ROCCO SCOTELLARO UOMO DI LETTERE E DI IMPEGNO POLITICO

Gabriella Maggio

Sradicarmi ? La terra mi tiene/ e la tempesta se viene /mi trova pronto (da “La terra mi tiene”), questi versi di Rocco Scotellaro  sono l’emblema della sua vita e del suo destino. Esprimono il suo  radicamento a Tricarico, in provincia di Matera, dove è nato e di cui  diventa sindaco a 23 anni. Concreta è la dedizione ai contadini, al suo popolo, di cui conosce le necessità ed il bisogno  d’istruzione e al quale nei suoi due mandati riesce a dare un ospedale: Non gridatemi più dentro/ non soffiatemi in cuore/i vostri fiati caldi, contadini/Beviamoci insieme una tazza colma di vino!/Che all’ilare tempo della sera/ s’acquieti il nostro vento disperato. ( da Sempre nuova è l’alba). Il suo impegno democratico  non riscuote simpatie tra i maggiorenti del suo paese e neppure  dagli esponenti della  sinistra nazionale che lo giudicano inadeguato ad assimilare  tutti gli insegnamenti del marxismo. È solo quando viene arrestato ed imprigionato nel carcere di Matera con una falsa accusa di concussione, ordita dai suoi avversari. Il carcere lo segna profondamente nel corpo, ma non nell’animo. In prigione legge ai detenuti “ Cristo si è fermato a Eboli” dell’amico Carlo Levi, che nel 1961 lo ritrae in “Lucania ’61”, esposto in permanenza al Museo nazionale di Matera. Assolto con formula piena, per non avere commesso il fatto  Scotellaro abbandona la carica di sindaco ed il paese trasferendosi a Portici, chiamato da Manlio Rossi Doria, lì muore nel 1953. Le sue opere sono tutte pubblicate postume.  È fatto giorno, è il titolo  della raccolta poetica pubblicata nel ’54 da Mondadori  e insignita con il premio Viareggio. Nel titolo c’è l’annuncio di una nuova alba rappresentata dall’ingresso nella storia dei contadini meridionali.  Incompiute  restano le opere in prosa,  L’uva puttanella, un  romanzo tra  inchiesta  e autobiografia  che  mostra  intersezioni con Contadini del Sud, suggeritogli da Vito Laterza, a cui si dedica negli ultimi mesi di vita.  Secondo l’amico Rocco Mazzarone prima di Scotellaro e di Carlo Levi la Lucania non aveva coscienza di sé.

 

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