IL TEMPO È UN GRANDE GIUDICE

Tommaso Romano

Il tempo  è un grande giudice, ma è anche vero che le egemonie e le consorterie limitano il circuito della creatività e lo dispiegano nei rivoli del tornaconto, anche editoriale.La intelligente e coraggiosa antologizzazione di poeti siciliani operata con dedizione e rigore critico da Josè Russotti, segue la seconda tappa di un unico itinerario volto alla ricerca, conferma e segnalazione di voci rurali. Ciò che urge qui indicare è il metodo seguito da Russotti; esso si basa sulla propria personale attitudine di lettore, di valutatore ed anche di poeta. Sì perché la poesia non può tacersi in chi poeta è, anche nell’intrapresa di una selezione antologica come quella presente, meritoria sotto ogni aspetto. Vorrei usare una metafora per segnalare coralmente gli Autori presenti già storicizzati o con produzioni in progress. Il fuoco, elemento di ogni tradizione simbolica fin dalla notte dei tempi, è ciò che irradia – diremmo con Plotino – la nascita e la genesi della creazione poetica. Il fuoco – quando non è fatuo o accidentalmente irrilevante – è lo specchio della luce, che ci rimanda al sole che potremmo aristotelicamente definire motore immobile. Come ogni cosa dell’umana avventura il fuoco, diremmo con Dante, ditta dentro, “significando” la poesia nel suo valore più alto, sublime o controverso, celestiale o pietroso come la lava che, impetuosa, si adagia sul mare. Ecco, i faraglioni di lava sono la perennità della poesia, la parola che si fa pietra, il canto che s’ode ancora. La ricerca del poeta, di chi scrive senza pensare di auspicare al Nobel, o è dettata da intimo rovello teso verso la verità, comunque sempre difficile da conquistare, peraltro, oppure è esercitazione e occupazione narcisistica del proprio tempo, a volte espressione minore delle proprie insoddisfazioni e frustrazioni. Il tempo è un grande giudice, ma è anche vero che le egemonie e le consorterie limitano il circuito della creatività e lo dispiegano nei rivoli del tornaconto, anche editoriale. Per tale ragione Russotti – che è artista – diventa un facitore di ponti, un Caronte moderno che offre spazio e considerazione a chi, secondo il suo fortunatamente insindacabile parere, va salvato, rivalutato e spinto in mare aperto nell’oceano delle parole. Anche l’isola Sicilia è in realtà un arcipelago e tale si presenta ancora con sincerità di accenti in questo secondo e non certo ultimo repertorio di voci libere. Corpo a corpo, anima e anima e il confronto con il testo di ognuno dei poeti, presenti con il loro linguaggio e con l’idioma – lingua propria dei siciliani – con tutta la ricchezza delle parlate oltre la koinè. A futura memoria, diceva Francesco Crispi, se la memoria avrà un futuro, aggiungeva Leonardo Sciascia. Sostituiamo quindi la memoria per non disperdere identità e bellezza che pure questi versi ci propongono.

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