DAL TALK SHOW AL TWITTER –DA MENZOGNA A POST VERITÀ

  (Pino Morcesi)

Sull’ Oxford Dictionary  possiamo leggere << Abbiamo scelto post-verità  come parola del 2016. Nel formare la pubblica opinione i fatti oggettivi risultano meno influenti del richiamo alle emozioni e alle credenze personali>>. Oggi ricorre spesso l’affermazione che  viviamo nell’età della post-verità, ma ciò che chiamiamo post-verità è qualcosa di vago e fuorviante che tuttavia ha la capacità di rendere legittimi comportamenti ritenuti inaccettabili dai ceti politico-culturali  dominanti. Gli eventi del 2016, in particolare la Brexit e l’elezione di Trump hanno contribuito a rendere popolare il termine. La sorpresa e l’incredulità dell’establishment per questi esiti del suffragio popolare, come ha bene sottolineato A. Baricco su Robinson del 30 aprile, l’ha spinto  a interpretarli  come una crisi epocale e di conseguenza a narrarli come  la fine di una civiltà. Il calco con la parola postmoderno, anch’essa oggetto di polemica, è chiaro, ma mentre possiamo individuare la modernità tanto da comprendere il suo post, per quanto riguarda la post-verità dovremmo ammettere che sia esistita un’età della verità. Ma appare molto difficile rintracciarla,  pur ripercorrendo attentamente la storia, perché  chi esercita il potere in ogni epoca tende a raccontare in modo convincente la sua versione della realtà, che poi spesso si rivela piena di menzogne. Il passaggio dalla menzogna alla post–verità indica un cambiamento della comunicazione sociale in relazione al mezzo, prima attraverso la televisione, poi attraverso il web, dove ognuno di noi anche se non conosce l’argomento si sente autorizzato a dire la sua. È la fine dell’esperto, dell’addetto ai lavori, dell’intellettuale, che appaiono lenti nella comunicazione di articolate argomentazioni e dimostrazioni.  Ha cominciato il talk show a presentare persone che discutono di sé o di argomenti di attualità in maniera spesso informale, contribuendo però grazie al potente mezzo di cui si servono a diffondere giudizi e opinioni, a fare audience. L’evoluzione del mezzo è rappresentata da facebook e da twitter dove, in qualunque momento della giornata, in pochissimo tempo ci si esprime liberamente, ci si convince di avere ragione; non una ragione condivisa e verificata, ma autoreferenziale. Non resta che sperare che, non ostante tutto, la verità sia figlia del tempo. Un esempio è costituito dalla questione dei vaccini. Sono le epidemie, alcune in atto come quella del morbillo non solo tra i bambini, ma anche tra gli adulti,  a smentire chi crede che i vaccini siano dannosi alla salute.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy