LA PASQUA DEL CORONAVIRUS

(Carmelo Fucarino)

In onore di Raffaello (morto il 1520)

Tra bollettini quotidiani ormai fissi alle 18, proclami di tutti i Presidenti, nazionali e regionali, decreti legge modificati a sequenza quotidiana e ordinanze speciali di Governatori, interviste a raffica di esperti o autodefiniti, a portantini e parenti, a sopravvissuti tripudianti e bei corridoi splendenti dove sembrano correre astronauti, tra camion di bare e, tanto per non dimenticare anche un feretro a Londra. Così la Pasqua 2020. Un Venerdì santo infinito diluito in profetiche fasi 1, 2 e chissà. Tanti spettacoli per i media italiani messi a gara a superarsi in notizie che tali non sono, tra certezze categoriche e smentite altrettanto categoriche degli esperti di turno, da Napoli alla Florida, tanti geni l’un contro l’altro armati. L’epidemia c’è, le cifre sono semplici corollari, conseguenze le morti dei più deboli, si dice, ma non sempre il centenario, anche qualche giovane per non creare disparità per future segregazioni, tipo il vecchietto dove lo metto. E ora come se non bastassero virologi e politici, mitra spianati, si fa viva anche la Magistratura con accuse orrende di omicidio colposo di vecchietti. La nostra TV e i suoi illuminati dirigenti e ragazzotti e fanciulle spediti davanti ad ospedali in strade quasi vuote (c’è sempre il cane ormai) non sanno che la sindrome da stress è più pericolosa del virus facendo crollare le difese immunitarie per qualsiasi altro attacco. In questo ossessivo bailamme di pazzi scatenati addirittura l’OMS si è attivata per stilare il decalogo contro l’ansia o il panico da coronavirus. Invece di bollettini di morti, la nostra buona RAI, almeno loro benefattori della raccolta pubblica, avrebbe dovuto martellare il cittadino con questa panacea. La stampa li ha elencati. Certo ovvi e banali come i consigli di chi non sa che pesci pigliare. Ormai il cittadino crede a tutto. Ditegli che si guarisce con il cedro calabrese. O con l’acqua di Santa Beata. Eppure ancora terrore e morte, a ripetere il rintocco ossessivo di una campana, conoscete la torre campanaria di Monreale e cosa c’è scritto sopra l’orologio. La bella notizia non fa notizia. Ma torniamo alla Pasqua e a quelle angoscianti funzioni del successore di Pietro che si trascina nell’immensità della piazza o della basilica in Vaticano, dedicati al Pietro, il fondatore su quella pietra. Atomo sperduto e quella voce pietosa e supplicante, la voce biblica che grida nel deserto. Sì, lo ribadisco, nel deserto. Forse ci vorrebbe il grido famoso “pentitevi”, tra tanti furfantelli che stanno prosperando e altri che spargono terrore. Disarmati tutti davanti all’RNA, burlone. Eppure tra tanta paura, inoculata a vagoni, la RAI 1 ha pensato di onorare la Santa Pasqua con un film su Gesù. Giustamente come deve una televisione di Stato, che ha una eccelsa enclave come Città del Vaticano e un Concordato nella Costituzione. Non fa niente che nel Venerdì santo dei poveri cristi attaccati dal morbo non ci si astiene come un tempo dagli spettacoli, allora Caroselli, reclame e cinematografi. Siamo moderni e in uno Stato aconfessionale (quando fa comodo all’industria e al commercio, si apre anche di domenica), la società civile è libera. Già mi risultò strano il titolo Jesus (Gisus). Non è più bello il classico Gesù, l’aramaico Yeshua? Ma è chic il titolo americano, è un film internazionale, anche se con qualche attore italiano. Ma prima dell’avvio mi suona sorprendente l’avviso classico dei film vietati, osceni o con ambigua morale degna di spiegazione ai ragazzotti: «Si consiglia la visione ai ragazzi non accompagnati». C’è da allibire, un film su la predicazione e la Pasqua di Cristo, vietato, nemmeno dalla Chiesa, ma addirittura dalla emittente statale. Ciò mi ha incuriosito e spinto a proseguire, purtroppo senza figli accompagnati. Esclusa Betlemme, asini e Magi, il funerale di Giuseppe! Ignoto nei Vangeli ove le poche volte che si cita, il padre putativo non proferisce parola. Il santo della “morte felice”? Pura invenzione popolare. E poi una serie di scalmanati vocianti e ridanciani al seguito di un Gesù, il solito, biondo e ariano, non l’ebreo semita descritto da Saba nella sua celebre capra, Jeremy Sisto, californiano di Grass Valley, e una Madonna anzianotta, ma pur sempre bella, Jacqueline Bisset del 1944. Incuriosito mi aggiorno. Miniserie televisiva del 1999, 21 anni fa, con regia di un tale Roger Young, specialista in miniserie televisive di peplum biblici e greco-romani, prodotto da Italia, Germania, Olanda, Francia, Spagna, USA, Repubblica ceca e Gran Bretagna. Distribuzione Lux vide. Non vi annoio con i nomi degli attori anglosassoni, però c’è un Barabba-Amendola, un Pietro-Zingaretti Montalbano, un Erode-Barbareschi e ti pareva, e fra le compromesse, Elena Sofia Ricci-Erodiade, e certo una Passion-Salomè, però anche una Stefania Rocca-Maria di Betania. Bel cast per una miniserie televisiva, ma è internazionale e tutti si affollano. Tutto attualizzato con costumi peplum tranne Satana-Jeroen Krabbè in un bel doppio petto nero ultimo grido. E non potrebbe essere diversamente. A parte la scena del deserto e gli effetti speciali alla Indiana Johns con piroette e allucinazioni, aloni e sparizioni-apparizioni, lo stesso armamentario per la notte del Getsemani sul Monte degli Ulivi con Satana ammiccante sempre tra zolfo e bagliori, in fase di consigli fraterni. Recita Luca (22,43-44): «43 Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. 44 In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra». Inesprimibile oscenità: Satana al posto dell’Angelo, da rabbrividire che si possa permettere una simile blasfemia. E la Chiesa tace? Le nozze di Canaan con una specie di sirtaki ballato anche da Gesù che scandalizza un suo discepolo e gli ammiccamenti ridanciani degli assaggiatori di vino in quella notte da movida. E tante risate da visi ebeti e da scemi, da parte dei discepoli in ogni episodio, come nella pesca miracolosa o nella resurrezione del Lazzaro amico con il lenzuolo da fantasma. Vi risparmio la salita horror al Golgota, l’inchiodamento, il diluvio di rosso sulla Croce di un Gesù che non pronunzia le celebri ultime divine parole. Semplici comparse morte i due ladroni. Vi risparmio quella imitazione michelangiolesca della Pietà, proprio pietosa se non oscena (senza pudore, la trovate online). Le pie donne del sepolcro sono sostituite dalla sola Maddalena, agghindata da “prostituta” e così sempre intesa. È a lei che appare per prima davanti al sepolcro vuoto e si effonde in un lungo abbraccio. Tanto sperpero di risorse di Nazioni per uno sceneggiato da burla per “poveri di spirito”. D’altronde questi sono segnalati da Gesù. Mi rimane la curiosità di sapere da quali evangeli hanno tratto tutto questo romanticume e questi eroici compagnoni da farsa o da burla. Il colloquio a quattro occhi con Pilato, la violenza con frustate sui mercanti al tempio (quello di Pasolini era violento, ma mancava la frusta), il Giuda che si impicca in un vicolo, secondo il solo Matteo, qui copia della pittura di Pietro Lorenzetti alla Basilica di Assisi. Pensavo ad una campagna rocciosa e a un sicomoro. C’era in effetti un podere negli Atti degli Apostoli, «Egli acquistò sì un campo, ma col salario della sua iniquità; e, impiccatosi, crepò per mezzo e si sparsero tutte le sue viscere». I trenta denari erano una bella cifra, non secondo il proverbio che si vende per pochi spiccioli. Forse gli autori del film non lo sapevano, perché sarebbe stata una bella scena alla Dario Argento. Tanti ammiccamenti e giochi di prestigio, un Satana nazista e tanto altro. Una domanda cristiana. Si può romanzare la vicenda divina di Cristo, inventando situazioni, interpretazioni, spettacolarizzazioni al di fuori dei quattro Vangeli canonici, al di fuori della stessa tradizione? Quando sono tenuti al bando tutti i cosiddetti Vangeli apocrifi. È blasfemo inventare uno spettacolo su una vita che conosciamo solo dai quattro evangelisti? O è sacrilego fare sul Redentore uno sceneggiato televisivo in costume ad uso delle folle babbee, senza omettere risorse, mettendo insieme una combriccola di produttori di spettacoli televisivi di stati cattolici e non? Ma siamo impazziti? O forse sono io che non capisco il romanzesco televisivo ad uso delle masse, ritenute ignoranti e vuote di spirito ed intelligenza, per renderle più brute. Il tutto dedicato a Enrico Sabbatini. Il costumista? Perché?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy