I BARBIERI

(Francesco Paolo Rivera *)

Nel XV° secolo a Palermo la via dei Mercieri (erano così denominati coloro che trafficavano con qualsiasi tipo di merci), ubicata nel Quartiere della Conceria, nei pressi della piazza Garraffello, e precisamente in contrada Abiviraturi maritime tra la piazza Cassarella o Cassarelli (dove i falegnami costruivano casse, scale, pile e altri oggetti in legno), piazza Tarzanà e via Cassari, (vanellum per quam itur versus tertionatum) e precisamente di fronte all’abbeveratoio un tratto di strada venne denominata via dei Barbieri (rugauartiere della Q Barberiorum), in quanto un certo numero di barbieri trasferirono la loro attività in quel sito.Sembrerebbe che non si sia trattato di un trasferimento della corporazione dei barbieri che abbia voluto con questo gesto passare la propria residenza in una via nella quale non era lecito esercitare la propria arte, ma piuttosto il trasferimento di parecchie botteghe di barbieri in una zona più intensamente frequentata da mercanti e da gente di mare. Il sito pare che fosse ubicato tra l’abbeveratoio alla marina e le logge dei banchi e la Cala, infatti dopo che aperto il nuovo molo ed edificato il nuovo Carcere delle Vicaria la clientela incominciò a scarseggiare, e così anche le botteghe dei barbieri. I barbieri, per la natura della loro attività, non avevano convenienza a stabilirsi tutti in unica via, ma cercavano di sparpagliare le loro botteghe in tutta la Città e quale insegna per distinguere la loro bottega da quella di altri artigiani mettevano avanti la loro bottega il vacile lunato, la grasta e la gelosia (il primo era quel recipiente (bacile) a forma di mezzaluna che si metteva al collo del cliente per fargli la barba, la seconda era un vaso entro il quale si coltivavano piante e fiori e la gelosia era la persiana). Coloro i quali aspiravano a esercitare l’arte del barbiere avevano l’obbligo di trascorrere un lungo periodo nelle bottega di un barbiere per svolgere il così detto garzonato e successivamente un altro periodo da lavorante, dopo di che occorreva che si sottoponessero alle prove di capacità innanzi ai periti del Collegio di barbieri. Se la prova aveva esito positivo, il garzone diventava barbiere a tutti gli effetti. Ma i barbieri, a quell’epoca, oltre a tagliare e radere la barba e a tosare i capelli, svolgevano ben altra attività, erano veri e propri assistenti ai chirurghi, li aiutavano nelle loro operazioni (spesso erano quelli che – collaboravano con i “grandi” medici, che si guardavano bene dallo sporcarsi le mani di sangue – eseguivano materialmente gli atti operatori). Infatti oltre a svolgere l’attività di cava denti (in quell’epoca non esisteva altro tipo di cura dentaria), eseguivano interventi di scarnificazione, di salasso, applicavano mignatte e altri impiastri, svolgevano altre delicate mansioni. Il chirurgo più noto del sedicesimo secolo, il francese Ambroise Parè, dopo avere iniziato la sua carriera da “apprendista barbiere” divenne prima aiuto chirurgo all’Hotel Dieu, poi barbiere chirurgo militare e quindi chirurgo di ben tre Re di Francia, Enrico II° (quello che sposò nel 1533 Caterina dei Medici) e dei due figli di quest’ultimo Francesco II° e Carlo IX° (quest’ultimo è quello che sposò nel 1554 Maria Stuarda). Fu anche un valente ostetrico e studioso di anatomia, fisiologia e terapia e lasciò numerosi scritti scientifici. Il Vicerè Domenico Caracciolo ispirandosi ai principi di libertà, abolì il garzonato e, in conseguenza di ciò i garzoni vennero elevati al rango di artigiani.  Tale provvedimento, però, provocò gravi inconvenienti, probabilmente perché abrogava una disposizione legislativa inesistente (… infatti la professione di “barbiere – chirurgo” si esercitava già da qualche secolo e pare che non fosse mai stata legiferata). Pertanto, anche allo scopo di eliminare dubbi, il 25 settembre 1792 il Pubblico Banditore, il nobile don Girolamo De Franchis, pubblicò – per loca solita – il seguente bando:

“Si ordina, provvede e comanda che nessuno possa più esercitare operazioni chirurgiche, cioè a dire il salasso, la scarnificazione, i vessicanti, il cavar mole, e tutt’altro appartenente a chirurgia se non fosse esaminato ed approvato dai periti dell’abolito Collegio dei Barbieri con l’intervento e l’assunzione de’ Rettori della Venerabile Chiesa di S. Antonio di Padova, restando però a ognuno la libertà di potere solamente di levare la barba.

Poiché, anche a quell’epoca, evidentemente esistevano “i furbetti” …, continuava:

“E perché potranno i cittadini restare ingannati dalle astuzie e dalla frodi di coloro che potranno contravvenire al bando, per isfuggir qualunque inganno s’ordina a provvedere e comanda, che tutti i barbieri esaminati ed approvati, o prima dell’abolito Collegio o dopo la pubblicazione del presente bando, dovessero intrattenere innanzi le loro case di abitazione i soliti segni di gelosia, graste e bacili, e tutti gli altri che non saranno esaminati e non approvati, non possono mantenere alcuna segno he d’un solo bacino.” Così, con l’uso conveniente di questi segni tradizionali, venne ristabilito l’ordine.

* Lions Club Milano Galleria

 

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