LA SICILIA TRA METAFORA E SOGNO

Il Centenario di PPP

Carmelo Fucarino *

Potrei cominciare con la solenne epigrafe di Pier Paolo Pasolini, per tutti PPP, «Avevo sempre pensato e detto che la città dove preferisco vivere è Roma, seguita da Ferrara e Livorno. Ma non avevo visto ancora, e conosciuto bene, Reggio, Catania, Siracusa. Non c’è dubbio, non c’è il minimo dubbio che vorrei vivere qui: vivere e morirci, non di pace, come con Lawrence a Ravello, ma di gioia». Tutto era stato bramato dallo scrittore “corsaro”: «Ma il viaggio mi spinge nel Sud, sempre più a Sud: come un’ossessione deliziosa». Tra «scorci e sfilate di strade di un barocco che pare di carne, delle cattedrali d’una ricchezza inaudita e quasi indigesta, queste città non sono belle: sembrano sempre appena ricostruite da un terremoto, da un maremoto, tutto è provvisorio, cadente, miserabile, incompleto. E allora non so dire in cosa consista l’incanto: dovrei viverci degli anni. Comunque è chiaro che quello che si vocifera sul Sud, qui c’è. Ed è anche molto pericoloso… posso però affermare che il viaggio da Messina a Siracusa può fare impazzire. Lo dico così, da turista. Approfondendo, conoscendo meglio, non solo con gli occhi, con le narici, le ragioni di un così improvviso amore devono risultare ben vere e ben profonde». La Sicilia dei profumi di zagare e limoni e lo stupore del papiro con quel gesto del ragazzo che passa per caso, «faccia antica, veramente, non so bene se fenicia, alessandrina, o da scriba romano-meridionale, e quelle schiene con le spalle sporgenti come si vedono dipinte solo nei vasi». Egli, senza nulla dire corre giù per la riva verdissima dell’Anapo, e «strappa tre lunghe canne di papiro, con la loro frangia verde e sottile sulla cima. Le dà a Adriana, che tutta felice le afferra, se le stringe in mano. Davvero le donano» (La lunga strada di sabbia, Contrasto editore, foto di Philippe Séclier). Ce lo vediamo con la sua 1100, tra il giugno e l’agosto 1959, «Piombati da Roma a Catania, da Catania a Scicli, attraverso cento e più chilometri di Sicilia verde, deserta, araba, greca, gesuitica, coperta di fiori e di pietre, con mucchi di città incolori, raggrumate, senza periferia, come le città dei quadri, sui fronti delle colline, nelle vallate». E poi, «Passo Notopasso Avola, giungo a Pachino, ch’è una cittadina piena di vita, di gente stupenda: ma non mi fermo, vado ancora più a Sud, arrivo a Capo Passero: una lingua di terra gialla con un faro bianco: e una selva di fichi d’India intorno, oltre le file di muriccioli sgretolati [oggi patrimonio dell’Umanità]. E non mi fermo ancora: vado più giù, a Porto Palo, ch’è un paesetto miserando, acquattato dietro quella lingua di terra, con delle file di casucce rosse, e l’acqua degli scoli che passa in canaletti perpendicolari alle strade: la gente è tutta fuori, ed è la più bella gente d’Italia, razza purissima, elegante, forte e dolce». E la Siracusa sotto la luna, «tutta vuota, miracolosamente nuda, nuova», i vicoli di Ortigia e davanti alla fonte Aretusa il mare «ceruleo e dolce come una laguna». E il bagno all’Arenella con Adriana. E le latomie e il teatro greco che non dimenticherà. E cosa avrebbe detto se avesse visitato Palermo con le sue viuzze, Palazzo dei Normanni e la Cappella Palatina, la Cattedrale di Palermo e la meraviglia di Monreale? E Cefalù e le montagne tra Madonie e Sicani? Aveva appena pubblicato il secondo romanzo Una vita violenta, dopo quel Ragazzi di vita del 1955, con il seguito dello scandalo per il processo di oltraggio al pudore. Quello slancio del turista che cerca l’uomo, partita dall’esperienza di coppia con l’attenta compagna, Adriana Asti, esplode in quegli sconvolgenti Comizi di amore che alla mia età e in quegli anni miei verdi del 1963 mi sconvolsero. Si trattava di un docufilm prodotto da Alfredo Bini e uscito nel 1965, alla ricerca dei luoghi e dei volti per Il Vangelo secondo Matteo. Li registrai, ma non so dove è l’antica cassetta e se è ancora viva e visibile nel vecchio registratore. Dal taccuino autografo e manoscritto, uscito a puntate su commissione della rivista Successo, a luglio assieme al servizio a Mattei, all’immagine, quel fascinoso bianco e nero, con squarci di bianco e sfocature. Allora conobbi un viaggio estraniante con quei colloqui e quei volti arcaici, quelli che conoscevo e non avevo notato nella mia campagna dei sogni. Ora non era più la scoperta dell’estate italiana per turisti, ma un vero e proprio reportage particolare sull’amore e sul sesso, nell’evoluzione delle generazioni e delle classi sociali, tra dialetti che dal milanese al siciliano e al sardo declinavano in variazioni anche fonetiche l’amore. Voleva essere l’analisi della metamorfosi della morale in Italia e perciò in mano il microfono, le domande più scabrose: la prima volta, le prostitute, gli invertiti, il divorzio. E spicca l’ancestrale rigidità morale e la vergogna del sesso nei meridionali, il sesso e l’onore. Così lo speaker: «Qui, nel profondo sud, non c’è nessuno che non abbia le idee chiare sul sesso. Il nord è moderno, ma le idee sul sesso sono confuse, sono dei rottami di un’ideologia vecchia, che non è più in grado di capire e di giudicare l’intera realtà; il sud è vecchio ma è intatto: guai alle svergognate, guai ai cornuti, guai a chi non sa ammazzare per onore. Sono leggi di gente povera, ma reale». La Sicilia mafiosa si presenta in un contatto difficile con le donne, alle quali fanno quadrato la schiera di uomini, parenti, persone di cornice, la coda, si dice, come la Sandrelli in Sedotta e abbandonata, nell’impossibilità e la libertà di compiere in solitaria ogni gesto, il semplice uscire di casa. Su tutto l’integrità morale, che vuol dire verginità o la capacità di stare nel proprio posto, che per Pasolini è la basilare povertà, per la quale il corpo della donna è incorruttibile, in quanto unica ricchezza materiale, nella proporzione povertà: donna = moralità: ricchezza. Impera su tutto la norma, per cui tutto ciò che le è contrario è respinto. Nella scena conclusiva di un matrimonio, come interrogativo: «Al vostro amore si aggiunga la coscienza dell’amore». È per Pasolini un profondo Sud “vecchio ma intatto”, in cui le idee sul sesso appaiono chiare di contro ad un Nord più moderno ma con idee confuse sul sesso. E si evidenzia lo scollamento tra ardore sessuale maschile e prigionia delle donne alle quali tutto è vietato. «Sono venuto in Sicilia per raccogliere del materiale sulla vita sessuale condizionata dalla miseria e il fatto più clamoroso di questo è che le donne sono inavvicinabili». È la constatazione della “scomparsa delle lucciole”, vero genocidio e mutazione antropologica. Perciò la campagna avverso il Palazzo tra sacco edilizio e inquinamento industriale, la fine della semplicità della società rurale e dei valori al soldo del neocapitalismo. In Sicilia Pasolini gira oltre a Comizi d’amore, scene del Vangelo secondo Matteo (1964), per il quale aveva fatto quella indagine, ma anche di Teorema (1968), di Porcile (1969), dei Racconti di Canterbury (1970). E soprattutto quella storica messa in scena al teatro antico di Siracusa dell’Orestea (1959), regia di Vittorio Gassman, sfida eretica, e Luciano Lucignani: «nel 1960 il Teatro Greco di Siracusa verrà ‘profanato’ dall’Orestiade di Pasolini […] con grande scandalo dei critici e sollevazione di popolo, classicisti in testa», tra l’avversione del committente, e la terribile recensione di Enzo Degani (www.visionideltragico.it › blog › studiosiEnzo Degani e la traduzione dell’ ‘Orestea’ di Pier Paolo… e il docu-essay Gassman, Pasolini e i filologi). Nel 1970 girerà in Africa il docu-film Appunti per un’Orestiade africana, un omaggio a quella civiltà arcaica, certo folkloristica, ma da mantenere, se si vuol conservare l’essenza interiore umana. Ma di storico e di strabiliante per la storia della cultura dell’isola resta l’invito di Giancarlo Pajetta del PCI e del sindaco di Scicli nel maggio del ’59 con Renato Guttuso e la moglie Mimise, con Carlo Levi, Antonello Trombadori, Paolo Alatri e Maria Antonietta Macciocchi concluso con la visione della surreale condizione degli ”aggrottati” di Chiafura, il lato occidentale della collina di S. Matteo, ove centinaia di famiglie vivevano a livello di trogloditi. Partecipa al Premio Letterario “Brancati – Zafferana”. Sulla complessa e alternante amicizia con Leonardo Sciascia, in equilibrio tra stima e incomprensione, e sul suo rapporto con New York e la sua affabulazione con la città https://www.lavocedinewyork.com/arts/2022/03/04/pier-paolo-pasolini-saggista-inesauribile-regista-geniale-poeta-di-unepoca/

 

 

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