LEGALITÁ, COMPETENZA , COMUNICAZIONE
(Daniela Crispo)
Ottavio, figlio di Gaio Ottavio e di Azia, nipote di Cesare, sin dall’adozione da parte del prozio nel 45 a. C., elabora una sapiente strategia di comunicazione sia nelle apparizioni pubbliche che nell’arte e nella religione. Afferma di essere protetto da Apollo, ma lascia girare tra il popolo storie che attribuivano al dio la sua paternità, ed anche il suo oroscopo per convincere i Romani che il suo destino di Augustus era scritto negli astri. Con queste prerogative nel momento della guerra civile contro Antonio ingaggia una battaglia ideale oltre che militare: l’Occidente contro il minaccioso Oriente regale e barbarico. Poco prima della sua morte dà un resoconto ufficiale delle sue azioni militari e politiche nelle Res gestae divi Augusti. Già da tempo è divi filius , figlio di dio a causa della divinizzazione di Cesare. Nelle Res G. Giulio Cesare Ottaviano dichiara di avere posto fine alla guerra civile, di avere assunto il potere supremo per consenso universale e di avere restituito la repubblica al popolo e al Senato. Di fatto ha ripristinato soltanto la facciata delle istituzioni repubblicane ormai incompatibili con la vasta estensione territoriale romana. L’appellativo di princeps da lui assunto indica che è il primo dei cittadini, per questo il suo governo viene indicato col nome di principato e costituisce in verità un nuovo regime. Augusto ha esercitato però il suo immenso potere con competenza nel rispetto delle leggi, evitando l’arbitrarietà e gli atteggiamenti da autocrate, facendo emergere una visione ecumenica dello stato romano. Le statue lo rappresentano come generale vittorioso, come pontefice massimo e nelle province secondo le tradizioni locali del potere, per esempio in Egitto da faraone. Rifiuta il culto ufficiale della sua persona e mantiene un profilo modesto, senza alcuna concessione allo sfarzo.