L’ASSOCIAZIONISMO È IN CRISI? ABBANDONI E RICAMBIO GENERAZIONALE

(PDG Giampaolo Vergombello)

Quando nel lontano 1981 ho partecipato con altri 21 amici alla Fondazione del mio Club, mi ricordo che il pensiero ricorrente e che ci riempiva di orgoglio facendoci sentire importanti si rifaceva alla consapevolezza di appartenere ad una Associazione che navigava verso un milione e mezzo di iscritti appartenenti a tutti i più importanti Paesi del Mondo e che l’Italia rappresentava il Multi Distretto più frequentato d’Europa con quasi 50.000 soci. Il riprendere ora questa sensazione che provavamo sarebbe come cavalcare le praterie dell’inverosimile e non mi soffermo su ciò che da ormai diversi anni alcuni amici hanno investigato per cercare di conoscere le ragioni che hanno provocato abbandoni dell’ordine ormai di diverse decine di migliaia di iscritti e di come le nuove generazioni interpretino il messaggio che noi abbiamo per tanti anni condiviso che ci ha portati ad essere disposti a destinare la nostra “intellighenzia” e le nostre risorse per “servire” così come recita il nostro motto. Infatti le analisi e i provvedimenti fino ad oggi ritenuti strategici per invertire la tendenza hanno persino portato certuni  ad affermare paradossalmente che si sentivano appagati dal fatto che con tali strategie essi erano riusciti a far perdere meno soci di quanti diversamente avremmo potuto registrare senza la loro intelligente azione. Forse il maggior difetto dei tempi nostri, che è presente a tutte le età, si rifà al concetto filosofico secondo il quale un soggetto pensante non ammette realtà al di fuori di se stesso e considera tutti gli altri come percezioni momentanee, questo grave difetto si chiama soggettivismo, individualismo, solipsismo; diverse persone con le quali abbiamo frequentemente a che fare, anche se non lo danno a vedere, si considerano antropologicamente migliori, più sagge, giuste, virtuose, capaci, esteticamente ed eticamente superiori perché sono accecate dall’ego riferimento. Invito gli amici lettori siciliani a prestare attenzione a questa osservazione e scopriranno che molte persone del loro entourage obbediscono a questa raffigurazione. Noi nel Veneto abbiamo più volte riscontrato la presenza di tale atteggiamento. Credo che le giovani generazioni non siano disponibili all’associazionismo di questa fattispecie perché non attratte da canoni desueti e non accettino che una grandissima parte di quelli che calcano la ribalta siano dei virtuosi della sfumatura, della circonlocuzione del dire non dicendo e del non dire dicendo; i giovani sanno che molti di costoro manifestano una idiosincrasia cocciuta alla presa di posizione netta, alla scelta di campo che, se viene fatta, se ne sfumano i confini così da non dare mai l’impressione di valicarli. Temo altresì che le giovani generazioni avvertano il pericolo derivante da azioni che snaturino l’identità dei singoli e siano infastiditi dalla burocrazia che ancor prima di giungere al sodo si disperde in noiose interpretazioni facendo emergere la volontà di molti soci che si esercitano a dare un senso ai regolamenti e alle sfumature dimenticandosi spesso la nostra Missione. Credo che ai giovani venga voglia di osteggiare decisamente il ripetersi di reiterazioni delle solite affermazioni pedanti, sussiegose, apparentemente colte che sono come tutti sanno oltre che inutili le più noiose. Ciò che vale per tutti indipendentemente dall’età è la capacità di difendere la continuità del nostro agire secondo le migliori tradizioni; si parla di politiche innovative che non sono solo patrimonio dei giovani ma che però sembrano diventare un segnale di allarme per i gerontocrati avvinghiati al passato; ciò che va sempre fatto è che dobbiamo premiare i vincenti incoraggiandoli a realizzare di più per produrre benefici utili a tutti. Abbiamo anche sentito affermare altezzosamente da certe nuove leve che sono assurte a certi livelli di responsabilità, di essere duramente impegnate nel sociale, spesso questa tecnica o tattica che dir si voglia è stato solo lo strumento di affermazione sui palcoscenici delle assemblee, abbiamo anche riscontrato che nulla convince i gonzi che applaudono meglio di ciò che non capiscono; va detto però che ci sono per fortuna molti fra i nostri soci che fanno del bene senza ostentazione, riflettori ed applausi. Visti i risultati raggiunti fino ad oggi, sembra che i riformisti portatori di innovazione appartengano a tutte le diverse generazioni e da loro ci aspettiamo, tutta l’Associazione si aspetta con impazienza, quelle parole, quelle indicazioni, quella lezione che dia l’abbrivio al tanto invocato cambiamento, e per concludere io dico che qualche idea in testa credo di averla anch’io.Non posso chiudere senza affermare che sono onorato e lieto di essere estensore di un articolo che compare sulla Vs. rivista  “Il Vesprino” che ricevo e leggo con attenzione ed ammirazione. Un cordiale saluto a tutti gli amici siciliani

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