TORRE DI FEDERICO

(Francesco Paolo Rivera *)

A Enna, la città più alta della Sicilia (sfiora i mille metri sul livello del mare), che durante i secoli, assunse svariate denominazioni (1) esiste una torre ottagonale denominata “Torre di Federico” o “Torre di Federico II° di Svevia” (soprattutto per la vaga somiglianza con altre torri o castelli fatti costruire dall’Imperatore) o “Castello Vecchio”. Tale edificio, collocato al centro della Sicilia e del mediterraneo e soprattutto al centro del mondo conosciuto anticamente, è un’opera definita universalmente “quasi perfetta” la cui costruzione costituisce, da sempre, una incognita per gli studiosi. Non è un edificio medioevale e non è stato costruito dall’arch. Riccardo da Lentini durante l’impero di Federico II° di Svevia (come sostenuto dal prof. Giuseppe Agnello (2) nel libro l’Architettura sveva in Sicilia). Sorge su una base ottagonale, ogni lato è di circa sette metri e l’altezza totale è di circa ventisette metri, solo due facciate sono prive di aperture, mentre le altre sei sono munite di finestre e di feritoie. L’edificio è composto da un pianterreno e due piani soprastanti e l’ultimo piano è privo di soffitto e, ancora oggi non se ne conosce l’uso per il quale venne costruito. Sicuramente non fu costruito in epoca medioevale e neppure  (come è stato ipotizzato da qualche studioso) per usi militari (la struttura lascia esposti troppi angoli) e, sicuramente non quale residenza estiva dell’imperatore, infatti sembrerebbe che l’imperatore si sia recato a Enna soltanto nell’agosto del 1233, (da dove scrisse al Papa Gregorio IX°), alloggiando, all’epoca della visita, nel Castello di Lombardia (3), (all’epoca il maggior simbolo architettonico della città), e soprattutto è impensabile che l’imperatore abbia alloggiato nella Torre in due vani di pochi metri quadrati senza finestra al pianterreno. Certamente dalla Torre si possono ammirare (nelle giornate chiare) i tre mari che circondano la Sicilia (il Tirreno, lo Ionio e il Mediterraneo), l’Etna e l’intera isola in tutto il suo splendore, ma – ancora oggi – non si conosce, con assoluta certezza, lo scopo di tale splendida costruzione. Nei registri del catasto provvisorio del Comune di Castrogiovanni (antico nome di Enna), conservati all’Archivio di Stato,  all’articolo 296 dell’anno 1845, la Torre era denominata “Torre di Alcontres” (dal nome dell’ultimo proprietario Pietro La Rocca, marchese di Roccalumera e principe d’Alcontres, il cui stemma nobiliare datato 1758 si trova inciso vicino alla finestra della parete nord del piano di calpestio). Un’altra ipotesi sarebbe quella che la costruzione risalga ad epoca più antica di quella di Federico II°, secondo alcuni studiosi (4) degli anni cinquanta dello scorso secolo, la costruzione della Torre risalirebbe all’XI° secolo a. C.  ad opera dei Siculi (5) con funzioni di osservatorio astronomico-geodetico, sarebbe, cioè, servita all’osservazione e allo studio della volta celeste, nonché alla misurazione delle coordinate della Sicilia. Per far ciò, i Siculi ricorsero all’aiuto di un àugure etrusco (6) denominato “Papa Ardura” il quale, delimitò la volta celeste al di sopra della città per tracciare le coordinate principali della regione, in seguito alle quali gli studiosi antichi avrebbero tracciato il sistema viario della Sicilia. Sulla facciata principale della Torre si vedono sedici finestrelle che riproducono lo schema della “delimitatio templum coelesti” della Sicilia, formata dal decumano (otto finestrelle in verticale) e due cardini (otto finestrelle parallele in orizzontale) il cui punto di incontro (secondo il volere degli Dei) è definito il centro del Mediterraneo e del mondo. Anche la geometria basata sul numero otto venne presa in considerazione dagli studiosi, infatti tale numero aveva un ben preciso significato simbolico e spirituale. Per il cristianesimo medioevale dallo spirito ascetico, il numero 8 simboleggiava la Redenzione e la Resurrezione, la vita eterna dopo il ritorno del Salvatore; le città della Mesopotamia e dell’Egitto suddividevano l’orizzonte terrestre in otto parti; per i Sumeri il segno più antico per indicare il cielo era un asterisco con otto raggi. Altri simboli di particolare importanza sono gli antichi graffiti sulle pareti all’interno del fabbricato. A circa metri 2,30 dal piano di calpestio sulla parete nord è incisa l’aquila imperiale, come raffigurata sulla moneta siciliana aurea di due tarì, preceduta dall’iscrizione “De nobile” forse a convalida del simbolo reale. Poco sotto è riportato uno stemma nobiliare datato 1758 forse della casata dei d’Alcontres. Altro simbolo è   costituito da una croce orbicolare (disposta circolarmente come i muscoli intorno all’occhio e alla bocca) incisa nella parete nord del primo piano, sicuramente con l’ausilio del compasso, denominata “croce cosmica” riconducibile ai “Cavalieri Templari” (7), che si ispiravano all’unione dei contrari: la creazione di una religione unica che mettesse fine alle guerre, convinti che Dio fosse “Uno” sia per i cristiani che per i musulmani e che ricercavano il punto di unione tra le due religioni che mettese fine ai conflitti. Altro riferimento ai Templari è stato rilevato (dal Massocco) dalla disposizione delle feritoie della Torre raffiguranti una doppia croce, detta anche “Croce di Lorena”. Ciò simboleggerebbe il tracciato viario della Sicilia antica con Enna (l’Umbelicus) al centro. L’ubicazione della Torre quale punto di unione degli angoli opposti dell’isola corrisponde ai canoni Templari e al motto a essi attribuito “il miglior  modo per nascondere qualcosa è metterla sotto gli occhi di tutti”. Insomma la presenza di un allineamento solstiziale che forma l’antica rete stradale con al centro la città di Enna, non soddisfacevano in un tempo in cui non esistevano né satelliti né mappe, … oggi, forse, scoperto dagli studiosi. A comprova di quanto ipotizzato da alcuni studiosi che la Torre ottagonale di Enna fosse (forse l’unico) osservatorio astronomico geodetico nell’area del Mediterraneo, vi è l’altra ipotesi secondo la quale la Torre sia stata progettata con la previsione di uno spazio al pianterreno riservato alla topografia attinente alla misurazione, divisione e rappresentazione dei terreni. Al primo piano le due grandi finestre, rispettivamente la prima che guarda a nord-est sull’allineamento del solstizio di estate e la seconda che guarda verso sud-sud-ovest sull’allineamento del solstizio d’inverno. Il secondo piano (oggi non conservato) era presumibilmente riservato all’osservazione dei corpi celesti. In cima, l’apertura formata da sette cerchi concentrici faceva supporre che avesse lo scopo di catturare i raggi del sole allo zenith dell’equatore durante le fasi dell’equinozio. Al di sotto del pavimento al pianterreno si identifica una cisterna, nella parete ovest è inserita una scala a chiocciola per accedere al piano superiore, composta di 98 scalini, che è stata ricostruita in tempi moderni, in quanto nel XVIII° secolo l’originaria scala pare sia stata demolita per disposizione dell’autorità ecclesiastica in quanto veniva destinata a furtivi incontri amorosi. Negli anni settanta dello scorso secolo, gli studiosi hanno rinvenuto, durante uno scavo all’interno della costruzione l’antichissima colonna marmorea metrica campione, unica al mondo per la sua importanza storica e scientifica, realizzata dai Siculi, meglio conosciuta come “canna sicula”, con lo scopo (forse) di determinare la costruzione della Torre ennese. La colonna marmorea, contenente la scanalatura della canna sicula da otto palmi (metri 2,10), con i relativi sottomultipli incisi nei trapezi concentrici, (secondo Angelo Severino), potrebbe rappresentare l’ultimo tassello mancante per completare la storia dell’Umbilicus Siciliae dell’osservatorio astronomico e geodetico, il che dimostrerebbe che la costruzione della Torre sia stata effettuata dai Siculi-Etruschi che arrivarono in Sicilia circa tremila anni fa. E, per finire, un’altra ipotesi d’uso della Torre da parte dei Cavalieri Templari risulta da un antico manoscritto custodito nell’archivio della Chiesa della Donna Nuova di Enna (8), costruita dagli stessi monaci guerrieri, a meno di un kilometro di distanza, adibita originariamente a lazzaretto, nelle vicinanze di un cimitero risalente alla dominazione araba. Inoltre, sempre in provincia di Enna, in Aidone edificarono nel 1229 la Chiesa di San Giovanni e una magione (un insediamento) a Piazza Armerina. Infine, entro il museo archeologico di Enna sono conservati fondi di piatti da mensa in proto maiolica (9), con disegni cuneiformi riconducibili alla simbologia dei Templari.

*Lions Club Milano Galleria Distretto 108 Ib-4

Note:

1-“Henna”. “Castrum Hennae”, “Catrum Iohannis”, “Castrogiovanni” e infine (nel 1927) quella attuale, e svariati appellativi “Civitas libera atque immunis“, “Umbilicus Siciliae et Trinakie” e, durante il periodo fascista anche “Ombelico dell’Impero”;

2- 1888 – 1976 – insegnante di materie letterarie, di ideologia socialista sotto il regime fascista, rischiò, per la sua fede politica. un paio di attentati e fu confinato a Cento. Andò in carcere a Firenze, sempre per le sue idee politiche, e dopo la caduta del fascismo divenne Provveditore agli Studi di Siracusa e docente di archeologia cristiana;

3-una delle più grandi fortezze esistenti in Italia, (fu chiamata Castello di Lombardia per la presenza in essa della Guardia lombarda) costruita nella parte più alta della Città, che determinò per la sua inespugnabilità (i Romani riuscirono a penetrarvi attraverso le fognature) l’appellativo di “urbs inexpugnabilis” per la città;4-Si tratta del colonnello del genio militare ing. Umberto Massocco (1961) e di Angelo Severino (1957). Il Col. Massocco al fine dimostrare che si trattasse di una stazione di osservazione astronomico-geodetica alle 5,42 del 24 giugno 1979 sperimentò l’effetto del solstizio d’estate all’interno della Torre: osservò un sottile raggio di sole, avvolto dal pulviscolo molecolare, entrando dalla grande finestra al primo piano irradiare la sala, spostandosi lentamente verso il centro;

4-I Siculi (Sikeloi, dal nome del Re Sikelos) furono tra i più antichi abitatori della Sicilia, originari della Liguria, presumibilmente scacciati dagli Umbri e dai Pelasgi, che occuparono le aree della Sicilia orientale, abbandonate dai Sicani a seguito di una eruzione dell’Etna, in epoca anteriore alla guerra di Troia. I Siculi erano molto più evoluti dei greci e pare che avessero molte cose in comune con la cultura degli Etruschi (arte, astronomia, geodesia, religione, scienza);

5-L’Àugure era una specie di sacerdote che interpretava la volontà degli dèi (quale fosse la cosa migliore da fare) attraverso il volo degli uccelli o il beccare dei polli. Portavano in mano un bastone ricurvo in cima (la cui forma ispirò la forma del bastone pastorale dei vescovi) in uso dagli etruschi, dai latini e dai Sabini, (le tre antiche tribù create da Romolo), che serviva a delimitare lo spazio sacro entro cui osservare il volo degli uccelli;

6-I Cavalieri Templari (l’esatta denominazione era “Poveri compagni di battaglia di Cristo e del Tempio di Salomone”), uno tra i più antichi ordini cavallereschi, avevano quale scopo quello di offrire assistenza e protezione ai pellegrini che andavano in terra santa. Essi rinunciarono a cacciare i musulmani dai territori sacri ad entrambi le religioni monoteiste, perché convinti che, essendo Dio uno solo dovevano armonizzarsi tramite l’unione degli opposti. Essi giustificarono l’uso delle armi con la teoria del “malicidio” (l’uccisione in guerra quando non esistevano alternative, elaborata da San Bernardo di Chiaravalle) fino a quando non vennero eliminati per ordine del Re interessato ad appropriarsi del loro ingente patrimonio. La pianta ottagonale della Torre ricorda la planimetria ottagona della Moschea di Omar ubicata nel luogo ove sorgeva il Tempio di Salomone ed ove i Templari ebbero la loro originaria sede (ribattezzandola “Templum domini”, ove la tradizione vuole che sia stata conservata l’”Arca dell’Alleanza” che accomunava giudaismo e cristianesimo);

7-È forse la più antica chiesa della Città. La costruzione fu iniziata presumibilmente intorno al XII° secolo, come dimora dei Templari ed ultimata intono al 1660. Su un colle che scende verso est (verso il piano della Balata) ben visibile dal centro urbano ma distanziata da esso tanto da essere adibita a lazzaretto durante le epidemie;

8-Fu oggetto di amplianti e fu arricchita da molte opere d’arte di artisti come Giuseppe Salerno (lo Zoppo di Gangi), Giovan Battista Livolsi, Giuseppe Sberna ma delle loro opere è rimasto ben poco. Durante l’ultimo conflitto subì ingenti danni;

9-Ceramica rivestita da una coperta vetrificata a base di stannifera (smalto vetroso opacizzato).

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