GARILLO

(Francesco Paolo Rivera *)

Alberello con l’immagine di Giovanni Luigi Garillo-Collezione Scalea

Anticamente il nome che si dava alle strade della Città era quello di una Chiesa o di un Convento (per esempio piazza S. Andrea) o di un monumento (per esempio Cassaro, da Hal Chatsar (fortezza), Piano del Palazzo (reale), Piano della Cattedrale, o dal nome di una famiglia proprietaria di un palazzo colà costruito, o di una corporazione di artigiani che in quella strada svolgeva prevalentemente la propria attività (per esempio via Calderai).  Proprio nei pressi dell’attuale piazzetta S.Andrea, un stretta via (si chiama ancora via dei Bambinai ?), parallela alì’attuale via Roma che conduce a Piazza S. Domenico, assunse il nome di “strada di Garillo”. Tale denominazione derivò dal fatto che in quella strada nella seconda metà del XVI° secolo aveva la bottega di “speziale” – o, forse è meglio – di “aromatario” – Joannis Aloisius de Garillo (probabilmente il suo vero cognome era “Gurillo”), il quale secondo le risultanze della matricola “septasariorum seu aromatariorum del salutifero collegio della Felice Città di Palermo”, in data 15 febbraio 1543 superò l’esame di abilitazione alla professione di speziale, che esercitò fino al suo decesso (23 agosto 1590). Deve essersi trattato, sicuramente, di un eccellente professionista, in quanto, nei quasi 45 anni di attività professionale, nel 1565 venne eletto Console del predetto Collegio, ma sopra tutto nel 1571 ottenne, dalla magistratura di quell’epoca, una sentenza secondo la quale i crediti degli aromatari per la fornitura di medicinali erano privilegiati nei confronti di quelli vantati dagli eredi e da altri creditori (1). L’officina farmaceutica (pahrmacopolam) del Garillo venne, addirittura celebrata da Francesco Crescenzio illustre medico e filosofo, con i seguenti versi

“Africa quidquid habet, quidcumque Europa refundit,

Quidquid, et huc transfert Indus huterque boni,

Frigida cum calidis, addas humensia siccis,

Et mistum, et simplex haec brevis Urna capit”.

Il protomedico Gianfilippo Ingrassia, nella sua “Informazione del pestifero e contagioso morbo” del 1576 denominò il Garillo “speziario eccellentissimu”. Ma quali furono le qualità che diedero la fama a questo speziale ? Il Garillo, sapeva manipolare “l’Oglio di Scorpione” detta pure “l’Oglio di Carovita” dal nome del medico bolognese che l’inventò, efficacissimo contro i morsi dei serpenti (scorsoni), usata dagli incantatori di serpenti (“ciraoli”), numerosissimi a quell’epoca a Palermo. Possedeva la esclusiva per la fabbricazione e la vendita delle così dette “Pillole per la Vita” (De tribus) composte di aloe, ammoniaca e mirra, come risulta dalla certificazione agli atti del Senato del 1555, la cui conformità alla originaria ricetta di Andromaco e Galeno. In occasione della terribile epidemia di peste che, nell’anno 1575 sconvolse Palermo, fu in grado di fornire una eccellente Theriaca (3) da lui prodotta, efficacissima contro questa malattia, come comprovato dal Protomedico Ingrassia. Pare che facesse uso quale contenitore per il trasporto degli unguenti e delle sue pozioni di albarelli (di stile faentino) in ceramica ove era raffigurata la sua immagine (uno faceva bella mostra nella collezione privata della villa Scalea ai Colli). La “privativa” per la preparazione di questo rimedio venne affidata al Garillo, perché universalmente ritenuto di “esquisita diligenza”. Vale la pena riportare integralmente la solennità della cerimonia di preparazione del portentoso rimedio, così come venne descritta, nel suo “Diario inedito” da Francesco Maria Emanuele e Gaetani m.se di Villabianca: “Dal rev. Padre Francesco Di Pasquale di Palermo dei minori osservanti, aromatario del venerabile Convento di Santa Maria degli Angeli volgarmente detto la Gancia, sotto il 21 luglio (1791) per la seconda volta, si è dato principio alla pubblica composizione della Teriaca di Andromaco Seniore. Vedeasi in uno dei chiostri del suddetto convento in fondo situata una spaziosa ed ornata tavola con ivi esposti con simmetria i vasi di cristallo e di creta finissima di non ordinario lavoro tutti gli ingredienti. La scelta qualità del suddetto diede d’ammirare alla numerosa e dotta adunanza, allora quando si passavamo in giro per mostrarsi. Vedasi il vero Opobalsamo (4), o sia il balsamo della Mecca, il più sincero Castoro di Moscovia. I veri semi del Tefelios Massiliense e del Napo Agreste, e tutto il resto di gran merito e prelibatezza. Vi intervenne il Sig. Pretore come protomedico di questa Capitale, il sig. marchese Greco a cui fu dedicata e i sigg. Rettori del nobile e salutifero Collegio degli Aromatarii. Il concorso delle persone fu numeroso, oltrepassando il quattrocento, costando tutto di scelta nobiltà di persone eminenti nella letteratura, di buon numero di medici e di chirurghi, quali tutte furono servite di varii rinfreschi. Li suddetti ingredienti ridotti in polvere a qualche settimana saranno mescolati col miele, con l’intervento privato dei sigg. Rettori e riposti in un gran vaso di creta verniciato, e poi marcato col sigillo del Collegio degli Aromatari, per poi sei mesi di dovuta fermentazione potersi sicuramente dispensare.” Dopo la sua “esquisita diligenza del Garillo” del XVI° secolo, venne sostituita nel XVIII° secolo dallo “Aromatario del Convento della Gancia” e la predetta strada da “strada del Garillo alla Bocceria” cambiò più volte la denominazione (Cappellai, Coltellieri, Bambinai), e addirittura la “Thearica” fu oggetto di umorismi da parte di medici e farmacisti.

*Lions club Milano galleria

Distretto 108-Ib-4

  • questa importantissima massima giurisprudenziale – per quell’epoca – venne inserita nei Capitoli del Collegio degli Speziali.
  • (1510-1580), anatomista, fu quello che scoprì la staffa dell’orecchio medio, e dominò la epidemia di peste del 1575 in Sicilia,
  • La Theriaca (detta anche Teriaca o Triaca), il cui nome presumibilmente proviene dal greco (theriakè – ther, theros – relativo alle bestie feroci, elettuario diffuso nell’antichità, era un medicamento, composto, in origine, da polveri di circa 50/70 elementi naturali, animali e vegetali (prevalentemente di carne di vipera, ritenuta l’antidoto per eccellenza di ogni veleno) frammisto al miele, la cui origine si faceva risalire – secondo alcuni – addirittura a Mitridate, ad Andromaco, medico d Nerone e a Galeno, secondo altri, a Asclapio e ad Epidauro, la cui preparazione era difficilissima: nel ‘500 a Venezia la preparazione veniva effettuata in presenza dei priori e dei consiglieri dei medici e degli speziali, a Bologna si svolgeva in pubblico nel cortile dell’Archiginnasio, a Firenze si poteva vendere soltanto con il permesso dei consoli. Nel 17° secolo tale medicamento cominciò a cadere in disuso e a sua formula diventava progressivamente più semplice fino a essere utilizzata nel 19° secolo come risolvente per i piccoli inconvenienti dei bambini (si spalmava nell’ombelico).
  • Il prefisso “opo” equivale a “succo”.

 

 

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