STANNO CANCELLANDO LA LUNA

Allora in nome del futurismo

nella presunta e bramata

rivoluzione della parola e dell’arte,

che risuonava di suoni

eterni come il tempo umano

si lanciò il grido:

“Cancelliamo la luna”.

 

Sì, quella degli innamorati

che tutti conosciamo da tempi infiniti

e che dentro ci appare

in quell’interrogativo

angosciante e puerile:

“Che fai tu luna in ciel? dimmi che fai,

silenziosa luna?”.

 

Così la invocò nel suo inno il rapsodo eterno:

“Salve, signora, dea dalle bianche braccia,
chiara Selene, ricciuta e benigna
cominciando da te, canterò
le gesta dei semidei”.

O il nostalgico Meleagro:

«Astri, e tu Luna che dolce risplendi
agli amanti».

 

Su, cinesi e americani,

non illudetevi della primizia,

nulla vi trovò e vi vide

con la sua astronave volante

Luciano di Samosata

quello dei dialoghi

di dei e cortigiane,

ma anche di morti,

“Vedo solo ossa, crani scarnificati,

più o meno simili fra loro”,

quel Socrate piagnucolante come un lattante,

Luciano eccelso della Storia vera,

primo romanzo di fantascienza.

Eppure fu, è lei a guidare tanti baci

di amanti per secoli e secoli ancora.

Perciò un curioso gruppo di poeti

«sentirono a un tratto la Luna carnale,

la Luna dalle belle cosce calde,

abbandonarsi languidamente

sulle nostre schiene affrante.

E il grido nella solitudine aerea degli altipiani:

— Uccidiamo il chiaro di Luna!».

Ma nulla successe da quel 1911

e dopo Marinetti risuonò ancora

nell’etere e nei cuori il suo nome,

invocato e bramato

da amanti giovani e vecchi

dea Selene e madre Luna.

 

E ora in gara un popolo

che dice di averla visitata,

l’altro in contesa di glorie e poteri,

stanno, – vogliono veramente –

Cancellando la luna,

un nuovo far west di carri

e missili e abbaglianti grattacieli.

Dopo quell’effimera passeggiata

di quel rivoluzionario 1969,

ambigua come la sua rivoluzione culturale.

 

Carmelo Fucarino

 

 

Carmelo Fucarino propone un’intensa poetica rievocazione del fascino lunare attraverso l’immaginario di poeti e scrittori di tutti i tempi. La passeggiata  sulla luna  del 1969 ha forse infranto il sogno, il mistero, ridimensionandola a  satellite della terra? È  andata  ben oltre  il proclama futurista : Uccidiamo il chiaro di luna ? Si chiede il poeta. Come non ci sono riusciti i futuristi anche quella  passeggiata  non riuscirà a cancellare l’incanto della  luna. Ricordo in proposito la  briosa  poesia di Gianni Rodari “ Sulla luna” :

Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.

Gabriella Maggio

 

 

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