IL FASCINO DI UNA LEGGENDA

Daniela Crispo

Per i Palermitani la leggenda dei Beati Paoli ha sempre il suo fascino. Anche i visitatori della città  frequentano con rinnovato piacere i luoghi attribuiti alla setta dalla tradizione popolare, tra questi  la grotta dove si riuniva, a cui oggi si accede dal Vicolo degli Orfani  nel popolare mercato del Capo. L’interno del presunto covo si presenta come una stanza circolare attorniata da un sedile in pietra ricavato nella stessa roccia; in fondo alla stanza vi è un pozzo, mentre su una parete una nicchia fa pensare ad un ulteriore passaggio segreto. Notizia della setta  si trovano  nella prima metà del ‘700 negli Opuscoli Palermitani del marchese di Villabianca, che, raccogliendo  tradizioni orali, registra  che le sue origini risalgono  alla fine del sec.XII  come filiazione  dei Vendicosi, vendicatori. Di questa si trovano notizie in opere medievali come il  Chronicon Casinensis ed  il Cronicon Fossae Novae. Alla fine del ‘700 un viaggiatore danese Friederich  Münter nel suo Nachrichten  von  Neapel un Sizilien  parla di Beati Paoli ,non nascondendo i suoi dubbi  sulle storie ascoltate,  delle quali rileva la somiglianza col tribunale di S. Ferma che nel medioevo operava in Westfalia, i cui membri erano come i palermitani  inquisitori, giudici ed esecutori delle sentenze. Nella prima metà dell’Ottocento un ufficiale napoletano, Gabriele Quattromani scrive: “Negli anni che seguirono il secolo decimoquinto nasce una setta ignorata per molto tempo, la quale aveva per obietto punire quei colpevoli che le leggi o il favore lasciavano impuniti… …niuno dava il diritto ad una associazione di privati di giudicare, non ascoltar le difese, punire col ferro dell’assassino un uomo….. Era chiamata la setta dei Beati Paoli, era diffusa nella Sicilia, forse anche nella meriggia Italia, ma mi è stato detto che i principali reggitori della setta  fossero in Palermo, e mi han mostrato pure un sotterraneo di S. Giovanni della Guilla dove ungansi a giudicare. Devoti, rigidi nei costumi, frequenti nelle chiese, caritatevoli, avevano sacramento di punire uccidendo senza misericordia quelli che da essi venivan creduti colpevoli, fossero pure amici, parenti, consorti. A loro ricorreano gli oppressi, e gli oppressori sparian dal magistrato, il sacerdote scandaloso, e guai a colui contro di cui era pronunziata dai Beati Paoli sentenza capitale, quand’anche fosse per ventura avvisato, quando pure fuggisse la terra natale, il ferro dell’assassino giungevalo dappertutto. Io non so come questa terribile setta si estinguesse, e parmi non errare se la credo figlia di quella che in Germania chiamatasi Tribunale segreto Vesfalico o Santo Vehemé o Vehemé Gerichte”. L’origine del nome Beati Paoli rimane però misteriosa.

Il luogo in cui si riuniva la congrega dei Beati Paoli

Nel corso dell’Ottocento si continua a narrare la leggenda, molti  la credono verità storica, altri  ne fanno  un uso politico. Sarà Luigi Natoli, in arte William Galt , a dare organicità alle varie  narrazioni ed accrescere il mistero e il fascino dei Beati Paoli.

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