LA SICILIA TRA LE STELLE

(Carla Amirante )

Leggendo il libro “Notte di stelle”, scritto dall’astronoma Margherita Hack e Viviano Dominici, si  scopre come la Sicilia, in antico, fu posta in cielo tra le costellazioni. Viene da chiedersi come questo sia stato possibile, ma la spiegazione è molto semplice, questa idea nacque per le esigenze pratiche dei marinai greci di quel tempo. I nostri antenati, spinti dalla necessità, avevano un ottima conoscenza del cielo fin dalla preistoria in quanto esso rappresentava un punto di riferimento continuo e costante: calendario delle stagioni, barometro del tempo, orologio solare di giorno, carta geografica di notte, con la posizione delle stelle che indicavano alle navi la rotta giusta per arrivare a destinazione. Per la mancanza di una strumentazione idonea, tale situazione in campo navale durò probabilmente fino al periodo omerico, circa all’VIII sec. a. C., come si comprende leggendo i poemi di quel tempo; già in Omero si viene a sapere che i marinai greci, per navigare durante la notte, guardavano le stelle e tra queste individuarono la costellazione del Triangolo, la quale aveva una forma  simile alla Sicilia, infatti entrambe hanno una figura che ricorda quella geometrica del triangolo.

L’isola, a quel tempo, era  nota con il nome di Trinacria ed era anche indicata come “la Terra dei tre capi”, che corrispondevano agli attuali Capo Passero, Pachino e Lilibeo, e, secondo le credenze del mondo greco, la sua  immagine era stata posta in cielo proprio da Zeus, perché i marinai  trovassero nel mare la rotta giusta. Anche James Cornell, autore di un saggio sull’origine dell’astronomia, ha messo in evidenza il fatto che per i nostri antenati la conoscenza del cielo era parte integrante della vita quotidiana ed in esso si manifestava il soprannaturale, sì che scienza e mito venivano a fondersi creando un’unica realtà.

Questo è quanto riferisce Arato, un poeta greco del III sec .a.C., nato a Soli in Cilicia: “Nei pressi di Andromeda si trova l’Isola della Sicilia, simile ad un triangolo con il lato più corto ornato di stelle vicine”. Egli non era un astronomo, ma amava trattare argomenti scientifici o pseudo scientifici ed infatti scrisse il Latrikà di argomento medico, il Canone, che trattava dell’armonia delle stelle, i cinque libri di Astrica, (“Stelle”) ed il suo capolavoro, “Fenomeni”, l’unica opera, sempre di contenuto astronomico, che non è andata persa ed è giunta fino a noi.

La costellazione del Triangolo, relativamente di piccola dimensione, con le sue stelle Alfa, Beta e Gamma, che distano tra loro di circa 64, 124, 118 anni luce, è conosciuta fin dall’antichità perché è facile da individuare trovandosi proprio di fronte alla terra alla distanza di soli 3 milioni di anni luce; essa viene a confinare a nord con la stella Gamma (Almaak) di Andromeda, ad est con la punta verso i Pesci, in basso ad ovest con l’Ariete ed a nord-ovest con Perseo. I Greci chiamarono questa costellazione Deltaotron, i Romani Triangulum, gli Arabi Al Muthallath, che significa triangolo, gli Ebrei Shalish, come un loro strumento musicale anch’esso di forma triangolare; gli Egiziani invece identificarono il Triangolo con il Delta de Nilo od anche con l’occhio di Horus posto nel centro. Ma in epoca classica romana già si era persa la nozione di questa leggendaria identificazione tra la Sicilia e la costellazione.

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