioevo si ricerca la qualità morale oltre che formale ed il termine classico indica gli scrittori che sono proposti nelle scholae a fini educativi. Ma è nell’Umanesimo-Rinascimento che si afferma universalmente la religione dei classici, a cui tendere per plasmare la propria vita e la società, oltrepassando l’ingombrante età di mezzo. I classici dominano la vita culturale dei dotti che ne elaborano una sapiente tecnica di imitazione, che con alterne vicende segna lo sviluppo della cultura dei secoli successivi.

Dopo la parentesi del Barocco e del Romanticismo, che mette in ombra il termine ed il concetto di classico, nel Novecento la parola si estende a tutti i settori della cultura con implicazioni estetiche, ma anche morali e politiche. Classico assume quindi un significato metastorico e le connotazioni di una categoria della cultura occidentale. La definizione di classico è data da Italo Calvino in Perché leggere i classici- A. Mondadori -1991: Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Difficile trovarne una migliore.

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