UN INCONTRO CON ENNIO MORRICONE

(Enzo Maggi*)

            Da sinistra:  PDG Mario Paolini, M.o Ennio Morricone , Enzo Maggi

Con la puntualità che contraddistingue ogni lion, martedì 21 giugno di quest’anno, alle 10 precise, quattro soci del Lions Club Roma Aurelium si sono ritrovati a Piazza Venezia sotto il fatidico balcone che, a prima vista, non sembra un vero e proprio balcone, ma una semplice balaustra un tantino sporgente dalla facciata del palazzo. Per cui non si capisce come poteva, in certe occasioni, apparire affollata di personaggi che facevano da corona all’illustre oratore. Accompagnati da queste riflessioni e nell’attesa che scoccasse l’ora stabilita per l’incontro con l’amico M.o Ennio Morricone, il Presidente Mario Paolini, il Segretario Francesco Lomonaco, il Consigliere Domenico Giglio e il sottoscritto si sono avviati verso l’abitazione dell’illustre socio con una andatura che si poteva definire turistica, ma che ha consentito di ammirare ancora una volta le  stupende inferriate che ornano i tre ingressi al portico della plurisecolare Basilica di San Marco Evangelista e il Palazzetto Venezia che, interamente demolito nel 1909, venne ricostruito quasi fedelmente quattro anni dopo, addossandolo ad una facciata del Palazzo Venezia. Non nascondo che provavo un certo timore al pensiero che di lì a qualche minuto mi sarei trovato al cospetto di una persona famosa in tutto il mondo, osannata, e al tempo stesso invidiata,  per le sue creazioni musicali, premiata con riconoscimenti nazionali e internazionali e che il nostro Lions Club Aurelium si onora di avere come socio effettivo da ormai trentacinque anni. E mi permetto di pensare che identico sentimento stessero provando anche gli altri amici che mi accompagnavano. Però quando il M.o Morricone ci venne incontro sulla soglia del suo appartamento e ci accolse con  grande cortesia e disarmante semplicità, dimostrando fin da subito totale disponibilità verso le attese dei visitatori, il timore reverenziale che ci pervadeva crollò di colpo e il M.o Morricone divenne immediatamente il socio Ennio. Non mancò in seguito che qualcuno di noi, rivolgendogli qualche domanda, usasse il “lei”: ma presto l’amicale “tu” riprendeva il sopravvento e il formalismo scompariva. Una grande sala, occupata da almeno quattro salotti completi di divano e poltrone, ci accolse con i suoi meravigliosi quadri e arazzi; e allora mi ricordai che tempo addietro, nel corso di una rapida visita di cortesia, Morricone mi aveva confidato che la vastità della sala, unita a quella del resto dell’appartamento, gli consentiva di praticare ogni mattina una specie di jogging domestico! Una volta terminati i convenevoli di rito e consegnato il leone di cristallo che il nostro Presidente internazionale Jitsuhiro Yamada ha voluto, tramite il Presidente Mario Paolini, far pervenire al nostro illustre socio in segno di riconoscimento dei suoi meriti artistici,  ha preso il via una piacevole e istruttiva conversazione che assolutamente non avrebbe poi potuto essere considerata formale intervista, considerato il clima amichevole e confidenziale con il quale si andava svolgendo e che avrebbe lasciato pochissimo spazio a frasi  virgolettate. Abbandonato il taccuino sul quale mi ero annotato gli argomenti da trattare, ho richiamato alla memoria di Morricone un incontro che si era tenuto nel lontano marzo del 2001, organizzato presso l’Oratorio del Gonfalone dall’amico Giorgio Dori, a quel tempo Presidente dell’Aurelium, per consegnargli il “Melvin Jones”, nel corso del quale furono eseguite alcune sue composizioni musicali, interpretate da tre musicisti che figuravano tra i preferiti del maestro. Il tutto documentato da una brochure realizzata per l’occasione e che conservo gelosamente, in quanto autografata da Morricone stesso e dagli esecutori dei quali il maestro ha ricordato la bravura e la carriera percorsa. Mi sia consentito un cenno particolare per la pianista Gilda Buttà, la meravigliosa interprete al pianoforte della colonna sonora del film “La leggenda del pianista sull’oceano” e per la quale il maestro anche in questa occasione ha avuto parole di sentito elogio.  Il richiamo fatto a Goffredo Petrassi, di cui era stato allievo al Conservatorio di Santa Cecilia, anche oggi ha consentito  a Morricone di sottolineare ancora una volta la sua predilezione per la musica cameristica e sinfonica di cui è stato compositore ed esecutore e nella quale non ha cessato di cimentarsi, non rinnegando comunque tutta quella produzione musicale che lo ha reso come il compositore italiano vivente più noto al mondo, partendo dalla sua attività di arrangiatore iniziata nel 1960 per la RCA italiana e continuata fino ai nostri giorni con le famose e ineguagliabili colonne sonore per la produzione cinematografica. E credo di aver avvertito nell’amico Ennio una punta di orgoglio quando, avendogli fatto notare – forse con scarsa eleganza – che nel passato immortali compositori come Bach, Haydn, Handel, Mozart  si impegnavano a comporre musica per poter poi beneficiare di concreti riconoscimenti da parte del magnanimo nobile che li aveva accolti alla sua corte, ha voluto ricordare, aggiungendo all’elenco anche Wagner, i tempi in cui, prima durante l’occupazione di Roma da parte dei tedeschi e poi con l’arrivo degli alleati e ancor prima di diplomarsi, suonava la tromba nelle orchestrine romane per poter sbarcare il lunario, in attesa di ricevere proposte di composizione per la radio, per la tv, per case discografiche, per arrivare infine alle colonne sonore per film.  Quasi a sottolineare, con quanto appena ricordato, il suo appassionato giovanile precoce impegno nel campo della musica. Comunque,  come prima affermato, Morricone ha sempre continuato a comporre quella musica che sicuramente meglio lo pone in armonia con il grande Petrassi. Lo spunto per ricordarlo gli è stato da me offerto quando ho citato un incontro di circostanza  svoltosi anni addietro, se non ricordo male, a Palazzo Colonna in Piazza Santi Apostoli, nel corso del quale  venne eseguita anche una sua rilettura dell’Inno di Mameli, composta proprio in sintonia con la musica da lui preferita. Nel florilegio delle esecuzioni del nostro inno nazionale possiamo annoverare molte  versioni offerte  da direttori di fama mondiale: quella propostaci dal nostro maestro si distacca per un minor aspetto marziale e per una maggiore vis creativa, che ben interpreta una predilezione per  la musica cameristica e sinfonica.  Però le considerazioni sulla musica  si sono fatte più profonde quando si è passati a riflettere sulla sua composizione e le tendenze che la connotano.  Afferma Morricone, dopo aver premesso che questa espressione artistica risente degli atteggiamenti che la società in quel momento assume: “ Essa progredisce di secolo in secolo e il compositore se ne appropria, la fa sua e la offre agli altri.” E’ questo il grande dono del quale godono i grandi, siano essi scrittori, filosofi, pittori, musicisti:  vedere e scoprire una realtà che c’era da sempre e che fa scrivere a Vito Mancuso nel suo libro “L’anima e il suo destino”,  “Quando Rembrandt dipingeva, non inventava nulla, vedeva; quando Mozart componeva, non inventava nulla, sentiva”. Ed è lo stesso Mozart ad affermare: “Tutto è già stato composto, ma non ancora trascritto. Alla domanda se ricorda sempre tutto quello che ha scritto, il maestro risponde che non può non ricordare le sue creature; ma poi, candidamente e con umana naturalezza continua: “ Però certe volte qualcosa dimentico!” Meno male! Ma queste brevi cadute di memoria Morricone le attribuisce alla circostanza che la musica è la meno concreta delle arti, perché  “…non esiste la composizione musicale in sé e per sé, alla stessa stregua di un dipinto, di una statua, di un edificio che l’artista realizza e offre alla società  senza alcun altro intervento proprio o di altri”: così come appare nella sua raffigurazione, la musica assomiglia ad un muto e statico esercito di formichine   fissato su di un pentagramma in maniera più o meno ordinata. E così rischia di restare “… perché essa esiste nella mente del compositore e lì rimane se alla sua concreta e godibile fruizione non intervengono persone, voci, strumenti e ascoltatori.” E sarebbe un danno incalcolabile per l’intera umanità. Afferma Friedrich Nietzsche: “Senza musica la vita sarebbe un errore.” Volgendo al termine l’incontro, l’amico Ennio ha voluto mostrarci quella parte più intima e riservata della sua abitazione: lo studio nel quale si rifugia per lavorare. Siamo entrati in una stanza spaziosa e luminosa, arredata con l’ennesimo salotto ricoperto di libri, riviste, carta pentagrammata intonsa e scritta, con le pareti occupate da scaffalature ricolme di pubblicazioni e di targhe e statuette a testimonianza di riconoscimenti nazionali e internazionali: gli innumerevoli Nastri d’argento e David di Donatello, il Polar svedese del 2010, i tre Golden Globe,  gli Oscar del 2007 e quello recente del 2016. E una serie infinita di targhe di tutte le dimensioni.  Uno spazioso tavolo da lavoro il cui piano, similmente alle sedute dei divani,  era nascosto da carte e libri e offriva, con il suo geniale disordine,  dimostrazione di una quotidiana attività operativa. In questo scenario di una confusione che tale non era, Morricone dava ancora una volta dimostrazione del suo perfezionismo e del suo spirito di osservazione: riferendosi alla foto che occupa tutta la copertina del numero di marzo della nostra rivista nazionale LION, nella quale lo si ritrai mentre stringe tra le mani la statuetta dell’Oscar appena ritirato, dice: “Questa camicia che ho sotto lo smoking mi sta male: non mi piace la piega nell’abbottonatura!” Sono stato colto da una vertigine al pensiero che tutto quello che si offriva al mio sguardo e al mio ascolto aveva  come protagonista  e creatore quel signore minuto, gentile, affabile e  disponibile che in questo momento quasi timidamente si concedeva a soddisfare la nostra sete di curiosità e che con estrema naturalezza ci faceva dimenticare la sua statura artistica mondiale. E la confusione che in me regnava potrebbe avermi giocato un brutto scherzo di osservazione o di memoria: nella stanza di lavoro di Morricone non ho visto nessun pianoforte! Ma allora Mozart aveva ragione?

*L.C. Roma Aurelium

 

 

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