MATILDE SERAO

Una vita per la scrittura

Tania Morsini

 Matilde Serao nasce nel 1856 a Patrasso dove il padre era andato in esilio per i suoi scritti antiborbonici. Impara a leggere e scrivere da autodidatta e quando dopo l’Unità   rientra  a Napoli studia  per diventare maestra.  Lavora  poi ai telegrafi di stato, ma il suo desiderio è diventare scrittrice  e soprattutto giornalista. Trasferitasi a Roma  diventa la prima donna redattrice del Capitan Fracassa, intende il giornalismo come vocazione , strumento di formazione e testimonianza : «Giornale è tutta la storia di una società – scrive – E, come la vita istessa, di cui è la immagine, […] ha in sé il potere di tutto il bene e di tutto il male […]. Il giornalista é l’apostolo del bene […] il giornale è la più nobile forma del pensiero umano […]. L’avvenire è del giornale». Non le mancano le aspre critiche degli uomini che lei affronta con coraggio e determinazione . Sposa Edoardo Scarfoglio e con lui fonda Il corriere di Napoli per il quale  ottiene la collaborazione di G. Carducci e G. D’annunzio. Ricopre orgogliosamente il ruolo di co-direttore e  intanto  scrive su  giornali stranieri come la Revue blanche fianco a fianco a Proust e Apollinaire. Notevole è Il ventre di Napoli del 1884, attento  reportage della città di Napoli nato dalla proposta di “sventrare”  la città a seguito della visita del re Umberto I e del ministro Depretis dopo una grave epidemia di colera . «Questa altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perchè siete ministro?” Benedetto Croce di lei scrive: «Tutto ciò che la Serao aveva notato intorno alla vita e al carattere della plebe napoletana, […] venne fuori nel 1884, nell’occasione del terribile colera che infierì nella città e dopo la visita di re Umberto alle luride strade e case dove abitava la plebe, quando il ministro Depretis, che aveva accompagnato il re e per la prima volta fatta conoscenza di quell’orrido cumulo di miseria, uscì nelle parole, diventate per qualche tempo celebri: “Bisogna sventrare Napoli”. E la Serao scrisse una serie di articoli col titolo Il Ventre di Napoli: pagine tirate d’un fiato, descrizioni rapide, aneddoti narrati con semplicità ». Tra  gli aspetti peculiari  della città la giornalista inserisce  il gioco del lotto perché generatore d’illusioni che consentono al popolo di affrontare la miseria quotidiana: « Felice per l’esistenza all’aria aperta, eredità orientale, non ha aria; innamorata del sole, non ha sole; appassionata di colori gai, vive nella tetraggine; per la memoria della bella civiltà anteriore, greca, essa ama i bianchi portici che si disegnano sull’azzurro, e invece le tane dove abita questa gente non sembrano fatte per gli umani; e dei frutti della terra, essa ha i peggiori, quelli che in campagna si danno ai porci; e vi sono vivande che non assaggia mai. Ebbene, provvidenzialmente, per un lato, il popolo napoletano rifà ogni settimana il suo grande sogno di felicità, vive per sei giorni in una speranza crescente, invadente, che si allarga, si allarga, esce dai confini della vita reale: per sei giorni il popolo napoletano sogna il suo grande sogno, dove sono tutte le cose di cui è privato, una casa pulita, dell’aria salubre e fresca, un bel raggio di sole caldo per terra, un letto bianco e alto, un comò lucido, i maccheroni e la carne ogni giorno, e il litro di vino e la culla pel bimbo e la biancheria per la moglie e il cappello nuovo per il marito. Tutte queste cose che la vita reale non gli può dare, che non gli darà mai, esso le ha, nella sua immaginazione, dalla domenica al sabato seguente; e ne parla e ne è sicuro, e i progetti si sviluppano, diventano quasi quasi una realtà, e per essi marito e moglie litigano si abbracciano. Alle quattro del pomeriggio, nel sabato, la delusione è profonda, la desolazione non ha limiti: ma alla domenica mattina la fantasia rimbalza, rinfrancata, il sogno settimanale ricomincia. Il lotto, il lotto è il largo sogno che consola la fantasia napoletana; è l’idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime » . In questi anni scrive anche romanzi come Fantasia    e Il paese di cuccagna . Nel 1892  i coniugi Scarfoglio- Serao  fondano Il Mattino , di cui Matilde è co-direttore. Cura la pagina letteraria del quotidiano  dove  trovano accoglienza  autori contemporanei italiani e stranieri. Il quotidiano ha molto successo ma la vita coniugale riserva alla Serao numerose amarezze che lei affronta sempre con  coraggio  fino all’episodio che segna la separazione dal marito : il suicidio della danzatrice francese Gabrielle Bessard da cui Scarfoglio   ha  avuto una bambina. La giornalista accoglie in casa la bambina e la cresce  con i suoi figli, ma lascia definitivamente il marito e poco dopo Il Mattino. Fonda altri giornali, viene invano candidata al Premio Nobel, muore nel ’27 mentre scrive.

 

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