PER UNA SCUOLA APERTA

Irina Tuzzolino

L’anno scolastico  è da poco iniziato in presenza, con alunni e docenti  nelle classi. Nello stesso tempo piovono  molte critiche sulla Dad (Didattica a distanza)  dell’anno precedente, talvolta giuste, talvolta pretestuose. Comunque sia andata, l’esperienza non può essere archiviata,  anzi  sarebbe utile  considerarla una risorsa  da integrare nella didattica in classe per contribuire a rinnovarla e realizzare  un’efficace valorizzazione e coinvolgimento degli studenti. Potrebbe  essere anche un freno  all’abbandono scolastico. Tra i più  significativi  punti negativi della Dad  è segnalato quello di utilizzare on line lo stesso metodo  didattico attuato in presenza.  Questo sommato alla difficoltà di usare le piattaforme e alla diffusione irregolare di strumenti tecnologici tra gli alunni  ha completato  anche agli occhi di un non esperto  un puzzle poco incoraggiante. Lo dimostrano infatti i sondaggi fatti tra gli studenti di cui solo  il 12 %  ha  imparato ad utilizzare i nuovi strumenti, mentre il  72%  apprezza la Dad  per la sua  comodità e il 59% per  il vantaggio offerto di potere dormire di più. Tutto questo dimostra che è insostituibile la funzione dell’insegnante “attivo” che concepisce il sapere come luogo di “umanizzazione della vita”. Per mettere a frutto l’esperienza della Dad  si può provare a dare spazio anche nella classe al linguaggio digitale che appare non ostante tutto così vicino ai più giovani, ma anche complesso e talvolta difficile per gli adulti. Forse questa via permetterebbe di frequentare  la scuola anche al di là dell’orario scolastico, come luogo in cui si impara prima di tutto a vivere. Ovviamente questo richiede che gli alunni  abbiano una pari dotazione  di strumenti digitali adeguati.

 

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