OMAGGIO A MARTHA GRAHAM AL MASSIMO DI PALERMO

(Salvatore Aiello)

Per la Stagione 2015 di Opera e Balletti un appuntamento del tutto suggestivo per omaggiare una delle più grandi coreografe del XX secolo: la statunitense Martha Graham, insigne sostenitrice e creatrice della nuova danza, frutto di una accesa sensibilità culturale e sociale, che, obbedendo al desiderio e all’istinto, affida alla fatica, al linguaggio del corpo e alla fisicità forme di profonda espressione per comunicare le più recondite emozioni che l’animo umano può nutrire.Il 1927 segna una data storica, quasi rivoluzionaria, allorché ebbe inizio la Martha Graham School of Contemporary Dance ed Heretic si può considerare il manifesto, in sintonia universale, del pathos moderno.La Graham entrata nella leggenda per la felice capacità di creare e comporre in relazione con gli artisti più significativi, tra i quali lo scultore Noguchi, si impose con ben 181 coreografie che inverano il nuovo stile affidato all’attento uso della respirazione che consente armonici contraction and release.Una coproduzione New York – Palermo è approdata al Teatro Massimo con la voglia di integrare il suo Corpo di ballo con la grande compagnia americana e per l’occasione sono stati riesumati tre brani storici che costituiscono pietre miliari della sua produzione. Certamente il confronto se è stato eccitante e soprattutto interessante, l’inserimento non è stato sempre allo zenit, d’altra parte i componenti venivano da tradizioni e storie diverse; il corpo di ballo del Massimo è stato ignorato o quasi male impiegato nel tempo andato per cui forse necessiterebbe di rinnovamento e ringiovanimento per accrescerne potenzialità, ma siamo convinti che la nuova gestione, per la passione che le riconosciamo, saprà dare nuovo impulso e vitalità. Ad apertura Diversion of Angels con musica di Norman  Dello Joio vedeva impegnati solamente i danzatori palermitani chiamati a fornire una prova dello stile nuovo sperimentando quei movimenti secchi ed angolosi accompagnati da gestualità geometrica pronta a mutare ritmi e figure descrivendo nello spazio le varie stagioni dell’amore. La coreografia non cede a storie ed intrecci ma ciò che l’amore produce come sensazione e trasalimenti e tre coppie in bianco, rosso e giallo ce ne offrivano un articolato  sentire per siglare l’amore adolescenziale, erotico ed adulto e quindi quello delle ragazze, delle amanti e delle femmine mature. Di buona resa Romina Leone e Daniele Chiodo The Couple White, Francesca Bellone e Riccardo Riccio The Couple in Red e Giorgia Leonardi e Vito Bortone The Couple in Yellow.Acts of Light con musica di Carl Nielsen, secondo brano della serata, dava vita al connubio e al confronto dei due corpi di ballo. Pur essendo un lavoro della maturità della Graham riluce di  una dimensione neoclassica anche se promana di sensualità e di energia ben interiorizzate ed espresse in Converation of lovers da Charlotte Landreau e Lloyd Knight mentre in Lament si affermava Elisa Arnone avvolta da un frusciante peplo bianco che ne stagliava il profilo drammatico.Ma il pieno favore del pubblico, anche per la più felice  fusione dei coreuti che hanno fornito una prova di tenace impegno, è andato alla terza coreografia  che Marta Graham concepì quasi novantenne   The Rite of Spring su musica di Igor Stravinsky, frenetica celebrazione pagana della comunità indo-americana incentrata sul rito della fertilità che impone il sacrificio di una vergine era interpretata abilmente e in maniera struggente da Peiju Chien-Pott che nei panni de The Chosen One figurava per scioltezza e maturata tecnica in perfetto accordo tra respirazione ed espressione e con lei Ben Schultz The Shaman vigoroso ed imponente. La discreta direzione orchestrale era affidata a Michael Schmidtsdorff in continuo dialogo col palcoscenico.Trascinanti gli applausi alla fine, da un pubblico non molto numeroso, per uno spettacolo comunque elegante e di buona tenuta.

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