IL “FILETTO”, UN GIOCO DI MODA NEL XIV SECOLO

(Amedeo Tullio)

Fig. 1 Cefalù, Basilica Cattedrale: blocco riutilizzato con “filetto” inciso (XIV sec.) (foto A. Tullio 2017)

Fin dalla più remota antichità era abbastanza diffusa la pratica del riuso di manufatti non più utilizzabili, sia come riuso proprio (cioè con la stessa funzione precedente), che per uso improprio: un frammento di scultura adoperato come elemento di un muro, o, capovolto, come lastra pavimentale o una grande lastra con iscrizione, riutilizzata, anch’essa capovolta, per una decorazione cosmatesca, o, come nel nostro caso, un bel concio di arenaria giallognola, riutilizzato come supporto per incidervi lo schema di un gioco (fig. 1). Tra le strutture di una delle sepolture del coemeterium (localmente detto “turniale”) sorto davanti la Basilica Cattedrale di Cefalù, al di sopra di resti urbani dell’antica Kephaloidion (IV sec. a. C.- VI sec. d.C.) e di qualche sepoltura araba, si sono recuperati alcuni blocchi di arenaria ben squadrati con resti di malta riutilizzati per la sopraelevazione di una sepoltura preesistente tagliata dal muro a grandi blocchi della parte inferiore della torre, “pre-ruggeriana”. Questa “sepoltura” (fig. 2), denominata Sep. 15-15 bis, che si segnala per la monumentalità del loculo e le notevoli dimensioni (m 2,05 x 0,32/0,52), è il risultato della giustapposizione di due sepolture ed ha una profondità complessiva di poco più di un metro. La sepoltura conteneva uno scheletro ben composto in quella inferiore (Sep. 15) e, in quella superiore. (Sep. 15 bis), resti ossei di una decina di individui.

(fig.2)

Rimuovendo le strutture del lato nord est della sopraelevazione (Sep.15 bis) si sono recuperati i blocchetti squadrati di cui si è detto, uno dei quali reca inciso lo schema di un gioco (fig. 1) popolare in Sicilia nel XIV secolo e che vediamo ancora rappresentato nella parte posteriore delle più note scacchiere per il gioco della dama o degli scacchi. Si tratta del “filetto” o, in siciliano ‘a marredda, un gioco antichissimo introdotto in Italia nel XIII secolo (vedi N.Rowe – R. Harroy – J. Carrod, Il libro dei giochi da tavolo, Milano 1979, s.v. “Il mulino e varianti”). Lo schema è costituito da tre quadrati concentrici tagliati da quattro linee, una a metà di ciascun lato. E’ stato inciso sulla faccia liscia di un blocco trapezoidale, probabilmente “chiave” di un arco non più in uso: uno stemma araldico? o, più probabilmente, lo schema del gioco, fatto dagli operai per utilizzarlo in cantiere. Un’imprevedibile testimonianza dell’impiego del tempo “libero” ma anche certe abitudini sociali, non dissimili da quelle odierne.

Per saperne di più: A. Tullio, La Basilica Cattedrale di Cefalù. Materiali per la conoscenza storica e il restauro,3. La ricerca archeologica. Palermo 1985, p. 32-36, figg. 10-11, 16 e 19-20; Idem, Marmi antichi riutilizzati nel Duomo di Cefalù, in Queritur inventus colitur,Città del Vaticano 1989, pp. 820-827.

 

 

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