COEFORΣUMENIDI DI DAVIDE LIVERMORE

Gabriella Maggio

Olivia Manescalchi – Atena -Ph. Centaro

Come in un film  degli anni ’40  tra piume, lustrini, vistose acconciature bionde e coppe di champagne si consumano amori, brama di vendetta e di potere, oscuri presentimenti di rovina. Così  Davide Livermore interpreta due  testi dell’Orestiade: Coefore e Eumenidi,  scavando profondamente nel lontano mondo di Eschilo. Ne risulta uno spettacolo avvincente che  smorza nella percezione dello spettatore   la durata dello spettacolo di circa tre ore e la distanza temporale dal più antico dei tragediografi. Livermore infatti presenta il sanguinoso mito degli Atridi come conflitto perenne, mai risolto nella storia, tra la norma e la trasgressione, tra vendetta e tribunale dell’Areopago e rintraccia un’attualizzazione in quella produzione cinematografica degli anni ’40 così ricca di fermenti  in cui i divi, i nuovi eroi,o si adeguano alla norma condivisa oppure soccombono, come Clitennestra ed Egisto e in parte lo stesso Oreste. Con coerenza Livermore chiude lo spettacolo facendo cantare agli attori Heroes di David Bowie :

 

Io, io sarò re
E tu, tu sarai la regina
Anche se niente li porterà via
Li possiamo battere, solo per un giorno
Possiamo essere Eroi, solo per un giorno…

 

Secondo Livermore  oggi è questo l’unico modo di essere degli eroi, la cui origine è comunque lontana, si perde nel  passato assoluto di Eschilo. E noi moderni abbiamo bisogno ancora di quegli eroi, anche se rivisitati, perché  la cultura greca resta il punto iniziale della nostra. Coefore e Eumenidi presuppongono Agamennone la prima tragedia  dell’Orestiade. Agamennone torna vincitore da Troia con Cassandra, divenuta sua amante. Viene ucciso a tradimento dalla moglie Clitennestra e dal suo amante Egisto,  che nella sua assenza hanno esercitato il potere regale mossi ,oltre che dal desiderio del potere,  da antichi odi e rancori . Egisto, figlio di Tieste , è spinto all’omicidio anche  dall’atroce azione compiuta da Atreo,  padre di Agamennone, nei confronti di suo  padre a cui dette in pasto i figli. Clitennestra non dimentica il sacrificio della figlia  Ifigenia, perché  Agamennone  insieme  a tutti i Greci avesse propizia navigazione verso Troia. Questo sanguinoso groviglio di passioni spinge l’esitante Oreste alla vendetta e al matricidio. Lo richiede la sorella Elettra insieme  al coro delle sue ancelle, custodi della potenza di Agamennone,  ma soprattutto Apollo. Dopo il delitto  le Erinni non tardano a manifestarsi a  Oreste e a tormentare a fare vacillare la sua mente, finchè non  trova  rifugio presso il tempio di Apollo a Delfi e poi per consiglio del dio va ad Atene dove si prostra davanti alla statua della dea. Le Erinni giudicate dall’Areopago, istituito per l’occasione da Atena, difendono il principio del matriarcato, mentre Apollo difensore di Oreste afferma la supremazia del patriarcato. I voti dei dodici giudici sono pari, ma il voto di Atena sancisce l’assoluzione di Oreste e la trasformazione delle Erinni in Eumenidi, divinità benigne. Eschilo indaga le ragioni sociali e storiche del vivere umano nel rapporto  col disegno superiore ordito dagli dei attraverso un fatto remoto rivissuto nella riflessione sul presente storico di Atene, sede di trasformazioni politiche e sociali. L’Aeropago è simbolo dell’autorità statale, garante dell’ordine e della legalità, condizione dell’esistenza stessa della comunità. Ma la salvazione sancita dalla divinità pone la questione che la giustizia degli uomini non è in grado di sciogliere l’ultimo dubbio.  Per questo, secondo Eschilo, la giustizia umana deve uniformarsi a  una norma suprema, sancita dagli dei olimpici. Per noi, che abbiamo smarrito il senso del divino e per conseguenza il senso del sacro,  il messaggio dell’Orestiade vuole opporre al crimine una giustizia umana che affonda le proprie origini nella legge positiva. Il crimine non è stato sconfitto, ma abbiamo gli strumenti per arginarlo. Sulla sfera luminosa, collocata sulla scena, appaiono tante immagini che evocano le azioni criminali del nostro tempo, come denunzia e monito, ribadito dalle sagome di legno  che rappresentano i giudici dell’Areopago . Lo spettacolo risulta omogeneo in tutte le sue parti, scene, costumi, musiche, luci, interpretazione degli artisti. Di spicco tra gli altri Laura Marinoni  nel ruolo di Clitennestra.

 

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