25 MARZO 2020 DANTEDÍ

 

(Gabriella Maggio)

Andrea del Castagno-Dante ( particolare dal ciclo degli “Uomini e donne illustri”)

Oggi 25 marzo 2020 si celebra  il primo Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri, istituita dal Governo italiano. In questa data infatti, a parere degli studiosi, ha inizio il viaggio ultraterreno del poeta, che, secondo il ministro Dario Franceschini,  rappresenta l’unità del Paese, «  Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia».  L’ influenza di Dante è stata grandissima nei secoli che lo separano da noi e si è  manifestata in molte arti dalla letteratura  alla  musica alla pittura. La Commedia è stata tradotta in quasi tutte le lingue del mondo,  la sua  prima traduzione integrale  è in castigliano e risale al 1428. Ancora oggi numerosi scrittori guardano al mondo dantesco come a un modello. Alcuni esempi. L’apporto dell’opera dantesca e in particolare della Commedia è molto evidente nell’opera di Stefano D’Arrigo Horcynus Orca, pubblicata nel 1975.  Jorge L. Borges in “Nove saggi danteschi “ ed. F.M.R. del 1985 dice nel prologo : “ Ho fantasticato un’opera magica, una miniatura che sia anche un microcosmo; il poema di Dante è quella miniatura d’ambito universale. Credo tuttavia che se potessimo leggerlo in piena innocenza ( ma tale felicità ci è vietata) , l’universalità non sarebbe la prima cosa che noteremmo, e molto meno la sublimità o la grandiosità. Assai prima noteremmo, credo, altre caratteristiche meno schiaccianti e ben più dilettevoli; anzitutto, forse, la varia e felice invenzione di particolari precisi. A Dante non basta dire che, abbracciatisi un uomo e un serpente (XXV dell’Inferno), l’uomo si trasforma in serpente e il serpente in uomo; paragona questa mutua metamorfosi al fuoco che divora la carta: “ come procede innanzi da l’ardore/ per lo papiro suso , un color bruno/ che non è nero ancora e’l bianco more.”Non gli basta dire che , nell’oscurità del settimo cerchio, i dannati socchiudono gli occhi per guardarlo : “ciascuna/ ci riguardava come suol da sera/ guardare un altro sotto nuova luna;/ e sì ver’ noi aguzzavan le ciglia/ come’l vecchio sartor fa ne la cruna.” E così via. “ La precisione, continua Borges,  che ho appena indicato non è un artificio retorico: è un’affermazione dell’onestà e della pienezza con cui ogni incidente del poema è stato immaginato. Lo stesso bisogna dire dei tratti di indole psicologica, tanto ammirevoli e insieme tanto modesti. Dalle labbra di Virgilio Dante apprende che quegli non entrerà mai in cielo; immediatamente lo appella maestro e signore, sia per dimostrare che quella confessione non sminuisce il suo affetto, sia perché, sapendolo perduto, lo ama ancora di più.

 

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