ARBERESHE DI SICILIA

(Francesco Paolo Rivera *)

È  la traduzione, in lingua italiana, dei “siculi albanesi o dei siculi greco-albanesi di Sicilia”.  Nel XV° secolo dopo la morte dell’eroe nazionale albanese, Giorgio Castriota principe di Scanderberg (1), l’impero ottomano occupò tutto il territorio albanese, e costrinse le popolazioni ad emigrare e molti, moltissimi si trasferirono in Italia meridionale e in Sicilia. Tali nuclei di popolazione albanese restarono tra di loro compatti sia per la lingua, che per i costumi, per le tradizioni e particolarmente per la religione. Essi costituirono la Chiesa cattolica italo-albanese di tradizione bizantina, composta da tre circoscrizioni ecclesiastiche, due eparchie (diocesi), quella di Lungro (CS) con trenta parrocchie (nelle provincie di Cosenza, di Potenza, di Pescara, di Lecce e di Bari) e quella di Piana degli Albanesi (in provincia di Palermo), e una abbazia territoriale a Grottaferrata (Roma). Le comunità albanesi di cui sopra, anche se assimilate alla chiesa cattolica, da oltre cinque secoli conservano i riti e le celebrazioni liturgiche di origine e la celebrazione dei riti greco bizantini, sia per le manifestazioni folcloristiche, che per i canti e le liturgie che si svolgono, ancor oggi, durante la Settimana Santa e che rievocano i fatti svoltisi dall’ingresso di Gesù a Gerusalemme e fino alla sua resurrezione. La Settimana Santa della Eparchia (2) denominata in albanese “Java e Madhe dhe e Sheite” (la Grande e Santa Settimana) viene definita la ricorrenza principale della comunità albanese dalla quale dipendono tutte le altre feste che per la complessità dei riti, la suntuosità dei paramenti sacri e la raffinatezza degli abiti femminili costituisce la principale ricorrenza religiosa e culturale della comunità albanese in Sicilia, e rappresenta, secondo la definizione di qualche cronista, la “Festa delle Feste, i cui riti della Passione, della Morte e della Resurrezione di Cristo vengono vissuti secondo la simbologia orientale.” Le funzioni principali si svolgono nella Cattedrale di San Demetrio Megalomartire (Klisha e Shen Mitrit) ed hanno inizio il venerdì precedente la Settimana Santa con la celebrazione della resurrezione di Lazzaro. Proseguono con la suggestiva celebrazione della Domenica delle Palme (E diellija e Rromolidinett), quando l’Eparca (3), avvolto nel manto (mandias), (che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme), in groppa a un asino, con in mano un crocefisso e una piccola  palma, si reca a benedire i ramoscelli d’ulivo e le palme. Il successivo giovedì si celebra la lavanda dei piedi, durante la quale l’Eparca lava i piedi ai papades, seguita il venerdì successivo dalla processione dei fedeli che attraversano il Paese, preceduta da una immagine di Gesù Cristo e dal Crocefisso posto in un’urna piena di fiori, al canto nella antica lingua greco albanese, della passione di Cristo. Tutti gli arredi delle chiese e gli altri paramenti sacri, e gli abiti dei fedeli sono rigorosamente funerei. Il sabato santo si celebra la resurrezione di Cristo ed essendo il giorno della speranza e della invocazione, si celebrano i battesimi (pagezimet) per immersione (4), si tolgono tutti gli arredi funebri dalle chiese, si suonano a festa le campane e si intona il “Christos Anesti” (Cristo è risorto) seguito da altri canti sacri dell’innografo (5) Giovanni Damasceno (dottore della Chiesa cattolica vissuto tra il 650 e il 750 d. C.), e le celebrazioni liturgiche ed i festeggiamenti si protraggono per tutta la notte tra il sabato e la domenica di Pasqua. Il pontificale si conclude con uno splendido corteo di donne che indossano costumi tradizionali, abiti, unici nel suo genere, tramandati da una generazione all’altra, ricamati con filigrana d’oro e di argento, che raggiungono la Cattedrale. Al termine del corteo, vengono liberate colombe bianche, si lanciano ciuffi di rosmarino, e si regalano uova dipinte di rosso (6) (“vete te kuqe” in albanese e “Kokina afga” in greco) che vengono mangiate dopo il mezzogiorno. In queste brevi note sono state riassunte tutte le manifestazioni ecclesiali e folkloristiche che da oltre 500 anni vengono realizzate puntualmente, ogni anno, nell’ambito delle comunità albanesi, spontaneamente e senza regìa. Tale sintesi può sicuramente servire soltanto per incuriosire il lettore, ma non può certamente mostrare la notevole partecipazione del pubblico alle varie celebrazioni, non potrà sicuramente fare ascoltare i cori dei partecipanti, i riti – ricchi di simbolismi – che da sempre si svolgono nelle chiese, nelle piazze e nelle strade del paese, non può consentire l’ascolto delle invocazioni, delle preghiere che si ripetono da così lungo tempo, non potrà consentire di ammirare gli addobbi delle chiese, delle vie, delle case e dei partecipanti, Qui da oltre 500 anni si conservano gelosamente i simbolismi e le peculiarità etniche, linguistiche, culturali e religiose di origine; qui gli abitanti continuano a coltivare gli usi, i costumi e la lingua dei loro antenati. Occorre che il turista visiti i paesi sedi della comunità greco albanesi, … che ascolti … che veda … si troverà anche lui – anche se per pochi momenti – preso  dalla vita, dagli usi e dai costumi di 500 anni fa … e ne rimarrà sicuramente estasiato. E, anche se la chiesa cattolica greco albanese comprende le comunità di Contessa Entellina, Santa Cristina Gela, Mezzojuso e Palazzo Adriano, si ritiene che la comunità di Piana degli Albanesi sia quella rimasta più legata alle antiche tradizioni.

 

*) L.C. Milano Galleria-distretto 108Ib-4

Note:

1)Eroe nazionale albanese denominato in italiano anche Giorgio Castriotto o Scannabecchi, condottiero, stratega e abile diplomatico che per due decenni si oppose all’invasione ottomana del territorio. Portava sull’elmo l’effige di una capra, a ricordo di una delle sconfitte che inflisse all’esercito turco numericamente molto più numeroso del suo contro il quale aveva mandato, di notte, un gregge di capre che portavano legate sulle corna dei fuochi accesi. Al di là delle legende fu un condottiero che malgrado sia vissuto oltre 500 anni fa è ricordato ancora con statue, lapidi e scritti di molti autori sia in Albania che in altri paesi europei;

2)È la sede della Chiesa bizantina cattolica soggetta al Vaticano;

  3)L’eparca è l’amministratore apostolico (vescovo) e il papas (al plurale “papades”) è il sacerdote (che veste lo stesso abito talare del sacerdote cattolico. Si differenzia il copricapo che ha la forma di tubino con una leggera falda in cima. Il papas può sposarsi una sola volta;

4)Si versava tre volte l’acqua benedetta sul battezzando (nel nome del Padre, del Figlio e della Spirito Santo) e quindi lo si immergeva nella fonte battesimale);

5)Compositore di inni religiosi;

6) Il colore rosso delle uova oltre ad essere il simbolo della nascita e della rinascita rappresenta anche il colore del sangue versato da Cristo sulla Croce.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy